È importante ascoltare. E anche parlare, qualche volta. Così come leggere, scrivere, chiedere, rispondere. Ma ci sono momenti in cui tutte queste attività possono aspettare. Ci sono momenti in cui il gesto più rivoluzionario che possiamo compiere è camminare adagio fino a una panchina e sederci a guardare come va il mondo. Le prime settimane mi sono limitato ai luoghi più vicini a casa mia, ma sono in arrivo “panchine” più lontane e più esotiche (anche se in fondo ogni panchina è esotica, a modo suo).
5) LODRINO, via Pasquerio
Coordinate: 2’718’785.4; 1’129’222.2
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… leggere Raymond Carver.
Il vento pulisce l’aria e fa spiccare i colori delle case: rosso, bianco, turchese. Davanti a me, la montagna sale vertiginosa: la roccia e gli alberi sono già scuri, e la linea d’ombra avanza verso la panchina. Ogni casa ha il suo giardino, con un’altalena, uno scivolo, un tavolo di sasso. Da lontano arriva il ronzio delle macchine sulla strada cantonale. Immagino i padri di famiglia che tornano ogni sera dal lavoro e, quando il tempo è sereno, cucinano salsicce alla griglia. Mi viene in mente l’atmosfera suburbana dei racconti e delle poesie di Raymond Carver. «Fai conto che io dica estate, / scriva la parola “colibrì”, / la metta in una busta, / la porti giù per la discesa / fino alla buca. Quando tu aprirai / la lettera, ti verranno in mente / quei giorni e quanto, / ma proprio tanto, ti amo» (Colibrì, di Raymond Carver, traduzione di R. Duranti).
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Colonna sonora (30 secondi):
6) SANTA MARIA, sulla scalinata che porta alla chiesa
Coordinate: 2’731’587.0; 1’124’866.9
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… scrivere.
È come una scrivania di pietra, dimenticata contro il muro da uno scultore distratto. A sinistra c’è un portale che conduce al sagrato della chiesa di Santa Maria Assunta, un edificio che risale all’inizio del XIII secolo (all’interno si trova una bella “Madonna vestita” del 1724). A destra c’è il ristorante Bellavista, dal quale si gode in effetti una vista aperta su tutta la valle. Dai prati intorno al villaggio arrivano scampanii di mucche; dalla terrazza del Bellavista brandelli di chiacchiere. Due palloncini colorati stanno lì a ricordare passati festeggiamenti (per un matrimonio?). Il luogo sembra fatto apposta per chi vuole scrivere en plein air: basta appoggiare il taccuino (o il computer) sul ripiano di sasso e lasciarsi ispirare dal tiglio di trecento anni che cresce ai bordi del sagrato o dalla macchina del tempo (travestita da torre medievale) che svetta accanto alla chiesa.
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Colonna sonora (30 secondi):
7) ROSSURA, sulla via principale davanti alla chiesa
Coordinate: 2’706’497.6; 1’148’055.8
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… aspettare che faccia buio.
Più di ogni animale selvaggio, più di ogni balena bianca è difficile acchiappare un momento fuggevole. I cacciatori di momenti fuggevoli non usano armi, se non la pazienza e – quando occorre – una panchina. A Rossura bisogna arrivare all’ora giusta, poco prima dell’imbrunire. Al centro della panchina, seduti con le mani sulle ginocchia, bisogna lasciar correre lo sguardo oltre la cima del campanile, sulle montagne, fra il pizzo Forno e il pizzo Tencia. Il sole non c’è più, ma il cielo è ancora imbevuto di luce. C’è un attimo, solo un attimo in cui il tempo ha un’esitazione. Ogni cosa è immobile, in attesa: i campi, le croci di ferro ai bordi del cimitero, le case, gli orti. Poi, rapidamente, si accendono i riflettori sulla chiesa di san Lorenzo. L’azzurro si dilegua, arriva la sera. E il momento fuggevole torna nel buio del tempo passato.
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Colonna sonora (30 secondi):
8) LOCARNO, nel Parco delle Camelie in via Gioacchino Respini
Coordinate: 2’705’414.7; 1’112’648.2
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… volare via.
Il vento scompiglia il lago e mette in fuga i bagnanti, in un turbine di asciugamani, cappelli di paglia e camicie variopinte. C’è un albero proprio sulla riva. Poco più indietro, su una panchina, una ragazza è rimasta sola a fissare le onde. Mi avvicino. Il cielo è terso e le montagne sull’altra sponda sembrano vicinissime. La ragazza indossa una maglia arancione. I suoi capelli biondi s’intrecciano, si sciolgono, si arruffano. Il vento cresce d’intensità. Alle mie spalle sento un grido: una madre chiama un bambino nell’edificio del Bagno pubblico. Mi volto verso il lago… la ragazza è scomparsa. Provo a sedermi sulla panchina: è bianca, geometrica, minimalista. Mi pare di essere su una rampa di lancio. Dall’acqua esce un’ultima bagnante con i capelli lunghi e scuri, la pelle abbronzata. Mi distraggo un attimo e, quando torno a guardare verso la riva, anche la donna con i capelli lunghi è volata via.
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Colonna sonora (30 secondi):
9) OLIVONE, sulla strada verso Ghirone prima della galleria della Töira
Coordinate: 2’714’560.7; 1’154’447.4
Comodità: 5 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… ricordare un vecchio amore.
Lei non lo sa. Vive, parla, ride da qualche parte nel mondo, ma non sa di essere stata il mio primo, primissimo amore. Eravamo entrambi all’asilo, ed era senza dubbio un’emozione infantile. Ma l’aggettivo “infantile” rende forse meno potente l’emozione? Non credo. Anzi, gli amori infantili s’incidono saldamente nella memoria – conscia o inconscia – come i graffiti che scopro su questa incantevole panchina di montagna (a 1070 metri di quota): P+M, TI AMO, A+D, insieme a vari nomi fissati dentro e intorno a cuori più o meno simmetrici: Raf, Gengi, Ryan… La panchina, nascosta dietro un albero immenso, sta su un terrazzo sospeso sopra i campi e i boschi, sopra le case di Olivone, sopra i ricordi che a volte confortano, a volte feriscono. Prima di andare, noto qualcosa che luccica per terra. Controllo. È la confezione (vuota) di un antidolorifico.
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Colonna sonora (30 secondi):
10) RUVIGLIANA, in via Massago davanti a piazza San Rocco
Coordinate: 2’719’222.3; 1’095’872.4
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… fare autostop.
Nella panchina gialla, sotto un lampione, è infisso uno strano cartello. La scritta PANCHINA CONDIVISA sovrasta un’immagine: la panchina stessa, il segno +, un uomo in piedi e un’automobile. Infine un avviso: La responsabilità del trasporto ricade sul trasportato rispettivamente sul trasportatore. La città di Lugano crea un’area di sosta e per questo non è responsabile di ciò che potrebbe accadere durante i trasporti. In un angolo qualcuno ha attaccato con il nastro adesivo una chiave con la dicitura BICI 5. Benché splenda il sole, tutto ciò suscita una certa atmosfera inquietante che non mi dispiace. Mi siedo, contemplo il monte San Salvatore. Alle mie spalle, dietro la piazza San Rocco, c’è un passaggio stretto che si chiama Vicolo Ombroso. Solo più tardi, tornato a casa, scopro che la panchina è di un’area di sosta per fare autostop. La prossima volta mi ricorderò di alzare il pollice.
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Colonna sonora (30 secondi):
PS: Grazie per l’aiuto a Gioele (Rossura), Alice (Locarno) e Martina (Olivone).
PPS: Trovate qui le prime quattro “panchine” e la spiegazione del progetto. Per leggere tutte le panchine, scegliete la categoria Panchinario nel menu in alto a destra.
Bravo! Come sempre! Ho provato a leggere e poi a guardare la foto ascoltando il suono… è veramente un viaggio della fantasia!
Grazie per queste nuove “panchine”! 😍 È bello poter leggere, guardare, aprire la pagina in pdf di “Ticino7” e rivedere le “panche” che avevo scoperto settimana dopo settimana sulla rivista (con il “bonus” degli audio!). Sono piccoli racconti, piccole “rampe di lancio” per la meraviglia!
Ciao, mi sembra che diventi sempre più poetico, però è una bella cosa. Marcello
Bella idea e testi brillanti, sospesi fra umorismo, commozione, descrizione e riflessione. Sono curiosa di scoprire le prossime “panche”, e in particolare quelle più esotiche. È perché non una presentazione del tuo prossimo libro fatta da una panchina…? A proposito, quando esce? 😜
Grazie. Gli Svizzeri muoiono felici esce il sei settembre. Ma forse sarebbe più adatto a essere presentato da una panchina il volume di racconti Succede sempre qualcosa, che è nato proprio intorno a un gruppo di panchine, in una piazzetta di periferia…
Sei una risorsa di idee! Bellissima questa delle panchine. Ma, tra le tante cose belle e originali che hai scritto e pubblicato, perché non pensi a una “Guida alle panchine”? Sono certa che avrebbe successo per coloro che, seguendo il tuo esempio, riescono a trovare una diversa ispirazione dal luogo, dalla vista e dalle “stelle”. Io l’acquisterei per regalare ad amanti delle camminate.
È sempre bello leggerti Andrea, mi prendo il tempo con piacere per farlo; anch’io trovo (come Marcello) poesia nel tuo raccontare ma soprattutto profondità, l’attenzione ai particolari che portano l’essenziale.
Grazie,
Maddalena
Grazie mille, Maddalena. Mi piace che questo blog sia (anche) un invito a “prendersi il tempo”. So che potrei scrivere articoli più corti, rapidi, come si usa nella Rete. Ma certe volte, così come è significativo stare per qualche minuto su una panchina, mi sembra che sia bello leggere con calma. Un cordiale saluto!
Aspettando una persona che accompagnavo in Centro a Bellinzona perché lei non guida, avevo alcune volte frequentato una panchina in fondo alla via del Deposito mezzi militari, a due passi dal Fiume Ticino. Ci andavo per la possibilità di parcheggiare l’auto in zona-disco (una delle poche non a pagamento nella Capitale cantonale): lo so che non è tanto idilliaco né poetico! ma ci ho letto tante pagine del De Rerum Natura di Lucrezio, procedendo per poche pagine alla volta, gustandole come bocconi di buon cibo, spesso tornando indietro nei versi per riassaporarli, un po’ come Penelope con la sua tela tessuta e disfatta in attesa di Ulisse.
Ho trovato una bella panchina nel prato all’imbocco della salita che porta a Monticello, un villaggio diviso in due dal confine tra Cantone Ticino e Cantone dei Grigioni. La vista è sui monti di Lumino dove sorge la Capanna Brogoldone:
http://www.viverelamontagna.ch/wp/magazine/?p=4268
Di mio potrei consigliare -visto chi ospita queste osservazioni- la lettura della Beata analfabeta! l’ho trovata una lettura proficua, un racconto di due vicende temporalmente estranee ma che si intersecano, la vicenda ottocentesca della Beata ed il romanzo dello scrittore che si reca sulle colline di Campania per raccogliere pareri e scrivere di quella vita vissuta tra una sorta di sciamanesimo ed il fervore monacale. Un bellissimo racconto a mio avviso: detto poi da una persona non tanto avvezza ai fatti di santità come sono. Grazie al Signor Fazioli per aver scritto quell’intensissimo racconto!
Grazie mille, caro Giuseppe, per i suoi pensieri sempre interessanti. Andrò a cercare la panchina del De Rerum Natura; quella di Monticello la conosco già (è una salita che faccio qualche volta in bicicletta). Quanto poi al romanzo La beata analfabeta, che dire? Grazie! È un’opera diversa da tutte le altre che ho scritto; proprio per questo, forse, mi è cara. Un cordiale saluto e buona domenica!