L’importanza delle volpi

L’altro ieri ho visto una volpe. Può sembrare un fatto banale, ma per me è importante. È stato come un segnale, un richiamo verso le zone più oscure della mia identità: nella mia vita la volpe ha sempre svolto il ruolo di custode del mistero. Così vicina, eppure così lontana. Così prossima all’uomo e così irrimediabilmente selvatica. Stavo guidando su una strada di campagna, quando con la coda dell’occhio ho colto un guizzo. Il tempo di rallentare e la volpe era lì.
image1-2Ho frenato. Per qualche secondo siamo rimasti immobili, io e la volpe. Poi ho allungato una mano verso la portiera e in quel momento lei si è allontanata, trotterellando. Allora ho spento i fari, sono uscito dalla macchina. Tutto era buio. Sentivo il vento fra gli alberi e il ronzio di un’automobile che passava da qualche parte. Faceva freddo, tanto che ho battuto i piedi per terra. Ma subito ho pensato: fermo, così la spaventi. Naturalmente la volpe non c’era più, ma io ero convinto che fosse ancora lì, da qualche parte, a spiarmi. Mi sono schiarito la voce, era da un po’ che non parlavo, e ho detto:
– Ehi! – Silenzio. – Ehi! – ho ripetuto.
La volpe non mi ha risposto (non siamo in quel genere di storia). Subito, tempo un paio di secondi, ho colto la scena nella sua portata reale: un tizio che grida in un campo deserto, nel cuore della notte. Meglio tornare a casa. Sono ripartito, ma nei pensieri mi è rimasta la scia di quell’incontro notturno.
IMG_1428-2La volpe scende fino alle nostre case, fruga nei resti delle nostre vite. Ma non si lascia addomesticare (solo dal Piccolo Principe, e anche in quel caso non è stato semplice). Elegante e furtiva, è simbolo della parte segreta del mondo, di tutto ciò che non arriverò mai a svelare completamente. Perciò nelle mie storie si trovano spesso delle volpi: quando si scrive, si ha sempre la speranza di raggiungere un segreto.
Per esempio, l’investigatore Elia Contini cammina nei boschi e ama fotografare le volpi. Questo tratto caratteriale non è il solito tic più o meno simpatico, ma nasce da un’esigenza narrativa. Contini normalmente indaga su piccole cose – furtarelli, ripicche e gelosie – però non rinuncia, non si abbandona alla routine; e infatti, di notte, va a cercare le volpi.
Quando scrivo cerco sempre di non avere tutto sotto controllo. Mi preparo, penso all’idea generale della storia, ma sto con il fiato sospeso, perché so che ci saranno degli imprevisti… E quale miglior bandiera, per l’imprevisto, della coda rossastra di una volpe?
Anche gli antichi e sapienti maestri giapponesi erano ben consci del valore di questo animale. Infatti uno di loro ci ha lasciato un prezioso haiku: La volpe va / nel folto dell’estate – / Ma chi la vede?

PS: Se qualcuno volesse come Contini seguire le tracce delle volpi, può essere utile il volume da cui ho rubato una delle immagini di questo articolo: Jean-Pierre et Yan-Chim Jost, Le Renard. Aspect, comportement, urbanisation, Cabédita 2005. Non è male anche Le renard, di Jean-Steve Meia (Delachaux et Niestlé 2008). Sto cercando qualcosa di buono in italiano (se avete qualche suggerimento, fatemi sapere).

PPS: L’immagine della volpe fatta di parole è tratta da un’incisione a bulino eseguita da Paolo Foletti per la raccolta di poesie ornate Bestie (Atelier Calcografico, Novazzano 1997), con i testi di Ugo Petrini.

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