CARTOLINE (OTTOBRE)
“Cartoline” (#cartoline2020) è un progetto ideato e scritto da Yari Bernasconi e Andrea Fazioli.
CARTOLINA NUMERO 37
Da Roma, Italia
Abbiamo ritrovato questa cartolina di quasi vent’anni fa. Troppo tardi per spedirtela? Fanne quello che vuoi. Per noi è come se fosse ieri: il caldo, i pini sparpagliati come funghi, le rovine. E la folla sotto le arcate del Colosseo. Goethe diceva che «il sole e la luna, non dissimilmente dallo spirito umano, hanno qui tutt’altra funzione che in altri luoghi: qui, dove il loro sguardo è fronteggiato da masse enormi, eppure formalmente perfette». Noi abbiamo trascorso il pomeriggio ad ascoltare bisticci tra fidanzati («dimmelo una volta per tutte»), capricci di bambini («stasera facciamo i conti») e lamentele di ogni tipo («in Germania non si sarebbe mai vista una coda del genere»). Unicuique suum.
CARTOLINA NUMERO 38
Da una città fantasma
Non si sente più nulla. Avanziamo fra i ruderi, seguendo il percorso che offrono i buchi. Superiamo costole di case, finestre spezzate, cocci, vetri, porte abbattute. È un detrito del mondo, una vasta nostalgia senza parole. I rampicanti sgretolano le pietre e le radici dei faggi sfondano le pareti. Gli animali – topi e uccelli di cenere – passano svelti fra le camere. Nell’ombra più scura, un muro si tiene in piedi con fierezza: è coperto di graffiti illeggibili, come tracce di un tatuaggio sul dorso della mano. A poche decine di metri, il centro commerciale è ridotto a un cumulo di calcinacci e frammenti di metallo, mentre di fianco, nell’ufficio postale, restano gli scheletri degli sportelli, due lettere ingiallite, il mare di una vecchia cartolina. Attraversiamo la piazza, invasa dai roveti, e ci affacciamo sulla soglia di un bar. Dietro il bancone luccica una fila di bottiglie. Sulla parete vicino all’entrata, invece, rimane l’autografo di un ciclista: PantaniMarco, una parola sola, avvolta da uno svolazzo inciso con forza da una biro blu. Per un attimo anche noi siamo sul punto di svanire. Poi ci ricordiamo che abbiamo promesso di scriverti, ed eccoti questa cartolina. Nell’ufficio postale abbiamo perfino trovato un francobollo per inviartela.
CARTOLINA NUMERO 39
Da Nižnij Novgorod, Russia
La città è un enigma: più di un milione di abitanti, fabbriche, palazzi di vetro e cemento… Però in certi momenti, all’imbrunire, sembra di percorrere le vie di un villaggio. Il cremlino, con le sue dodici torri, si staglia contro l’ampiezza del Volga, dove scorrono imbarcazioni che giungono da un altro tempo. Il respiro dell’acqua governa i passi e i pensieri. Quando le case di mattoni o di legno si accendono di luci, noi, dall’esterno, immaginiamo le facce e i saluti e i litigi che non sapremo mai. Nell’aria fredda tutto si allontana. Ma quelle risate, quelle tristezze, quel suono di chiacchiere al tavolo della cucina… Noi vogliamo essere le parole degli altri, i loro sguardi. Mentre scende la sera, vogliamo essere la nebbia che risale il fiume, l’odore di manzo bollito, il pianto di un bambino che lentamente si placa.
CARTOLINA NUMERO 40
Da Corvesco, Svizzera
Nelle sere d’autunno a Corvesco i televisori scoppiettano in salotto, gli ultimi pendolari rientrano per la cena, i bambini corrono a lavarsi le mani. Perché torniamo sempre in questa valle fra le montagne? Qualcuno dice che bisogna attraversare ore di noia per poter finalmente riconoscere i dieci minuti in cui le cose cominciano ad accadere. Ma la verità è che qui non ci annoiamo. Riscopriamo ogni volta la cascata del Tresalti. Osserviamo il tramonto che si appoggia sul Monte Basso. Ceniamo al grotto Pepito. E soprattutto, salendo a piedi oltre l’ultima casa, con le luci di Corvesco alle spalle, ci troviamo a fissare quel muro impenetrabile che è il bosco. Certe sere d’autunno – lo sappiamo senza dircelo – ci sentiamo assediati da un nemico ineffabile, che invece di circondarci continua a bussare dall’interno. Così il bosco ci viene incontro, con le sue piste appena distinguibili, i ruscelli, i dirupi, e le volpi e i cinghiali nell’oscurità. Presenze ignote, ma vicine.
PS: Potete leggere qui le prime quattro cartoline. Le successive: qui dalla 5 alla 8, qui dalla 9 alla 12, qui dalla 13 alla 16, qui dalla 17 alla 20, qui dalla 21 alla 24, qui dalla 25 alla 28, qui dalla 29 alla 32 e qui dalla 33 alla 36.
PPS: La citazione di Goethe è tratta da Viaggio in Italia (1813-17), traduzione di Emilio Castellani, Mondadori, 1983.