Panchinario 104-115

PICCOLA GUIDA ALLE PANCHINE

1) Se siete debuttanti, non scegliete una panchina troppo vicina a casa. Potreste correre il rischio, dopo un po’, di porvi una domanda fatale: “Ma che cosa ci faccio qui?” E potreste ricordarvi che a casa avete una poltrona comoda.

2) Non cedete subito al richiamo di una panchina. Allontanatevi di qualche passo, poi fermatevi, come per un pensiero improvviso. Tornate indietro e, come per caso, accorgetevi della panchina. “Ma guarda! E se mi sedessi per qualche minuto?”

3) Le panchine sono fuori dal tempo. Non commettete l’errore, appena seduti, di controllare l’ora sull’orologio o sul telefono. Per assaporare davvero una panchina, è necessario non sapere da quanti minuti (ore?) si è seduti a guardar passare il mondo.

AVVERTENZA: I pdf degli articoli su “Ticino 7” al momento non sono ancora disponibili. Aggiornerò il Panchinario appena possibile.

104) MONTE BOGLIA, sopra Lugano, lungo la cresta a trecento metri dalla vetta
Coordinate: 2’721’645.0; 1’098’530.3
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… superare i confini.
Dal paese di Brè, a 900 metri di quota, si sale attraverso un bosco di faggi. Dopo i 1000 metri gli alberi cominciano a diradarsi; dal Sasso Rosso, a 1317 metri, la vista spazia sul lago di Lugano. Anche dalla cime del Boglia (1516 metri) il panorama è stupendo: i laghi, le Alpi e le Prealpi, la Valsolda. Questa panchina si trova più in basso lungo la cresta, proprio davanti al cippo di confine numero 7 ½ G. La frontiera ufficiale fra Svizzera e Italia passa di lì, invisibile, vagamente assurda. Quante volte, nella vita, ci capita di credere che una linea divisoria (di qualunque tipo essa sia) possa mantenere le cose come sono? Quante volte innalziamo dei muri? Ma il pensiero, l’immaginazione abbattono ogni steccato. Basta muovere un passo accanto al cippo 7 ½ G: non esistono più “qui” e “là”, ma soltanto rocce, laghi, montagne, desideri ampi come nuvole che passano sopra il confine.
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Colonna sonora (30 secondi):


105) CASTAGNOLA, lungo il Sentiero di Gandria
Coordinate: 2’720’476.6; 1’095’911.2
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… avvistare creature fantastiche.
Questo è il luogo di tutte le partenze, il principio di ogni avventura. Svanisce il sentiero, insieme al ristorante. C’è una  barca che oscilla, poi l’acqua calma del lago, poi l’ignoto. Le montagne, i riflessi, il San Salvatore, tutto prende vita e consistenza corporea. Quella che sorge nella foschia non è più una montagna, ma una creatura fantastica. È una bestia che vive nelle profondità del lago e che a pochi è dato scorgere – all’alba, quando il silenzio avvolge le cose. È un animale immenso, che sosta immobile e che pare inanimato… ma il suo vasto respiro si trasmette fino alla panchina. Il possente Leviatano? L’antico Zaratán degli zoologi arabi, che i marinai confondevano con un’isola, così come accadeva con il Jasconye di san Brandano? O è una variazione del mostruoso Kraken, che emerge dalle profondità dei mari nordici? Forse è una creatura senza nome, che ancora attende di venire scoperta.
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Colonna sonora (30 secondi):


106) AVUSY, lungo le Chemin du Moulin-de-la-Grave
Coordinate: 2’488’066.5; 1’111’771.8
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… osservare le nuvole.
Questa panchina che si confonde nella natura, come se fosse un pezzo di tronco rotolato qui per caso, è un luogo ideale per la nubologia. Laggiù, tra gli alberi, palazzi di nuvole sorgono e crollano, mentre appaiono entità di ogni genere – cose persone animali – come se un altro mondo, suscitato dalla fantasia, si sovrapponesse alle strade e ai campi di Avusy, nel Canton Ginevra. Attenzione, non si tratta di una questione meteorologica: non stiamo parlando delle nubi secondo la definizione scientifica di idrometeore composte di particelle di vapore d’acqua e cristalli di ghiaccio. Tuttalpiù distinguiamo fra cirri, cumuli e strati, magari ci spingiamo a ipotizzare un cumulonembo; ma la nostra nubologia è una forma di esercizio dell’immaginazione, un allenamento alla creatività: «quando abbiamo imparato dalle nuvole siamo diventati poeti, capaci del pensiero metaforico» (P. Millanta, La forma delle nuvole, Ediciclo 2020).
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Colonna sonora (30 secondi):


107) CAMORINO, nella zona di Serta, vicino alla capanna Cremorasco
Coordinate: 2’721’350.0; 1’111’937.0
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… trovare sé stessi.
Anche quando ricopre montagne placide, quando circonda una valle conosciuta, piena di case, strade, dove scorrono fiume e ferrovia, anche quando appare quasi domestico, il bosco è sempre il bosco. Uscire dal sentiero, perdersi nell’ombra e nell’intrico di rami è una delle paure primordiali dell’umanità, da Cappuccetto Rosso alla «selva oscura» di Dante Alighieri. Talvolta accade anche sui monti sopra Camorino. M’inoltro in una macchia di castagni, mi arrampico su un pendio… Di colpo, non so più dove sono. Vicino al mio mondo, alla mia vita quotidiana, eppure lontanissimo. Giro e rigiro, finché davanti a me si apre una radura. Proprio al centro, accarezzata da una luce dolce, sta una panchina. Prima ancora di avvicinarmi, vedo me stesso. Sono seduto tranquillo e guardo il paesaggio. Sono davvero io, su quella panchina? Mi avvicino con cautela. Quando uno torna dal bosco, non è mai la stessa persona.
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Colonna sonora (30 secondi):


108) SANT’ANTONINO, in via della Posta
Coordinate: 2’718’943.4; 1’112’618.5
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… conversare con un serpente marino.
È uno che ne ha combinate di tutti i colori. Nato nelle profondità dell’oceano migliaia di anni fa, ricorda ancora l’epoca dei grandi velieri… e soprattutto il terrore sulle facce dei marinai nel vederlo sorgere dagli abissi. Dopo aver conosciuto burrasche e bonacce, iceberg e isole tropicali, il serpente di mare ha deciso di passare gli anni della pensione a Sant’Antonino, di fronte a un’aiuola fiorita e a due passi dal Salone parrocchiale. Per sbarcare il lunario, svolge il compito di rubinetto della fontana. Ogni tanto vengo a sedermi su questa panchina sinuosa e ascolto quello che, a un orecchio disattento, può sembrare il gorgoglio dell’acqua. In realtà è la voce del vecchio serpente che racconta le sue peripezie: quando ha incrociato le caravelle di Colombo; quando ha combattuto contro il pirata Edward Teach, detto Barbanera; quando nel 1912 ha visto passare un transatlantico che pareva inaffondabile.
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Colonna sonora (30 secondi):


109) BARCELLONA, all’angolo fra carrer del Parlament e carrer de Viladomat
Coordinate: 41°22’34.5″N; 2°09’43.3″E
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… incontrare Pepe Carvalho.
Lo scrittore Manuel Vázquez Montalbán (1939-2003) racconta che il mestiere del suo investigatore Pepe Carvalho «non era salvare vite o distruggerle, bensì osservarle per un certo tratto del loro percorso, senza preoccuparsi né dell’inizio né della fine» (La Rosa di Alessandria, 1984; Feltrinelli 1995). Dove ritrovare oggi il più celebre detective di Barcellona? Forse starà osservando la vita da una panchina qualunque, come questa davanti all’Armería Izquierdo. Siamo a pochi passi dal barrio Raval, già barrio Chino, in una zona multietnica popolata da pakistani, cinesi, magrebini. Giorno e notte – il quartiere non dorme mai – si può passeggiare tra gli alberi della rambla del Raval o fra i locali equivoci della calle Robador; oppure fermarsi ad assaggiare un vermuth nei bar amati da Pepe Carvalho: il minuscolo Pastis, il Can Lluís o il sontuoso Marsella, fondato nel 1820.
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Colonna sonora (30 secondi):


110) BRIONE VERZASCA, lungo il fiume di fronte a via Pianesc
Coordinate: 2’704’659.0; 1’127’305.0
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… leggere Anna Gnesa.
Si può girare il mondo, leggere, studiare, ma capire un luogo resta un’impresa difficile. La scrittrice Anna Gnesa (1904-86), che era originaria proprio di Brione Verzasca, non smise mai d’indagare il cuore di questo prodigioso paesaggio. Stare su una panchina con i sensi all’erta – resistendo al richiamo del telefono – è una buona via per imparare il fruscio del bosco, l’ombra mutevole degli alberi, il canto dell’acqua. «Il fiume, nuovo ogni giorno, è vita per innumerevoli creature, e talvolta è anche morte. […] Vita, morte, e ancora vita, sempre, invincibile. E in questo affaccendarsi, la fugacità nostra e delle cose, che la montagna ci richiama con l’inesorabile evidenza del tempo; perché se il mare è lo spazio, la montagna è il tempo. Tempo immenso, o anche solo di istanti. Il mistero, lo splendore, la fugacità delle cose: questo insegna la valle» (A. Gnesa, Lungo la strada, Dadò 2001).
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Colonna sonora (30 secondi):


111) GAVIRATE, sul lungolago Isola Virginia, tra il parco Folaga Allegra e il lido
Coordinate: 45°50’18.4″N 8°43’03.2″E
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… spegnere i litigi.
Il parco giochi è deserto e il paesaggio sembra una foto particolarmente vivida: il taglio netto dell’ombra, l’azzurro del lago di Varese, il marrone della sabbia, il verde degli alberi. Quando sto per andarmene, sento le voci furibonde di un litigio. È una coppia di giovani, fra i venti e i trent’anni. Discutono di una possibile vacanza in comune e del fatto che invece lei preferisca partire con le sue amiche. Si siedono sulla panchina e continuano a parlare senza ascoltarsi: non è questione di fiducia ma; potevi dirlo prima che; però scusa loro le vedi sempre; se non ti fidi allora dillo. Poi le frasi rallentano. I toni si abbassano. Si capisce che continuano per inerzia, ma non ci credono più. Il diverbio appare loro assurdo: l’acqua, la placidità dell’acqua, ha inghiottito ogni rancore. «Vabbè» dice lui alzandosi. «Vediamo, dai, non abbiamo fretta.» Lei sorride, guardando il lago.
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Colonna sonora (30 secondi):


112) REALP, sulla vetta della Hannibal Turm (2882 m)
Coordinate: 2’675’164.0; 1’161’357.4
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… aspettare l’autopostale.
Siamo nella zona del Furka, nel Canton Uri. In una valle di roccia, poco lontano dalla capanna Sidelen, si erge uno spunzone di granito: la Torre di Annibale (Hannibal Turm). Per raggiungere la cima bisogna arrampicarsi lungo i fianchi dalle sfumature grigio-rossastre. L’itinerario è conosciuto come “Conquest of Paradise” (per i conoscitori: la difficoltà massima è di 6a+). Proprio sulla cima, si trova la “Hanibank”: una classica panchina rossa con un cartello che indica gli orari dell’autopostale. Davanti agli occhi rifulge la bellezza del Furkahorn, del Galenstock, della neve abbagliante che purifica i pensieri. Poi, certo, bisogna tornare in basso. Ma la speranza è che un giorno o l’altro l’assurdo diventi realtà, e che davvero passi di qui un autopostale… naturalmente annunciato dal tradizionale clacson a tre note: sol diesis, mi, la (in la maggiore), come nel Guglielmo Tell di Rossini.
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Colonna sonora (30 secondi):


113) FAIDO, nel bosco sopra Chinchengo
Coordinate: 2’705’801.5; 1’148’312.3
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… ingannare il tempo.
Salgo a piedi da Faido a Rossura, seguendo il sentiero che passa per i boschi. In macchina, lungo la strada asfaltata, si arriva in meno di dieci minuti. Durante l’estate c’è un gran viavai di villeggianti. Ci si muove per mille ragioni: passeggiate, lavoro, aperitivi, spesa, trasporto di figli e via discorrendo. A una svolta del sentiero, mi fermo su questa lunga panchina dall’aspetto fragile. Davanti c’è una cappella votiva dedicata a Padre Rocco da Bedano, un frate cappuccino che ancora negli anni Sessanta ogni domenica saliva a piedi per celebrare la messa. Penso a come sarebbero le vacanze se non ci fosse la strada carrozzabile, così com’era fino agli anni Trenta. Senza automobili di sicuro la vita rallenterebbe. Chissà, magari nella nostra percezione una settimana di ferie in montagna si dilaterebbe, fino a durare un mese o più. Ascolto i fruscii del bosco e, almeno per qualche minuto, provo a ingannare il tempo.
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Colonna sonora (30 secondi):


114) PIANDERA, fuori dal paese, lungo la via Cantonale
Coordinate:  2’724’258; 1’105’056
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… lottare contro l’odio.
Il sentimento è maiuscolo: ODIO AMBRÌ. La panchina è stata imbrattata da uno o più sostenitori dell’Hockey Club Lugano, con l’intento di ribadire la propria appartenenza e di esprimere disprezzo per l’Hockey Club Ambrì Piotta. Mi siedo con cautela, con l’impressione di essere piombato in una curva di tifosi. Alle mie spalle: ULTRAS LUGANO. Di fianco: ANTI GBB (la sigla GBB sta per “gioventù biancoblu”, un gruppo di sostenitori della squadra rivale). Perché tanto accanimento, in questo luogo circondato dai boschi della Val Colla? Non c’è da stupirsi. Se l’odio è dappertutto – sport, politica, mezzi di comunicazione – vuoi che non arrivi anche sulle panchine? C’è chi sorride (sono ragazzate!) e chi s’indigna (maleducati!). Ma la parola ODIO su una panchina è anche un invito a guardarsi dentro: quell’erbaccia può attecchire in ogni essere umano, nessuno escluso. Ogni tanto non guasta un piccolo controllo.
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Colonna sonora (30 secondi):


115) IRAGNA, nei boschi sopra Pön
Coordinate:2’716’285; 1’131’461
Comodità:2 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… vedere l’invisibile.
Sulla panchina sono scritti due nomi: Mano e Milo, due grandi amici che avevano l’abitudine di passare da queste parti. È una zona impervia, fitta di boschi e dirupi. Mano e Milo sedevano insieme, accanto al sentiero, e contemplavano il burrone che si apriva davanti a loro. Forse restavano in silenzio: spesso tra vecchi amici i pensieri corrono dall’uno all’altro senza che ci sia bisogno di pronunciarli. Quando Mano morì, Milo sentì la ferita della solitudine davanti al vuoto del precipizio. Allora ebbe l’idea di scrivere i nomi sulla panchina; così, quando si sarebbe seduto al suo posto, avrebbe potuto immaginare l’amico al suo fianco. Quando mi fermo qui, ho l’impressione di non essere solo davanti all’abisso: il vuoto spaventoso dell’assenza è colmato dall’amicizia, che resiste anche alla morte. Più tardi, proseguendo lungo il sentiero, penso che al mondo esistono più cose di quelle che uno riesce a vedere.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

PS: Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine da 5 a 10, qui da 11 a 17 e qui da 18 a 23, qui da 24 a 30, qui da 31 a 37, qui da 38 a 45, qui da 46 a 55, qui da 56 a 64, qui da 65 a 73, qui da 74 a 81, qui da 82 a 93 e qui da 94 a 103. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

PPS: Sono grato a chi mi accompagna e a chi mi fa scoprire nuove panchine. In particolare, grazie a Paolo (Monte Boglia), Martina (Castagnola), Francesca e Nicola (Avusy), Gabriel (Camorino e Realp), Caterina (Barcellona), Filippo (Brione Verzasca), Barbara (Gavirate), Giacomo (Sant’Antonino), Maria e Sara (Faido), Lavinia e Giulio (Piandera e Iragna).
Ogni tanto pubblico anche fotografie che mi arrivano da parte di lettrici e lettori con il gusto di scovare panchine belle o insolite. Stavolta tuttavia, dal momento che l’articolo contiene già dodici panchine, mi sono limitato a quelle “ufficiali”.

PPPS: In genere, per segnalare le panchine di tutto il mondo uso il WGS84 (World Geodetic System 1984), cioè un sistema di coordinate costruito a partire da un ellissoide di riferimento risalente al 1984. La latitudine e la longitudine sono designate mediante la proiezione universale trasversa di Mercatore (UTM), da cui la sigla UTM-WGS84. Le cifre sono espresse in base sessagesimale: gradi, minuti, secondi.
Per quanto riguarda le panchine situate in Svizzera, invece, uso la triangolazione nazionale MN95, introdotta negli anni Novanta e ultimata nel 2016: si tratta di coordinate a sette cifre con la città di Berna come punto di origine. I valori hanno sempre un 1 in direzione nord-sud e un 2 in direzione ovest-est. Gli assi sono quindi 2’600’000 metri (est) e 1’200’000 metri (nord). Per definire un punto nel territorio elvetico, le coordinate MN95 sono più precise rispetto a quelle mondiali. A chi volesse convertire le coordinate MN95 in UTM-WGS84, consiglio di consultare il sito Swisstopo, che fornisce tutti i dettagli, compresa una mappa molto accurata (potete inserire nella mappa le coordinate svizzere per individuare una singola panchina).


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Panchinario 94-103

Dove andiamo, quando viaggiamo? Sembra che per rispondere basti controllare il proprio biglietto di treno o di aereo, o semplicemente guardarsi intorno, al limite consultare una mappa. Invece, a volte, anche le coordinate più precise sono fuorvianti. All’inizio della pandemia di COVID-19, proprio nei primi giorni, sedersi su una panchina nella mia città significava andare molto lontano. Mio fratello, accanto a me, era ancora più distante, irraggiungibile. Restando alla scrivania, in pochi minuti ho raggiunto una panchina in un parco del 1921 e un’altra nel giardino di un ospedale psichiatrico in Provenza. E la panchina appena fuori casa mia? È più vicina o più lontana di quella posta nell’atollo di Ari, alle isole Maldive? Di certo, il viaggio più misterioso è stato quello verso altrove: a due passi da me, in un altro mondo.
Quando viaggiamo, siamo sempre altrove, anche rispetto al luogo in cui ci muoviamo, mangiamo, dormiamo. Ogni punto preciso, individuabile tramite delle coordinate, ha un suo doppio segreto, raggiungibile solo attraverso il sogno, l’immaginazione, l’arte. Le panchine sono un portale: stanno nella quotidianità, ma consentono di raggiungere un’altra dimensione.
(A proposito di coordinate: in fondo all’articolo trovate una spiegazione del sistema che uso nel Panchinario.)

 

94) BELLINZONA, in via Sasso Corbaro
Coordinate: 2’722’744.8; 1’116’442.7
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… fare un esercizio di speranza.
Non potendo andare lontano, m’incammino lungo la strada che sale verso il castello di Sasso Corbaro. A metà strada mi siedo sulla panchina. Una motocicletta si ferma di fianco a me e ne scende un uomo. Si toglie il casco… e scopro che è mio fratello. Ci salutiamo – ma guarda che coincidenza, eccetera – e stiamo per avvicinarci. Poi ci ricordiamo del coronavirus. Mio fratello è presente nei miei ricordi più remoti: giochi, litigi, vacanze, scoperte, amicizie, avventure. Lui c’era sempre. Oggi stiamo attenti a restare a un metro di distanza. La prendiamo con ironia e ci sediamo ai lati della panchina. Parliamo del più e del meno. È una situazione straziante, ma se non vogliamo cedere allo sconforto è necessario compiere questo esercizio di speranza. Senza bisogno di dircelo, sentiamo che dentro di noi ci sono gli stessi pensieri, le stesse emozioni. «Quando arriverà l’estate – dice lui – dobbiamo farci un giro in moto insieme.»
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Colonna sonora (30 secondi):

 

95) UN PARCO DEL 1921, sotto un lampione all’angolo di un viale
Coordinate: ignote
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… una passeggiata notturna.
Questa panchina non appartiene al nostro mondo, almeno, non a quello che possiamo calpestare con i nostri piedi. È un’acquaforte del pittore statunitense Edward Hopper, conservata al Whitney Museum of American Art di New York. Ma che cosa significa appartenere al nostro mondo? Per fortuna le nostre passeggiate possono prolungarsi oltre il tempo e lo spazio: senza uscire di casa, sentiamo frusciare la brezza fra gli alberi, vediamo la ombre frastagliate alla luce di un lampione solitario. Solitario è anche l’uomo che intravediamo di spalle, seduto con le gambe allungate davanti a sé. Indossa un cappello e sembra intento nella lettura. Tuttavia, mentre ci avviciniamo, abbiamo la sensazione che quell’uomo non soltanto un tizio che, tornando tardi dal lavoro, sia passato dal parco. Forse sta facendo un appostamento? Aspetta qualcuno? È un poliziotto, un ladro, un amante? Non lo sapremo mai. Ed è questo il bello.
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Colonna sonora (30 secondi):
Brezza, fruscio di carta, passi sul viale.

96) ATOLLO DI ARI, vicino all’isola di Athuruga, nell’arcipelago delle Maldive
Coordinate: 3°52’60″N; 72°49’60″E
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… leggere Robinson Crusoe.
La nave su cui era imbarcato Robinson Crusoe fece naufragio al largo del Venezuela. Qui invece siamo alle Maldive. Non è proprio la stessa cosa… ma l’atollo è piccolo e disabitato, perciò non è troppo difficile fingere di essere su un’isola deserta. A chi non è mai successo di sentirsi fuori dal mondo? Ci sono giorni in cui, sbattuti «da una violentissima tempesta», ci ritroviamo lontani «dalle comuni rotte commerciali», perduti «in una zona desolata». È facile abbandonarsi alla tristezza. Ma lo stesso Robinson ci ricorda che «tutti i mali vanno considerati insieme al bene che si trova in essi, e insieme ai mali peggiori che li circondano» (D. Defoe, Robinson Crusoe, 1719, trad. di Lodovico Terzi, Bompiani 1963). Soprattutto, bisogna pensare che prima o poi, anche nelle isole più remote, avvisteremo sulla spiaggia l’impronta di un piede umano. Basta non perdere la speranza.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

97) SAINT-RÉMY-DE-PROVENCE, nel giardino dell’ospedale Saint-Paul-de-Mausole
Coordinate: 43°46’35″N; 4°50’05″E (circa)
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… ritrovare i colori.
Nel maggio del 1889, da pochi giorni ricoverato all’ospedale psichiatrico Saint-Paul-de-Mausole in Provenza, Vincent Van Gogh dipinse su una tela «gli eterni nascondigli verdi degli innamorati», come lui stesso scrisse ironicamente al fratello Theo. «Grossi tronchi d’albero coperti di edera, il suolo coperto di edera e di pervinche, una panchina di pietra e un cespuglio di rose pallide all’ombra. In primo piano alcuni fiori a calice bianco. E verde, viola e rosa» (V. Van Gogh, Lettere a Theo, trad. di M. Donvito e B. Casavecchia, Guanda). Quel dipinto andò perso, ma al Museo Van Gogh di Amsterdam c’è un disegno a penna su carta dello stesso paesaggio. Ho guardato a lungo quella panchina in bianco e nero, immaginando i colori smarriti. Smarriti? Basta dare loro il giusto tempo: alla fine i colori tornano sempre, ogni anno, proprio come li vide Van Gogh in quel lontano mese di maggio.
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Colonna sonora (30 secondi):
 Cicale, canto di uccelli, schiocchi di rami.

98) BELLINZONA, in piazzetta Fontana
Coordinate: 2’722’744.8; 1’116’442.7
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… aspettare che torni a scorrere l’acqua.
Lei era sempre lì. Ogni volta che uscivo di casa, ogni volta che rientravo mi lanciava uno sguardo di rimprovero. Si capiva che avrebbe voluto chiedermi: perché mi stai trascurando? Per “Ticino 7” ho visitato finora novantasette panchine in tutto il mondo, ma ho sempre evitato questa, proprio sotto casa mia. Forse per pudore, forse perché mi sembrava scontata. Ma oggi, visto che la pandemia m’impedisce di allontanarmi, vinco il mio ritegno e mi siedo davanti alla fontana. È appena cominciato il mese d’aprile: ancora non hanno riaperto il rubinetto. È un po’ triste vedere la vasca vuota, la piazza arida. Bisogna avere pazienza, mi dico. Presto l’acqua tornerà a gorgogliare, i bambini giocheranno a spruzzarsi e a rincorrersi intorno alla fontana, i viandanti e i ciclisti si fermeranno per bere un sorso. Nel frattempo resto qui, in attesa. Sulla panchina numero novantotto, la “mia” panchina, finalmente.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

99) AMENO, al Santuario della Madonna della Bocciola in via Bardelli (Vacciago)
Coordinate: 45°47’41.3″N; 8°25’38.8″E
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… riflettere sulla lontananza.
A volte la lontananza è un’occasione per ritemprarsi; a volte una sofferenza. Essere distanti dal mondo, dagli affetti, dal lavoro può diventare un tormento, ma può offrire anche la possibilità di prendere fiato, per tornare poi a camminare con gli altri. Da questo maestoso santuario in stile neoclassico, la vista spazia libera fra il cielo e il lago d’Orta. Leonardo da Vinci consigliava ai pittori di usare l’azzurro per esprimere i grandi spazi: «e quello che tu vuoi che sia cinque volte più lontano, fallo cinque volte più azzurro». Le montagne sull’altra sponda, immobili e intrise di celeste, sembrano intonare il canto muto della lontananza. Nostalgia? Rimpianto? Anche, ma soprattutto desiderio di vita, di scoperta, mentre «l’azzurro si compone di chiaro e di scuro in lunghe distanze» (Leonardo, Trattato sulla pittura, a cura di E. Camesasca, Tea 1995).
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Colonna sonora (30 secondi):

 

100) ALTROVE, nelle nostre case o nei nostri giardini
Coordinate: variabili
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… farsi nuovi amici.
Per la centesima panchina della collezione avrei voluto andare in un luogo selvaggio, remoto, fra picchi di montagne; oppure nel cuore caotico di una metropoli. Invece ho chiesto aiuto alle mie figlie e loro mi hanno portato altrove. È una panchina qualunque, in un posto qualunque. Ma quanta vitalità, quanta capacità di suscitare incontri: un’anziana signora e il suo nipotino, un puffo che si ripara dal sole sotto un fungo, un soldato spaziale che discute con un uomo in canottiera. Lego, Playmobil, giocattoli di etnie diverse si aggregano intorno alla panchina, mentre un’eterea Puffetta sfreccia in pattini a rotelle con la chioma dorata al vento. Non ci sono discriminazioni, nessuna distinzione fra popoli, generi, classi sociali. Proprio per questo – pur essendo la panca nel mio giardino – mi rendo conto che è veramente altrove, nei territori dell’immaginazione, assai lontana da questo povero vecchio mondo.
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Colonna sonora (30 secondi): Chiacchiere, suoni puffici, rullio di pattini.

101) JUSSY, nei Bois de l’Étang, vicino al Chemin des Étoiles
Coordinate: 2’511’453.8; 1’122’791.4
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… avere una buona idea.
Le buone idee possono arrivare nelle situazioni più impensate: mentre fai la doccia, mentre stai portando fuori i rifiuti, mentre lavi i piatti o mentre dormi. Però ci sono scenari che sembrano fatti apposta per dare l’ispirazione. Già da bambino ogni tanto fantasticavo di camminare per i campi, nello splendore della primavera, fino a una quercia solitaria. Ai piedi della quercia, ascoltando il fruscio del vento e le chiacchiere degli uccellini, ecco che ogni dubbio si scioglieva e all’improvviso appariva la risposta che stavo cercando, semplice eppure sorprendente. Le “panchine ispiratrici” sono rare, purtroppo. Ne trovate una eccellente a circa dodici chilometri da Ginevra, nella riserva naturale Les Prés de Villette. Ogni cosa è al suo posto: l’erba, i sentieri, gli alberi. Ogni colore scintilla: il verde, il giallo, l’azzurro. La panchina sta proprio lì, ai piedi del grande albero. E ci aspetta.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

102) MAGADINO, in via Montitt
Coordinate: 2’711’121.2; 1’111’766.6
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… osservare la fine di un fiume.
Non si può guardare la foce di un fiume senza pensare alla nascita. La sorgente principale del Ticino si trova sul Passo della Novena, a 2.500 metri di quota: è uno scenario di rocce e licheni, levigato dal vento, dalla neve.  Dopo novanta chilometri il Ticino si getta nel Lago Maggiore. (Poi ne uscirà, per attraversare il Piemonte e la Lombardia fino al Po: ma questa è un’altra storia.) Sono arrivato in bicicletta, lungo la strada che da Quartino porta a Orgnana, misterioso borgo di gufi e terrazze. La panchina sembra rivolgermi un invito: fermati, scendi fino all’acqua! Sotto di me scorgo l’unica foce di fiume in un lago rimasta allo stato naturale a sud delle Alpi (e una delle poche in tutta l’Europa). Laggiù vivono più di trecento specie di uccelli, centinaia di piante diverse, addirittura 387 specie di funghi. Trecentoottantasette! È un mondo selvaggio, primordiale. Distante pochi passi e migliaia di anni.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

103) MONTAGNOLA, in via Ra Cürta
Coordinate: 2’714’809.8; 1’093’585.9
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… leggere Hermann Hesse.
Questa panchina si trova nei dintorni del Museo Hermann Hesse, allestito nel 1997 vicino alla Casa Camuzzi, dove lo scrittore visse dal 1919 al 1931. «Quando quarantun anni fa giunsi per la prima volta a Montagnola in cerca di un rifugio – annotava Hesse nel 1960 – e presi in affitto un piccolo appartamento, sotto il cui balconcino sorgeva allora un maestoso albero di giuda in fiore accanto ad alcune magnolie tardive, ero un uomo “nel fiore dell’età”, e dopo quattro anni di guerra, conclusasi anche per me con la sconfitta e la bancarotta, ero pronto a ricominciare da capo» (H. Hesse, Incanto e disincanto del Ticino, trad. di V. Michels, Dadò 2013). La stagione è quella giusta: nei giardini della Collina d’Oro non mancano gli alberi fioriti e, in questi pomeriggi luminosi di maggio, è sempre vivo anche il desiderio di ripartire, di «ricominciare da capo» nonostante gli errori e le cadute, fiduciosi nel futuro.
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Colonna sonora (30 secondi):


PS: Durante la pandemia, “Ticino 7” esce in una forma grafica diversa: perciò le panchine sono all’interno di un paginone che offre anche altri contenuti.

PPS: Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine da 5 a 10, qui da 11 a 17 e qui da 18 a 23, qui da 24 a 30, qui da 31 a 37, qui da 38 a 45, qui da 46 a 55, qui da 56 a 64, qui da 65 a 73, qui da 74 a 81 e qui da 82 a 93. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

PPPS: Sono grato a chi mi accompagna e a chi mi fa scoprire nuove panchine. In particolare, grazie a Isadora e Pietro (Atollo di Ari), Francesca e Barbara (Ameno), Rosa e Lina (Altrove), Francesca (Jussy), Giacomo (Magadino).
Le prime fotografie di questo articolo mi sono state inviate da due lettrici: Renata Campana (alpe Canaa sopra Lodano, in Svizzera) e Alina Colusso (Aberdeen, in Scozia).

PPPPS: In genere, per segnalare le panchine di tutto il mondo uso il WGS84 (World Geodetic System 1984), cioè un sistema di coordinate costruito a partire da un ellissoide di riferimento risalente al 1984. La latitudine e la longitudine sono designate mediante la proiezione universale trasversa di Mercatore (UTM), da cui la sigla UTM-WGS84. Le cifre sono espresse in base sessagesimale: gradi, minuti, secondi.
Per quanto riguarda le panchine situate in Svizzera, invece, uso la triangolazione nazionale MN95, introdotta negli anni Novanta e ultimata nel 2016: si tratta di coordinate a sette cifre con la città di Berna come punto di origine. I valori hanno sempre un 1 in direzione nord-sud e un 2 in direzione ovest-est. Gli assi sono quindi 2’600’000 metri (est) e 1’200’000 metri (nord). Per definire un punto nel territorio elvetico, le coordinate MN95 sono più precise rispetto a quelle mondiali. A chi volesse convertire le coordinate MN95 in UTM-WGS84, consiglio di consultare il sito Swisstopo, che fornisce tutti i dettagli, compresa una mappa molto accurata (potete inserire nella mappa le coordinate svizzere per individuare una singola panchina).

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Panchinario 82-93

Dopo una convalescenza, sono uscito di casa e ho camminato fino a una panchina. Ho pensato alla potenza racchiusa in questo gesto: uscire. La storia dell’umanità è cominciata così, con una persona che si avventurava fuori da ciò che considerava “casa”. Poi sono arrivati l’agricoltura, il commercio, le guerre, le migrazioni, i viaggi di nozze e le partite di calcio. Camminare non vince l’angoscia, non cancella il male. Però mi restituisce alla consapevolezza che il mondo sussisterà solo finché saremo capaci di amore, questa cosa assurda, questa parola sanvalentinizzata. I fastidi quotidiani, le catastrofi umanitarie ed ecologiche, la malattia, la depressione, tutto sembra minare la fiducia necessaria all’amore. Per me la lotta è serrata. Da una parte, la speranza di trarre qualcosa di buono da questa mia fatica; dall’altra, il brillante cinismo che può trasformare il mio sconforto in abitudine. Percepisco una lontananza dalla realtà, insieme alla tentazione dell’isolamento. Mi siedo accanto a un cippo: venti minuti di marcia fino a Bellinzona, due giorni fino a Milano. Non so quanto tempo per raggiungere i miei famigliari, i miei amici, i miei colleghi.

NB: La panchina a cui faccio riferimento è la numero 93, che trovate in fondo a questo articolo.

Ringrazio le lettrici e i lettori che m’inviano le foto delle loro panchine preferite. Cercherò di pubblicarne qualcuna nei prossimi tempi. Stavolta lo spazio è un po’ troppo affollato: qui sotto trovate dodici panchine.

82) CONCHES, in chemin Jean-François Dupuy
Coordinate: 2’502’241.8; 1’115’993.3
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… navigare fra le rapide.
Siamo alla periferia di Ginevra, all’inizio di un viale alberato. Il fruscìo delle foglie secche mi fa pensare all’acqua che scorre… proprio per questo, forse, quando vedo la panchina capisco che non è semplicemente un luogo dove sedersi, ma un mezzo di fortuna: una canoa per tornare alla civiltà prima che l’inverno chiuda ogni passaggio, prima che il ghiaccio stringa i fiumi nella sua morsa. Questi bambù sono intrecciati con perizia, seguendo le indicazione di un manuale di sopravvivenza in luoghi selvaggi. La panchina è leggera, maneggevole, in grado di seguire le tortuosità di un canyon e di superare indenne le cascate. Al momento d’imbarcarsi, rimane un filo d’incertezza: la navicella è duttile, ma è anche fragile. Reggerà gli urti delle rocce? Uscirà indenne dai salti e dai mulinelli? Sono fiducioso di sì. Sono pronto. Mi siedo e lascio che la panchina-canoa cominci il lungo viaggio verso la primavera.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

83) CUREGLIA, all’angolo fra via Canton e via Prato Grande
Coordinate: 2’716’655.7; 1’099’759.5
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… avvistare una cometa.
Dopo una cena con amici, questa panchina ci lancia un muto richiamo. Ubbidisco e mi siedo. Poco lontano, il campo da tennis coperto sembra un grosso animale addormentato. Mi guardo intorno, osservo il cartello con il simbolo “vicolo cieco”, l’indicazione PRATO GRANDE, l’immensa siepe sempreverde che pare il sipario di un palcoscenico. Mi sento all’intersezione fra due mondi: la tranquilla via residenziale sfuma nel mondo delle fiabe. Sto contemplando una decorazione natalizia a forma di stella quando sento un’esclamazione: i miei amici hanno visto passare nel cielo una stella cadente. Subito dopo ne scorgo una anch’io. La stella finta e quella vera (probabilmente dello sciame delle Geminidi) si sovrappongono nei miei pensieri; e su questa ruvida panchina di cemento anch’io non so più dove finisca l’Andrea reale e dove cominci quello immaginario, fatto di sogni e di lontane stelle.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

84) LOSONE, nel Dog Park lungo l’argine della Maggia
Coordinate: 2’702’141.0; 1’114’784.0
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… parlare con un cane.
È un mattino freddo e limpido. Cammino fra l’argine sommergibile e quello insommergibile della Maggia. La brina sul prato sembra riflettersi nella luce bianca del cielo. Mentre medito sulle incertezze del futuro, sento un fruscìo di foglie. Abbasso lo sguardo e vedo un cane: un bassotto con le orecchie lunghe. «Sei tutto solo?» gli domando. Lui inclina la testa. «Ma ti pare? Quelli laggiù sono con me.» Intravedo in lontananza la forma di due esseri umani. Il bassotto mi annusa i piedi e mi augura buon anno. Io mi presento; lui mi annuncia che si chiama Morpheus. «Come il dio dei sogni?» gli chiedo. Lui sbuffa. «Scommetto che stai fantasticando sul futuro.» Io rimango stupito: non era mai successo che un cane mi leggesse nel pensiero. Il bassotto sogghigna. «Ma io sono il dio dei sogni, ricordi?» Poi segue la pista di un odore, allontanandosi. «Homo sapiens» borbotta. «Chissà chi l’ha inventato, questo nome…»
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Colonna sonora (30 secondi):

 

85) FIGGIONE, lungo la via dei monti, vicino alla cappella di Sant’Antonio
Coordinate: 2’702’141.0; 1’114’784.0
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… osservare una balena
Da ragazzo, nel corso di un’estate senza fine, proprio da queste parti mi capitò di leggere Moby Dick, il romanzo di Herman Melville che racconta del capitano Achab a caccia della balena bianca. Arrivato al capitolo 57 («Delle balene in pitture, in denti, in legno, in fogli di ferro, in montagne e in stelle»), alzai gli occhi e, proprio sotto il Pizzo Forno, avvistai il dorso della Balena. «Nei paesi di montagna – scrive Melville – dove il viandante è circondato di continuo da anfiteatri di vette, qua e là da qualche buon punto di vista potrete cogliere fuggitive apparizioni di profili di balene che si stagliano lungo le creste ondulate» (H. Melville, Moby Dick, 1852, tradotto da C. Pavese per Einaudi nel 1941). Ancora oggi, quando da questa panchina contemplo il crinale curvo dei monti, nel fragore delle onde sento riecheggiare come un tuono la voce del capitano Achab.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

86) URMEIN, tra via Cazeschg e Hof Cazeschg
Coordinate: 2’749’661.7; 1’173’007.2
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… leggere le tracce.
Siamo nel Canton Grigioni, vicino a Thusis. È un posto ideale per osservare le impronte sulla neve: bisogna arrivare il mattino presto, magari portando con sé un manuale come il classico Guida alle tracce degli animali del danese Preben Bang (edito da Zanichelli). Ogni pista diventa una storia: la corsa di un capriolo, i balzi di una lepre, l’avanzare cauto di una volpe. Poi, dopo qualche ora, i segni vengono cancellati dal sole. Anche se, ammonisce Bang, «in condizioni favorevoli le tracce si possono conservare per anni, addirittura per millenni»; e cita le impronte fossili di un orso delle caverne (Ursus spelaeus) rinvenute nel Sud della Francia ventimila anni dopo il passaggio del plantigrado. Proprio come le impronte, anche le storie sono labili, spariscono… eppure qualche volta, misteriosamente, sono capaci di resistere al volgere delle epoche: mutano le generazioni e loro sono sempre lì.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

87) BELLINZONA, nel parco di Villa dei Cedri all’ingresso di via Rompeda
Coordinate: 2’722’144.0; 1’115’972.1
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… ascoltare un po’ di jazz.
Da bambino qualche volta mi addentravo da solo fra queste canne di bambù, immaginando di essere nel cuore della giungla. Era un territorio insidioso, popolato di animali feroci e misteriose sette di strangolatori. Procedevo lentamente, guardandomi le spalle, pronto a schivare un agguato. Ancora oggi mi piace tornare a sedermi su questa panchina, non tanto per la vista quanto perché fra i bambù si tengono delle indiavolate jam session di musica jazz. Ormai si è sparsa la voce: arrivano da lontano grandi solisti, si posano sui rami, spalancano il becco e cominciano a swingare, con un senso del ritmo e una fantasia prodigiosa. Non so perché gli uccelli prediligano proprio questo luogo, ma fidatevi: se passate un tardo pomeriggio d’inverno, con un po’ di fortuna, potrete ascoltare un assolo di pettirosso memorabile.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

88) FIRENZE, nel giardino D’Azeglio in piazza Massimo D’Azeglio
Coordinate:43°46’28″N; 11°16’4″E
Comodità:2 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per…invecchiare.
All’inizio qui c’erano orti e case popolari. Io ero giovane, sarà stato il 1860. Ma le cose cambiano e quando pochi anni dopo Firenze divenne capitale d’Italia, nel quartiere della Mattonaia fecero una cosa molto chic, un grande square all’inglese. Fiorirono case e ville in stile liberty, pensate per gli ambasciatori e l’alta borghesia. Però le cose cambiano, e all’inizio del Novecento arrivarono intellettuali e artisti al posto dei borghesi. Cominciavo a entrare nella mezza età quando portarono le giostre; poi costruirono pure il parco giochi, il campo da calcetto, quello da basket. Perché le cose cambiano. Ma io sono sempre qui e vedo i bambini che corrono, un barbone che cerca di dormire. Sarà vero che la notte spacciano? Guardo la nuova Area Cani: si chiama Rin Tin Tin, come il celebre cane attore morto a Los Angeles nel 1932, all’età di quattordici anni. È una splendida giornata. Mi sento vecchio.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

89) SANT’ANTONINO, in via Serrai
Coordinate: 2’717’665.1; 1’112’711.8
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 1 stella su 5
Ideale per… lavare i pensieri.
Supermercati, negozi di sport e di arredamento. Parcheggi, distributori di benzina, un autolavaggio. A pochi metri dai campi, il centro commerciale sorge come l’avamposto di una civiltà extraterrestre. Sebbene qui di fantascientifico ci sia poco, anzi, è tutto umano, tutto terribilmente umano: impiegati che fumano una sigaretta, una commessa che sbuffa, un camionista che aspetta davanti al cartello RITIRO MERCE. Non è un posto in cui passeggiare, e tanto meno mi verrebbe l’idea di farci un picnic. Eppure c’è un tavolo e anche una struttura che sembra un grill. Qualcuno d’estate verrà qui a cucinare salsicce? Mi appoggio allo schienale e provo a pensare a qualcosa di negativo: un problema, un fastidio, una preoccupazione. Quando si mette in moto l’autolavaggio, mi pare che nel gran risciacquo anche i miei pensieri oscuri vengano smacchiati, ripuliti, lucidati. Dopo un po’ mi alzo e me ne vado. Sono quasi diventato un ottimista.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

90) ZURIGO, nella Pflanzschulstrasse, poco prima dell’incrocio con la Hohlstrasse
Coordinate: 2’681’830.1; 1’248’126.85
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 1 stella su 5
Ideale per… festeggiare un compleanno.
La panchina si trova lungo una via alberata, accanto a un bar. Nei dintorni c’è una scuola, una chiesa cattolica dedicata a don Bosco e un ambulatorio dermatologico. Perché venire proprio qui a festeggiare, con tutti i luoghi panoramici che offre Zurigo? Perché non si tratta del mio o del vostro compleanno, bensì di quello della panchina “Landi”, inventata nel 1939. Nel 2019 si celebrava l’ottantesimo e oggi questo modello gigante ricorda la fortuna della classica panca elvetica a listelle rosse. Mentre mi avvicino, vedo una ragazza che sta leggendo un cartello al centro dello schienale. Do un’occhiata: è un bando di concorso per un selfie scattato sulla mega panchina, da postare sui social network con l’hashtag #landilove. Il premio per il vincitore? Una panchina, naturalmente: il Modello Speciale della Landi, esclusivo, sofisticato, creato apposta per l’anniversario.
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91) LUGANO, nel Parco Ciani, fra la darsena e il parco giochi
Coordinate: 2’717’665.1; 1’095’839.3
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… catturare la luce.
È una di quelle domeniche invernali tessute di vento e malinconia, quando i pensieri girano in tondo come cavalli in una giostra. Il sole splende con piglio primaverile… ma è un inganno, ancora ci sono raffreddori in agguato, notti fredde, mani screpolate. Provo a combattere il malumore e mi siedo su una panchina in faccia al lago. Aspetto il momento buono. Quando il sole si posa obliquo sull’acqua, nasce un abbaglio, una luce che ferisce lo sguardo. Gli occhi si chiudono, ma la luce rimane sotto le palpebre. È come un giacimento segreto, una promessa dorata. L’esperienza dura solo pochi secondi: in quegli istanti – contro ogni norma logica – mi ritrovo nel cuore dell’estate. Al riparo delle mie palpebre si sprigiona il ritmo lento di una mattina di vacanza, la freschezza di una bibita dopo una salita in bicicletta, un aperitivo al mare, una cena con gli amici sotto una luna immensa, infinita.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

 92) SAN GALLO, in Bärenplatz
Coordinate: 2’746’198.2; 1’254’483.2
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… sentirsi più leggeri.
Nato in Irlanda, discepolo di Colombano, il monaco Gallo morì fra il 630 e il 645. Sulla sua tomba sorse una chiesa, primo nucleo dell’abbazia e della futura città di San Gallo. Si narra che un giorno Gallo tolse una spina dal piede di un orso bruno; secondo la leggenda, in seguito il plantigrado e il monaco divennero amici. Per questo l’orso appare nello stemma della città e, sotto forma di statua, anche in questa piazza con una panchina circolare in mezzo. È un luogo miracoloso, che offre leggerezza a tutto ciò che pesa. Guardo la statua, massiccia – e subito compare un palloncino. Leggo sul giornale notizie di guerre, epidemie, violenze – e subito vedo una ragazza, seduta accanto a me, che usa lo stesso giornale per comporre un origami. Le amiche pensano che abbia creato un drago, lei dice che no, siete matte, è una farfalla. E tutte insieme scoppiano a ridere.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

93) GIUBIASCO, in via Sottomontagna
Coordinate: 2’721’650.6; 1’114’711.8
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… calcolare le distanze.
Sto camminando da Giubiasco a Bellinzona. Quando passo davanti a questa panchina, scopro che mancano venti minuti a destinazione. Bello, non mi tocca nemmeno usare un’app sul telefono. Scopro pure che se volessi andare a Milano dovrei marciare per due giorni. Mi siedo e comincio a fantasticare. Fra una settimana ho un impegno proprio a Milano… e se invece di usare il treno, o peggio l’automobile, mi limitassi a camminare? Dovrei pernottare da qualche parte, naturalmente. Dovrei uscire dalla frenesia della nostra vita quotidiana, così come la interpretiamo all’inizio del XXI secolo, e pensare in maniera più antica. Da questa panchina potrei arrivare a Roma in due settimane, a Parigi in una ventina di giorni. In due mesi sarei a Mosca o a Marrakesh. All’improvviso i luoghi più remoti mi sembrano famigliari, domestici, come se il mondo intero fosse solo un quartiere più in là.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

PS: Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine da 5 a 10, qui da 11 a 17 e qui da 18 a 23, qui da 24 a 30, qui da 31 a 37, qui da 38 a 45, qui da 46 a 55, qui da 56 a 64, qui da 65 a 73 e qui da 74 a 81. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

PPS: Esprimo la mia gratitudine a chi mi aiuta, mi accompagna e mi fa scoprire nuove panchine. In particolare, grazie a Jessica (Conches), Valentina e Nicola (Cureglia), Martina, Gregorio e Morpheus (Losone), Michele (Figgione), Marco e Leonardo (Firenze), Eloisa (Zurigo e Lugano).

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Panchinario 74-81

Ci sono lettrici e lettori che mi scrivono di panchine. Qualcuno le ama, anzi, qualcuno m’invia le sue preferite. Per contro, c’è chi pensa che scrivere di panchine sia uno spreco, poiché il mondo sta andando a rotoli e abbiamo emergenze più degne dell’attenzione di uno scrittore. A questi ultimi rispondo che la letteratura non è programmatica. Credo che in queste piccole divagazioni del Panchinario appaia qualche frammento di verità, e questo mi basta: se la scrittura s’impegna nel confronto con una verità, allora non mi pare uno spreco. Ma al di là delle spiegazioni, dedicare tempo al territorio, allo spazio, alle cose minute, è un modo di affinare la propria percezione e la propria sensibilità, un modo per amare il mondo; requisito questo necessario se si vuole salvarlo.

Fra le tante panchine che sono arrivate dal mondo, oggi do spazio a quella di Emily, che scrive dalla contea di Marion nell’Oregon (USA). La sua è una panchina particolare, perché è invisibile: Emily ha filmato quanto vedeva da una panchina scavata nella roccia; ma, a causa dello spazio limitato, non è riuscita a fotografare la panchina stessa. Il suo video ritrae la cascata di South Falls, nel Silver Falls State Park (vedi anche la foto a fine articolo). È spettacolare, e per me è pure inquietante. Da bambino infatti ero intimorito dalle cascate. Il fragore, la mole, il balzo improvviso che spezza il fluire del fiume: le cascate mi toglievano il fiato, e per non sentirle mi mettevo le mani sulle orecchie. Oggi, tanti anni dopo, ho imparato ad apprezzare il canto dell’acqua che precipita a valle… ma resta sempre un filo d’inquietudine.


Con la panchina numero 81, che trovate in fondo a questo articolo, porgo a tutte le lettrici e a tutti i lettori il mio augurio di Buon Natale!

74) MASSAGNO, in via Giuseppe Motta
Coordinate: 2’716’566.5; 1’096’790.5
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 1 stella su 5
Ideale per… girare un film
INTERNO CASA ANDREA FAZIOLI GIORNO: Andrea cammina annoiato. ANDREA (VOCE OFF): Non so proprio cosa fare oggi. Piove, fa freddo. (Illuminandosi) Ehi, e se andassi al cinema? ESTERNO STRADA GIORNO: È una giornata grigia. Andrea cammina sotto un leggero velo di pioggia. ESTERNO CINEMA GIORNO: Andrea si dirige verso una panchina di cemento, di fronte all’ingresso del Cinema Lux di Massagno. CUT TO: Andrea si siede sulla panchina. Ha smesso di piovere. Andrea fissa l’ingresso del cinema. ANDREA (VOCE OFF): Andare al cinema per guardare il cinema. Qualcuno entra, qualcuno esce. Quelli che escono sono ancora impregnati del film: nelle loro espressioni, nei loro gesti. Io, invece, non so ancora che cosa mi aspetta. Deserti? Metropoli? Sparatorie, forse, o magari un amore disperato… Sono pronto a tutto. CUT TO: Andrea si alza e si avvia verso il cinema. Musica. Scorrono i titoli di coda.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

 75) PLOUDALMÉZEAU, in rue du Port
Coordinate: 48°33’26.7″N; 4°42’15.1″W
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… incontrare l’Ankou.
Guardo il flusso di barche e di nuvole, finché a poco a poco scende il buio e sale la marea. All’improvviso sento un cigolio, come se qualcuno spingesse un carretto. «Piou zo azé?»chiedo in bretone. “Chi è là?” Compare un uomo alto, magro, dai capelli bianchi. La faccia è nascosta da un cappello di feltro. «Piou zo azé?», ripeto una seconda e una terza volta. L’uomo con voce cavernosa risponde: «Ma mestr ha mestr an holl, pa teut c’hoant da glewed». “Il mio padrone è il padrone di tutti, visto che desideri saperlo.” Poi mi guarda e vedo le orbite vuote, la mascella penzolante. Lo riconosco: è l’Ankou, l’oberour ar maro, l’operaio della morte. Prima che possa acciuffarmi fuggo dove ci sono luce, calore, esseri umani e sidro di mele.
(L’Ankou proviene da A. Le Braz, La Légende de la Mort chez les Bretons armoricains, 1893; in italiano tradotto nel 2003 da P. Fornasari per Sellerio con il titolo La leggenda della morte).
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Colonna sonora (30 secondi):


76) BELLINZONA, in via Francesco Chiesa
Coordinate: 2’716’566.5; 1’096’790.5
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 1 stella su 5
Ideale per… aspettare il circo.
Questa panchina non ha niente di speciale. È poco lontana dal liceo ed è rivolta verso un parcheggio. Se tornaste qui per 362 giorni all’anno vedreste solo studenti, insegnanti, cemento e automobili. Ma se avrete pazienza, un giorno di metà novembre sorgerà in poche ore il tendone del Circo Knie. Da quando studiavo (o fingevo di farlo) proprio in questo liceo, ho l’abitudine nei giorni del circo di aggirarmi intorno al caravanserraglio. Oltre allo spettacolo – non me ne perdo uno – mi affascina il paradosso insito in ogni circo. Da una parte un mondo fatto di scintille, fanfare, dove tutto è straordinario, dalla grazia dei funamboli alla maestà dei cavalli. Dall’altra parte, dietro le quinte, la quotidianità: il clown bianco che mangia un hamburger, un acrobata che fuma una sigaretta accanto alla staccionata, una trapezista che cammina verso il suo carrozzone, lentamente, cercando di scansare le pozzanghere.
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 77) CARONA, all’angolo tra via Principale e via Luigia
Coordinate: 2’716’143.0; 1’090’733.1
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… sconfiggere il drago
È quasi l’imbrunire. Si accende un lampione, dai camini arriva odore di fumo. Sotto di me ci sono gli orti; più in basso Melide, il lago, il ponte-diga intasato dal traffico. Qui tutto è silenzioso, tranne un canto di uccelli e, ogni tanto, il passo di qualcuno che torna a casa dal lavoro. Ripenso all’affresco sulla facciata della chiesa, appena sopra la panchina: san Giorgio, in groppa a un cavallo impennato, scaglia la sua lancia diritta nelle fauci del drago. Mentre scende la sera mi accorgo che lui non è lontano. Nonostante la pace, la prossimità delle case, la bellezza di queste colline. Lui è sempre vicino: il drago che mi tiene sveglio di notte, la malinconia che mi aggredisce a tradimento, lo sconforto, la solitudine che mi stringe alla gola. Comincia a fare freddo. Alzo il bavero della giacca. Spero che lo scudo regga il colpo, e che la forza mi basti ad alzare la lancia.
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Colonna sonora (30 secondi):


78) NESSUN LUOGO, da nessuna parte
Coordinate:?°?’?”N; ?°?’?”E; ?°?’?”S; ?°?’?”W
Comodità:5 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… viaggiare.
Non so come sia finito qui. Nella nebbia intravedo la forma di una panchina. Mi siedo. Sento un rumore di ferraglia, un passo pesante. Dal nulla sorge un uomo in armatura e si mette di fianco a me. «Chi sei?», gli chiedo. Lui mi guarda. «Non mi riconosci? Sono l’Eroe… il Buono, quello che parte, lotta, supera la prova». Gli domando se sappia dove ci troviamo. «Siamo all’inizio – mi risponde – sulla Panchina Dove Nascono Le Storie». Poi dice che s’è fatto tardi e si allontana borbottando qualcosa su un maledetto ostacolo da superare. In quel momento dalla nebbia sbuca un orco bitorzoluto, dall’alito fetido. «Buongiorno – lo saluto. – Scommetto che tu sei l’Antagonista.» L’orco si siede, emette un grugnito. «Qualcosa in contrario?» «Io? No, figurati.» L’orco sembra stanco. Mi spiega che ha avuto una giornataccia. «Certa gente pensa che sia facile essere il cattivo… fatelo voi, dico io, fatelo voi, per quella miseria che ci pagano!»
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Colonna sonora (30 secondi):


79) LUGANO, in via Foce
Coordinate: 2’717’975.5; 1’095’805.0
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… meditare sulla solitudine.
A pochi passi brillano le luci di un ristorante, ma sembrano lontane migliaia di chilometri. Dietro c’è un parcheggio, mentre intorno le strade sono deserte, sferzate da un acquazzone. Questa panchina non mi offre nemmeno la possibilità di sperare che per caso qualcuno passi di qui e, perché no, si sieda accanto a me. È di forma classica, verniciata con un bel rosso-panchina… ma è una monopanca, praticamente una seggiola fissata sull’asfalto. C’è posto solo per me. A proposito, perché mi sono fermato? Perché rimango seduto sotto i rami di un salice, a scrutare nel buio? Piove. È sabato sera. Penso che fra qualche minuto mi alzerò, camminerò, andrò a cercare un luogo caldo e illuminato. Ogni viso umano, ogni parola splenderà come se fosse nuova, come se fossi scampato a un naufragio. Forse le monopanche, come le isole deserte, servono proprio a questo: a ritrovare il gusto di stare in compagnia in un piovoso sabato sera d’inverno.
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Colonna sonora (30 secondi):


80) TORINO, nel giardino Lamarmora in via Stampatori
Coordinate: 45°04’15.5″N; 7°40’36.9″E
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 1 stella su 5
Ideale per… un picnic fra innamorati.
Magari, quando sentite la parola “picnic”, pensate a una radura fiorita, all’erba tenera, alla frescura degli alberi, a un ruscello gorgogliante… insomma, a quello che gli antichi chiamavano locus amœnus, un luogo d’incanto. Ma se vi capita di essere a Torino, fra lunghi viali, automobili, palazzi austeri? Non perdetevi d’animo, nessuno ha mai detto che le metropoli non possano essere romantiche. Questa panchina, per esempio, vi fornisce tutto ciò di cui avete bisogno: un paio di cuori intrecciati per l’atmosfera; un cesto della spazzatura per gettare eventuali resti di cibo; una superficie su cui scrivere i vostri nomi accompagnati da un roboante PER SEMPRE. Davanti avete una strada, alle spalle un piccolo parco. Basta poco perché Torino divenga «città della fantasticheria» e «città della passione, per la sua benevola propizietà agli ozi» (Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 17 novembre 1935).
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Colonna sonora (30 secondi):


81) GIUBIASCO, in Piazza Grande
Coordinate: 2’721’446.7; 1’114’658.2
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… stare a testa in giù.
È l’una del pomeriggio e a Giubiasco tutto scorre. Passano le automobili in via Bellinzona, veleggiano banchi di nuvole nel cielo, fuggono i giorni dell’avvento che portano in fretta, sempre troppo in fretta, a un altro Natale. Io, invece, sto fermo. Così come le sculture disseminate sul prato. Vicino a me c’è una famiglia di pietra: due genitori e un bambino, tutti con lo sguardo rivolto all’albero di Natale. Davanti all’albero c’è un’altra piccola statua, un uomo che sta in equilibrio sulle mani. Di colpo, mi pare che tutto ruoti intorno a quell’ometto capovolto: la piazza, il traffico, le stagioni dell’anno. Forse questi giorni stanchi di fine dicembre possono diventare un punto di svolta. Al di là delle luminarie e dei panettoni, la festa può essere un’occasione per cambiare prospettiva, per guardare le cose vecchie in maniera nuova. Ho deciso: quest’anno a Natale proverò a mettermi a testa in giù, così, per vedere l’effetto che fa.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

PS: Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine da 5 a 10, qui da 11 a 17 e qui da 18 a 23, qui da 24 a 30, qui da 31 a 37, qui da 38 a 45, qui da 46 a 55, qui da 56 a 64 e qui da 65 a 73. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

PPS: Il video della cascata è stato girato da Emily, la fotografia è presa da internet. Esprimo la mia gratitudine a chi mi aiuta, mi accompagna e mi fa scoprire nuove panchine. In particolare, grazie mille a Barbara (Ploudalmézeau) e a Giacomo (Lugano).


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Panchinario 65-73

Scrivere di panchine è scrivere di uomini e donne, di alberi e animali, di tutto ciò che vive sulla terra. Ogni panchina offre al passante le storie di chi abita nei dintorni e di chi se n’è andato ma ancora, misteriosamente, torna ogni tanto a sedersi. Ho trovato questa immagine in una poesia dell’autore inglese Thomas Hardy (1840-1928). Nella traduzione di Eugenio Montale s’intitola Vecchia panchina.

Il suo verde d’un tempo si logora, volge al blu.
Le sue solide gambe cedono sempre più.
Presto s’incurverà senz’avvedersene,
presto s’affonderà senz’avvedersene.

A notte, quando i più accesi fiori si fanno neri,
ritornano coloro che vi stettero a sedere;
e qui vengono in molti e vi si posano,
vengono in bella fila e vi riposano.

E la panchina non sarà stroncata,
né questi sentiranno gelo o acquate,
perché sono leggeri come l’aria
di lassù, perché sono fatti d’aria.

65) ANZINO, nell’Alpe Baolina
Coordinate: 45°58’48″N; 8°9’3″E
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… ascoltare il bosco.
Siamo in Piemonte, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. La strada carrozzabile che parte da Anzino s’inoltra fra gli alberi e diventa un sentiero. C’è una biforcazione: a sinistra si arriva all’Alpe Rondirenco, mentre a destra si può andare a Bannio, passando da Valpiana. Al bivio tutto è sospeso fra la civiltà e la natura, l’asfalto e la terra, il noto e l’ignoto. Il bosco, pure quando è vicino alle case, è sempre misterioso. C’è un’anima profonda, selvaggia, che con i nostri sensi addomesticati dalla modernità possiamo solo intuire. Anche la panchina è sospesa fra due mondi: sta in un territorio privato (come dice un vecchio cartello quasi illeggibile) ma è pubblica, a disposizione di tutti i passanti. Basta sedersi per qualche minuto, in silenzio, e il bosco comincerà a parlare: fruscii, schiocchi, canti di uccelli e ronzii di insetti, parole di erba e di acqua e di vento. È il linguaggio più antico del mondo.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

66) ARTH, in Guggähürliweg, ai bordi del bosco
Coordinate: 2’695’018.9; 1’108’698.9
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… perdere un treno.
Tutta l’Europa passa lungo la ferrovia del Gottardo. Lavoratori, turisti, studenti, affaristi, furfanti, politici, migranti, artisti… ognuno con le sue ragioni e le sue speranze. E tutti, senza badarci, passano da Arth-Goldau. Quante volte sono sceso a questa piccola stazione e sono salito sul treno per Zurigo, che parte (di solito) dal binario opposto? A volte mi fermo meno di un minuto. A volte perdo la coincidenza e devo aspettare. Finché un giorno ho deciso di perdere un treno in più: sono uscito dalla stazione e mi sono trovato nel villaggio di Goldau, che conta cinque o seimila abitanti e che appartiene al comune di Arth. Dalla stazione poi, con una passeggiata di quaranta minuti, ho raggiunto questa panchina discreta, con vista sul centro di Arth e sul lago di Zugo. (Per chi avesse molti treni da perdere: dalla panchina in meno di cinque ore si arriva sulla cima del Monte Rigi.)
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Colonna sonora (30 secondi):

 

67) CORFÙ, sulla spiaggia di Arillas
Coordinate: 39°44’34.8″N; 19°38’51.4″E
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… leggere Jules Verne.
Sono nell’isola greca di Corfù, all’estremità di un molo; di fronte a me vedo l’isolotto di Nisida Kravi. Ma dopo un po’, sferzato dal vento e dalla schiuma, comincio a sospettare che il luogo da reale stia diventando immaginario. Eccomi dentro un racconto di Jules Verne: «Frritt!… è il vento che si scatena. Flacc!… è la pioggia che cade a torrenti. Questa raffica muggente piega gli alberi della costa volsiniana e s’infrange contro il fianco delle montagne di Crimma. Lungo il litorale, le alte scogliere sono incessantemente logorate dalle onde di questo vasto mare della Megalocride. Frritt!… Flacc!…». Non sono più a Corfù, ma nella misteriosa cittadina di Luktrop. Verne avvisa i lettori: inutile cercarla sulle mappe, perché «i migliori geografi non hanno saputo mettersi d’accordo sulla sua latitudine, e nemmeno sulla sua longitudine» (“Frritt-Flacc”, pubblicato su “Le Figaro illustré” nel 1884).
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Colonna sonora (30 secondi):

 

68) LUGANO, in piazza Molino Nuovo
Coordinate: 2’717’460.3; 1’096’749.4
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 1 stella su 5
Ideale per… pensare al futuro.
Ci sono ancora le mezze stagioni. Un lunedì pomeriggio, nel cuore di settembre, siedo su questa panchina rossa sotto un albero verde; nonostante la resistenza dei colori, avverto nell’aria un languore, come un respiro che si fa più lento. Il blu del cielo è compatto, insondabile. Che cos’è l’autunno? Spesso appare come un segno della fine, una discesa verso il vuoto dell’inverno. Ma perché non vederlo come la stagione in cui, profondamente, le cose preparano un nuovo inizio? Forse la primavera è già qui, ma in incognito. Le voci dei passanti si mescolano al suono del traffico. Un uomo esce dal bar con la “Gazzetta dello Sport”, un bimbo protesta perché non vuole stare nel passeggino, lungo la via Trevano passa lentamente una Harley Davidson, scintillante sotto il sole. Al centro della piazza, proprio di fronte a me, la fontana è impacchettata in un telo di plastica: lavori in corso.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

69) SAVONLINNA, sull’Aino Acktén Puistoten
Coordinate: 39°44’34.8″N; 19°38’51.4″E
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… lanciare il proprio telefono.
Savonlinna è una città finlandese di 36.000 abitanti. Il quaranta per cento del suo territorio è fatto di acqua: dal lago Haukivesi fino al Pihlajavesi, ovunque è uno scintillìo di riflessi, un tremolìo di onde sullo sfondo verde scuro delle foreste.L’Ovanlinna, il castello di sant’Olaf, è la fortezza medievale più a nord fra quelle rimaste in piedi in tutto il mondo; fu costruito nel 1475 per controllare la frontiera tra il regno di Svezia e la Russia. La città venne distrutta più volte, nel corso di varie guerre. Oggi tutto è calma e silenzio, solo le torri grigie ricordano che qui avvennero battaglie e lotte sanguinarie. Nella luce dolce del pomeriggio l’acqua assorbe i rumori, i contrasti, i cattivi pensieri. Proprio a Savonlinna, ogni anno si svolge il Campionato mondiale di lancio del telefono cellulare: nel 2005 il finlandese Mikko Lampi stabilì il record assoluto con la distanza di 94 metri e 97 centimetri.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

70) DIJON, in place de la Libération
Coordinate: 47°19’16.8″N; 5°02’29.7″E
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… riflettere sui soprannomi.
Gli zampilli delle fontane crescono, diventano rigogliosi, poi tornano piccoli e quasi scompaiono. Davanti a me il Palazzo ducale, oggi sede del Municipio e del Museo delle Belle Arti. I duchi di Borgogna, all’apogeo del loro dominio, estesero la loro influenza dai mari del nord fino al Mediterraneo. Tutto cominciò con Riccardo il Giustiziere (877-921), ma la fase di grande espansione arrivò con Filippo l’Ardito (1363-1404), Giovanni Senza Paura (1404-1419), Filippo il Buono (1419-67) e Carlo il Temerario (1467-77). Mi chiedo: i soprannomi corrispondevano al vero? Sembra di sì. Di certo Carlo fu temerario: l’ultimo duca borgognone mosse battaglia contro i Cantoni elvetici, sicuro di vincere, ma venne sconfitto tre volte e lasciò la pelle nella battaglia di Nancy (1477). Gli Svizzeri vittoriosi, confermando la loro indole pratica, rinunciarono ad annettere la Franca Contea in cambio di centocinquantamila fiorini d’oro.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

71) FUSIO, davanti al cimitero
Coordinate: 2’694’102.7; 1’144’302.3
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… sentirsi vivo.
La panchina forse non esisteva ancora, ma fu proprio da questo punto di vista che nel 1870 il viaggiatore inglese Samuel Butler s’innamorò di Fusio: «Non so in che cosa consista il suo incanto peculiare, ma è il più bel villaggio del genere che io conosca» (S. Butler, Alpi e santuari, trad. di P. Bianconi, Dadò 1984). È sempre difficile spiegare l’incanto: in questo giorno d’autunno mi limito a contemplare le case, il campanile, le finestre velate dalla nebbia. Dalla parte opposta c’è l’ossario, costruito nel 1823. Sulla facciata, due scheletri mi ricordano che la vita è un soffio e che presto calerà il buio; chissà perché, nonostante il memento mori, mi sento più che mai ricolmo di vita. Ogni cosa intorno mi pare luminosa: il villaggio, i prati, i boschi, l’angelo che nell’affresco solleva le anime purganti. E gli scheletri? Forse sono matto… ma credo proprio che, dietro uno sbuffo di nebbia, uno dei due mi abbia rivolto un sorriso.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

72) PREONZO, in Pasquéi
Coordinate: 2’720’524.5; 1’124’656.1
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… ascoltare l’autunno.
I luoghi più ordinari sono quelli più misteriosi. Un mite giorno di ottobre mi siedo su questa panchina, posta in un triangolo erboso accanto alla strada cantonale, che a Preonzo si chiama “el Stradón”. Accanto a me c’è una fontana. Più lontano, un cantiere edile. Subito di fronte, un parcheggio e l’ingresso di un ristorante. Tutto va come sempre. Passa un adolescente in motorino. Due signore si fermano a parlare. Dal ristorante viene un buon odore di pizza. Un uomo canticchia una canzone. Poi, di colpo, un bambino prende lo slancio ed entra di corsa in un mucchio di foglie secche. Allora noi, tutti noi che siamo rimasti fermi, ci scambiamo uno sguardo – io, le signore, l’uomo che canta. Dentro di me sento nascere un rimpianto: vorrei essere lì, al posto del bambino, dentro il cumulo di foglie, intento a causare quello scoppiettio, quell’accartocciarsi, quel fruscio crepitante… la perfetta colona sonora per un giorno d’autunno.
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73) SION, in rue du Grand-Pont
Coordinate: 2’593’973.9; 1’120’309.5
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… inventare una storia d’amore.
La panchina è double face e si trova nell’angolo fra due case, lungo la via principale. Da una parte si può contemplare la vetrina di una galleria d’arte e la brasserie Croix Fédérale. Dall’altra, c’è un negozio di barbiere: «Carmelo coiffure». Sulla destra, un arco di pietra immette in un vicolo. Un cartello con una freccia dice: «Coiffure Inès». Seduto con le spalle alla strada, guardo prima la vetrina di Carmelo, poi il cartello di Inès. I due si conoscono? Sono rivali? Immagino che all’inizio si saranno guardati in cagnesco. Poi magari una sera Carmelo – rimasto senza gel o senza lozione rivitalizzante – ha bussato alla porta di Inès. Lei aveva da fare e gli ha risposto in maniera sbrigativa. Ma il mattino dopo, affacciandosi da Carmelo, si è scusata per il tono brusco. E lui, cogliendo la palla al balzo: «Pas de problème, mademoiselle. Puis-je vous offrir un café?» Così cominciano le grandi storie d’amore.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

PS: Esprimo la mia gratitudine a chi mi aiuta, mi accompagna e mi fa scoprire nuove panchine. In particolare, grazie mille a Barbara (Anzino), Alice (Arth, Lugano), Eloisa (Lugano), Paolo (Savonlinna), Martina e Gregorio (Fusio), Caterina e Lavinia (Preonzo), Prisca e Fabio (Sion).
Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine da 5 a 10, qui da 11 a 17 e qui da 18 a 23, qui da 24 a 30, qui da 31 a 37, qui da 38 a 45, qui da 46 a 55 e qui da 56 a 64. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

PPS: La poesia di Thomas Hardy proviene dal Quaderno di traduzioni di Eugenio Montale, pubblicato per la prima volta nel 1948 e ora contenuto in Tutte le poesie (Mondadori 1984; 2001). L’originale s’intitola The garden seat. Ecco il testo, preso dal sito della Thomas Hardy Society.

Its former green is blue and thin,
And its once firm legs sink in and in;
Soon it will break down unaware,
Soon it will break down unaware.

 At night when reddest flowers are black
Those who once sat thereon come back;
Quite a row of them sitting there,
Quite a row of them sitting there.

 With them the seat does not break down,
Nor winter freeze them, nor floods drown,
For they are as light as upper air,
They are as light as upper air!

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