“La belva stava in agguato nell’ombra”

L’altro giorno un amico mi prendeva in giro: qualche anno fa hai scritto Come rapinare una banca svizzera, adesso L’arte del fallimento; vuol dire che qualcosa non ha funzionato? Be’, su questo non mi pronuncio: troppo compromettente…
Il romanzo parla di sconfitte e rinascite, di un uomo che lascia tutto per suonare il sax, di lavoratori frontalieri, dumping salariale, omicidi e anche, per fortuna, di come l’amore si manifesti nelle vie più impensabili.
Potete guardare tranquillamente il “booktrailer”: non svela nulla della trama e non mostra i personaggi. Tutto, com’è giusto che sia, è lasciato all’immaginazione. Il video di Alessandro Tomarchio è una divagazione artistica, un modo per immergersi nella musica e nei luoghi del romanzo.

Le riprese mostrano qualche scorcio di paesaggio: il piano di Magadino, Bellinzona, Lugano, le montagne e il lago. Si vede anche lo spazio espositivo di un’azienda di arredamenti interni (Tomarchio ha girato queste scene nello showroom della ditta “Abitare”, a Giubiasco). A suonare è Alan Rusconi, che esegue al sax tenore un’improvvisazione su In a sentimental mood (una canzone importante nel romanzo). Nel video la musica s’intreccia con le parole; di seguito vi riporto la traccia audio con l’assolo di Rusconi.


Di In a sentimental mood ho già parlato nel blog, citando anche qualche riga da L’arte del fallimento: trovate qui l’articolo, insieme alla musica di Ellington e Coltrane. Un altro assaggio del romanzo, un po’ più lungo, lo trovate qui. L’idea di questa storia è rimasta a lungo in un angolo della mia mente, finché l’anno scorso mi sono deciso a scriverla. È stato un periodo di riflessioni e fantasticherie, mentre piano piano i personaggi prendevano vita. Avevo parecchie domande in testa… Che valore ha la sconfitta? Non sarà che il vero fallimento è non fallire mai? Di questi e altri pensieri ho parlato qui, dove trovate anche un estratto dalla “colonna sonora” del libro. Infine, qui c’è il risvolto di copertina, dove si accenna alle linee generali della storia. (Ora basta con i link: leggete pure sereni fino alla fine, senza paura di un altro “qui”…).
IMG_1876Concludo, secondo tradizione, con i ringraziamenti. Ai miei famigliari, prima di tutto. Poi ai miei lettori di fiducia: Anna, Davide, Giacomo, Giuseppe, Lucia, Nicola, Tommaso, Yari. Un pensiero per Giovanni “Cobra”, che mi ha fornito le prime indicazioni, e per Giona e Mattia, ai quali ho rubato qualche spunto. Sono grato ad Alan, il mio maestro di musica; a Monica, Cinzia, Vera, Paola, Diana, Viviana e tutto il gruppo di Guanda; a Laura, in particolare, che ha letto e ascoltato L’arte del fallimento, cogliendone le risonanze nascoste.
Dedico questo romanzo alla memoria di Fabrizio Fazioli, con cui avevo parlato anni fa della prima idea.

PS: Se aveste voglia di scambiare due parole, possiamo incontrarci a Lugano giovedì 17 marzo alle 18, nella libreria Il Segnalibro (via Pioda 5), o a Milano mercoledì 23 marzo alle 18.30, nella libreria Centofiori (piazzale Dateo 5). Le altre date sono sul mio sito oppure qui (ops, ne mancava ancora uno… domando scusa!).

PPS: Casomai qualcuno se lo fosse chiesto… il titolo di questo articolo è la prima frase del romanzo.

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In a sentimental mood

In febbraio uscirà per l’editore Guanda il mio nuovo romanzo, L’arte del fallimento.
Ecco un assaggio. È un brano dal capitolo 34 (intitolato “Paura”).

Dicono che Duke Ellington abbia scritto In a sentimental mood per sedare un litigio fra due ragazze. Pare che si sia messo al pianoforte e abbia lasciato parlare la musica. Mario non sapeva se fosse vero, ma di certo per lui quella canzone aveva un potere magico. Soprattutto nella versione incisa da Ellington e Coltrane all’inizio degli anni ’60.
Era una medicina: un toccasana da prendere la sera, dopo lo stress di una lunga giornata. Mario, sprofondato nella sua poltrona di pelle con un bicchiere di vino, sentiva placarsi il litigio anche dentro di lui, sentiva che le due ragazze alla fine si sorridevano e si stringevano la mano. Almeno fino al prossimo round.
Il giro ipnotico di piano, i piatti sullo sfondo, le sette note fino a quel mi alto prolungato, dal colore blu… perché stavolta non funzionava?

Magari, leggendo il romanzo, qualcuno farà una pausa per ascoltare il brano amato da Mario.

È un’incisione memorabile, anche perché in teoria Ellington e Coltrane appartenevano a generazioni e a mondi diversi: tradizionale e rassicurante il primo, sperimentatore e moderno il secondo. Invece no. Sentite, in questo primo e ultimo incontro fra i due, com’è tranquilla e rilassata l’atmosfera. Tranquilla, ma non piatta: c’è (paradossalmente, direbbero gli esperti) un soffio di inquietudine nel pianoforte di Ellington e molta dolcezza nel suono serio di Coltrane. L’amore per la musica, e per la bellezza, supera ogni steccato di genere.

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