Panchinario (18-23)

Sono convinto che, se potessimo giungere alla fine dell’universo, al limite remoto del big bang, ai bordi del continuum spazio temporale, laggiù dove svanisce la luce di cinquecento miliardi di galassie, proprio là troveremmo – come ultima propaggine di materia e avamposto estremo della quotidianità – una panchina. Un luogo tranquillo, con vista panoramica sul nulla. Nel turbinio caotico del cosmo, che è sempre un’esperienza stressante, la panchina sarebbe un invito a fermarsi, a starsene buoni almeno per qualche minuto. Tanto, per seguire l’espansione dell’universo c’è sempre tempo.
Restando in luoghi meno esotici, ecco qualche nuova panchina che si aggiunge alla collezione. Prossimamente, arriveranno anche quelle che ho scovato nei miei recenti viaggi in Polonia e in Sudamerica.

18) STABIO, in via Ligornetto (San Pietro)
Coordinate: 2’716’794.7; 1’079’550.8
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… veder crescere il grano.
Questa è una panchina che richiede doti di resistenza. Dovete andarci un mattino di autunno inoltrato, quando il campo è duro, livido; e non c’è altro da vedere se non il palo di un lampione. Ma nascosti nel profondo della terra i chicchi assorbono acqua, in un intimo raccoglimento, in una muta deflagrazione di vita. Voi restate seduti finché, dopo qualche settimana, i germogli romperanno la crosta del suolo. Allora dalla vostra panchina vedrete apparire tante piccole foglie verdi, che durante l’inverno diventeranno piantine pronte a lottare contro le intemperie. Mettetevi un cappotto, una sciarpa, e restate seduti fino a primavera. Assisterete alla nascita delle spighe, alla loro fioritura. Vedrete crescere il granturco giallo e maturo dei mesi estivi e poi lo vedrete seccare, fino al momento della raccolta. A quel punto salutate il lampione, che vi ha tenuto compagnia per tanti mesi, e tornate a casa.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

19) COMO, tra viale Cavallotti e via sant’Elia
Coordinate: 45°48’42” N; 9°4’31” E
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… visitare mondi inesplorati.
Le ultime rose dell’anno mostrano un volto smagliante, ma per terra si ammucchiano foglie secche. C’è una cassetta dalla quale si può estrarre un libro, lasciandone un altro al suo posto. Prendo in prestito Il mondo perduto di Arthur Conan Doyle. Leggo di un altopiano remoto e popolato di creature preistoriche, quando un colpo di tosse mi riporta al presente. Due uomini, uno molto giovane e uno di mezza età, hanno spinto fin quassù un carrello carico di vestiti e cibarie. Stendono un materasso accanto alla panchina. Aprono una lattina di birra. Il più anziano si lamenta di essere perseguitato dai crampi. Il ragazzo commenta con un rutto. «Ringrazia – dice l’uomo – che sono troppo stanco per darti una sberla». «Me la darai domani», ribatte il ragazzo. Ripongo Il mondo perduto nella cassetta. «È bello?», mi chiede l’uomo. Rispondo di sì. «Una volta leggevo dei libri», commenta l’uomo. Il ragazzo, di nuovo, rutta sonoramente.
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20) LIGORNETTO, nel parco del Museo Vincenzo Vela in via Lorenzo Vela
Coordinate: 2’717’333.5; 1’080’280.7
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… leggere un classico.
«Focione, l’Ateniese, non fu mai visto da nessuno né ridere, né piangere.» Alzo gli occhi dal libro e penso a questo saggio uomo politico. Non avrà mai avuto la tentazione di un sorriso? O di una lacrima? Una volta espresse la sua opinione nell’assemblea e tutti lo applaudirono, all’unanimità. Lui si volse verso gli amici e mormorò: «Devo aver detto una sciocchezza». Questa panchina di sasso invita a letture brevi ma consistenti. Torno a sfogliare Plutarco, Detti memorabili di re e generali, di Spartani, di Spartane (a cura di Carlo Carena, Einaudi 2018). Davanti a me c’è un salice che piange sul destino di Focione, condannato a morte nel 318. Nella quiete del parco, scorrono i grandi fatti della storia insieme alle minuzie, com’è giusto che sia. «Vilipeso per il fetore del suo alito, Ierone rimproverò alla moglie di non averglielo mai detto. E lei: “Credevo che tutti gli uomini avessero quell’odore”.»
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21) MONACO, nell’Englischer Garten vicino alla Chinesische Turm
Coordinate: 48°9’3″ N; 11°35’36” E
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… stare in silenzio.
Siamo a Monaco, in Baviera. Il Biergarten “Am Chinesische Turm” è un viavai incessante di enormi boccali di birra, bratwurst, patate fritte, turisti e corvi neri che mangiucchiano gli avanzi. Ma basta allontanarsi di qualche decina di metri per trovare questa immensa Ruhebank, questa panchina silenziosa circondata dall’acqua. Per arrivarci bisogna camminare su un ponticello: sono pochi passi, ma si ha l’impressione di attraversare intere città, epoche, continenti. Sullo schienale è incisa una scritta: «HIER WO IHR WALLET DA WAR SONST WALD NUR UND SUMPF» (“Il luogo dove ora sostate fu un tempo foresta e palude”). Come non restare in silenzio, pensando alla natura selvaggia e agli esseri umani che vogliono lasciare un segno del loro passaggio in questo mondo? Per costruire la panchina, nel 1838 Leo Von Klenze impiegò il calcare di Kelheim, una roccia sedimentaria formatasi 150 milioni di anni fa.
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22) SAN VITTORE, sulla Strada dei Monti verso Giova
Coordinate: 2’728’903.6; 1’122’392.5
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… nascondersi.
Per visitare questa panchina dovete aspettare un giorno fitto d’impegni. Io ho scelto un luminoso sabato d’autunno. Su di me incombevano telefonate, mail, una conferenza da preparare. Avevo da finire un racconto e da pubblicare un pezzo nel blog. Che si fa in questi casi? Si fugge. Senza pensarci due volte, prendo la bicicletta e pedalo fino a San Vittore. Eccomi in via Mesolcina, con il vento alle spalle. Dopo aver superato due grotti, svolto a sinistra e comincio a salire. La panchina sta su uno sperone roccioso, accanto al serbatoio comunale di acqua potabile. Di fatto non è lontana dal mondo: dal basso arriva il ronzio dell’autostrada e s’intravedono le industrie di San Vittore. Ma all’ora giusta, con il sole radente, basta socchiudere gli occhi per scorgere solo alberi, montagne, cielo. Mi concentro sul fruscìo delle foglie mosse dal vento. Un pensiero mi balena per la testa: qui non mi troverà nessuno.
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23) DUNKELD, accanto alla Cattedrale di san Columba, sulla riva nord del fiume Tey
Coordinate: 56°33’52.1″ N; 3°35’21.3″ O
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… stare in pace.
Vicino al villaggio di Dunkeld, in Scozia, sorge una cattedrale gotico-normanna costruita fra il 1260 e il 1501. Intorno c’è un parco dove l’erba è perfettamente erbosa, il fiume perfettamente fluviale, il vento perfettamente ventoso. Tutto è pace e silenzio. Eppure proprio qui il 21 agosto 1689 infuriò la Battaglia di Dunkeld (Blàr Dhùn Chaillinn in gaelico). Nel lato a est della cattedrale restano i segni dei colpi di moschetto che si scambiarono i clan di giacobiti favorevoli a James VII di Scozia e un reggimento fedele a William di Orange. Centinaia di uomini persero la vita, fra i quali il ventisettenne tenente colonnello William Cleland, al comando del reggimento. Colpito al fegato e alla testa, si rincantucciò in un angolo così che i suoi soldati non lo vedessero morire. Oggi è sepolto nella navata della cattedrale, sotto una pietra su cui è inciso soltanto il suo nome.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

 

PS: Grazie a Maria Linda (Monaco), Alice ed Eloisa (Dunkeld). Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine dalla quinta alla decima, qui le successive. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

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L’elefante innamorato

A sud di Bellinzona c’è una piccola piazza che, senza mettersi in mostra e senza attirare l’attenzione, fa il suo placido lavoro di piazza. È uno slargo circolare, buttato lì come per caso tra via Raggi e via Borromini, dietro la fermata del bus Semine. All’inizio dell’anno ho deciso che ne avrei fatto il mio mandala, seguendo lo spunto del biologo David Haskell. Riassumendo: Haskell ha isolato un cerchio di un metro quadrato in una foresta del Tennessee; per un anno è poi tornato ogni due o tre giorni a osservare i cambiamenti, con l’idea che bastasse un frammento per riflettere la grandezza della natura. Io, che non sono uno scienziato, desidero invece osservare i cambiamenti umani a partire da un angolo qualunque di una città come tante.
IMG_9423Nei primi giorni di gennaio mi ero seduto per mezz’ora ai bordi della piazza (trovate qui i dettagli). Oggi, circa un mese dopo, torno sulla stessa panchina, alla stessa ora, sotto lo stesso cielo. Qualcosa è cambiato? Sulle prime, tutto mi pare come sempre. Ho la sensazione che ci sia più movimento nelle foreste del Tennessee; qui la vita sembra dormire sotto il sole di primavera che – mormora una signora di passaggio – è traditore. La sua interlocutrice aggiunge, enigmatica: sono tutti traditori, i mesi con la erre. Entrambe hanno fatto la spesa alla Coop e ora aspettano il bus. Non alla fermata, dove c’è ombra, ma qualche metro più in là, sotto il sole che è bellissimo e fugace, come ogni traditore.
IMG_9422L’aria è un po’ più dolce, spuntano i primi fiori, riesco a leggere senza che il freddo mi punga le mani. L’ultima volta mi ero portato un libro di Carlo Fruttero, stavolta ho con me un classico: le Storie naturali di Plinio il Vecchio. Per dirla tutta: è quasi primavera. È quasi primavera, io sono più vecchio di un mese, nel cielo svetta una gru che prima non c’era. Poca cosa, se pensiamo alla vastità dell’universo. Ma è possibile vederla da qui, l’ampiezza dell’universo? Che c’è in comune fra questa piazzetta rotonda e la gloriosa maestà delle galassie?
IMG_9409L’unicità, forse. Passa un ragazzino in monopattino, arriva e riparte l’autobus. Mi suona il telefono, rispondo, parlo, il sole abbandona la piazza senza lasciare tracce. Ogni parola che pronuncio, ogni filo d’erba nelle aiuole, ogni spruzzo di orina di questo cagnetto grigiastro, ogni pelo di barba del suo padrone, ogni pesce, ogni elefante e ogni leone descritto da Plinio, ogni insetto, anche, con la sua incommensurabile piccolezza, ogni ammasso di gas e ogni stella esplosa milioni di anni fa, tutto accade o è accaduto nel fiume del tempo, dove non ci si bagna due volte. E ogni punto dell’universo è il centro dell’universo, a pensarci bene, visto che non ci sono confini e che oltre l’infinito si apre di nuovo l’infinito e poi ancora altro infinito.
IMG_9408Ecco dunque che, proprio al centro dell’universo, si radunano otto signori in pensione. Intorno a loro ruotano le nebulose, si formano nuovi pianeti, guizzano meteoriti e la materia oscura, oscuramente, fa quello che deve fare. Uno dei pensionati ha un cane al guinzaglio. Quasi tutti indossano un giubbotto di colore bruno, come se fosse una divisa. Due o tre hanno un cappello da baseball, uno si appoggia a una bici. Che l’ingranaggio dell’universo sia modellato proprio su questa bicicletta? Catena, pedali, ruote, ogni elemento ha una ragione per esistere. I pensionati discutono di sport e, cautamente, di politica. Quello con la barba accenna a un piccolo scandalo locale, una questione losca di permessi di residenza e tangenti. Uno sente il bisogno di commentare: Eh be’, esclama, eh be’! Tutti gli altri annuiscono. L’universo naviga nel tempo. Io abbasso gli occhi sulle parole di Plinio, che è un po’ più Vecchio di quanto non lo fosse un minuto fa: Si narra che un elefante si sia innamorato in Egitto di una fioraia e che costei non fosse però come qualcuno potrebbe credere una donnetta qualsiasi, ma addirittura la favorita di Aristofane, famosissimo grammatico. Proprio così. E sono unici anche loro: l’elefante, la fioraia, il grammatico. Unici e meravigliosi, come le stelle.

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PS: Dopo il tramonto del sole, mentre torno a casa, appare la luce di Venere, sospesa sopra i tetti, misteriosa nella sua lontananza ma pure domestica e tranquilla, come se avesse appena fatto la spesa alla Coop.

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PPS: Plinio il Vecchio nacque nel 23 e morì nel 79 dopo Cristo, durante l’eruzione del Vesuvio a Pompei. Le sue pagine sono uno stupendo arazzo dove la scienza si mescola alle favole. Lo sguardo di Plinio riesce miracolosamente a essere preciso e insieme pieno d’incanto. Si veda per esempio il brano che ho citato (dal quinto paragrafo dell’ottavo libro, nella traduzione di Francesco Maspero pubblicata da Rizzoli nel 2011). Perché è importante riferire che l’elefante si sia innamorato proprio di una fioraia? Plinio poi aggiunge che non era una fioraia qualsiasi, bensì la favorita di Aristofane (non un semplice grammatico, ma uno famosissimo). Perché questi dettagli? Perché i signori in pensione indossano lo stesso giubbotto? Perché ai margini dell’aiuola ci sono quelle due bizzarre colonne spezzate? Perché i mesi con la erre sono traditori? E perché esiste l’universo?

PPPS: Il seguito alla prossima puntata.

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