Panchinario 94-103

Dove andiamo, quando viaggiamo? Sembra che per rispondere basti controllare il proprio biglietto di treno o di aereo, o semplicemente guardarsi intorno, al limite consultare una mappa. Invece, a volte, anche le coordinate più precise sono fuorvianti. All’inizio della pandemia di COVID-19, proprio nei primi giorni, sedersi su una panchina nella mia città significava andare molto lontano. Mio fratello, accanto a me, era ancora più distante, irraggiungibile. Restando alla scrivania, in pochi minuti ho raggiunto una panchina in un parco del 1921 e un’altra nel giardino di un ospedale psichiatrico in Provenza. E la panchina appena fuori casa mia? È più vicina o più lontana di quella posta nell’atollo di Ari, alle isole Maldive? Di certo, il viaggio più misterioso è stato quello verso altrove: a due passi da me, in un altro mondo.
Quando viaggiamo, siamo sempre altrove, anche rispetto al luogo in cui ci muoviamo, mangiamo, dormiamo. Ogni punto preciso, individuabile tramite delle coordinate, ha un suo doppio segreto, raggiungibile solo attraverso il sogno, l’immaginazione, l’arte. Le panchine sono un portale: stanno nella quotidianità, ma consentono di raggiungere un’altra dimensione.
(A proposito di coordinate: in fondo all’articolo trovate una spiegazione del sistema che uso nel Panchinario.)

 

94) BELLINZONA, in via Sasso Corbaro
Coordinate: 2’722’744.8; 1’116’442.7
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… fare un esercizio di speranza.
Non potendo andare lontano, m’incammino lungo la strada che sale verso il castello di Sasso Corbaro. A metà strada mi siedo sulla panchina. Una motocicletta si ferma di fianco a me e ne scende un uomo. Si toglie il casco… e scopro che è mio fratello. Ci salutiamo – ma guarda che coincidenza, eccetera – e stiamo per avvicinarci. Poi ci ricordiamo del coronavirus. Mio fratello è presente nei miei ricordi più remoti: giochi, litigi, vacanze, scoperte, amicizie, avventure. Lui c’era sempre. Oggi stiamo attenti a restare a un metro di distanza. La prendiamo con ironia e ci sediamo ai lati della panchina. Parliamo del più e del meno. È una situazione straziante, ma se non vogliamo cedere allo sconforto è necessario compiere questo esercizio di speranza. Senza bisogno di dircelo, sentiamo che dentro di noi ci sono gli stessi pensieri, le stesse emozioni. «Quando arriverà l’estate – dice lui – dobbiamo farci un giro in moto insieme.»
PDF dell’articolo su “Ticino 7”
Colonna sonora (30 secondi):

 

95) UN PARCO DEL 1921, sotto un lampione all’angolo di un viale
Coordinate: ignote
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… una passeggiata notturna.
Questa panchina non appartiene al nostro mondo, almeno, non a quello che possiamo calpestare con i nostri piedi. È un’acquaforte del pittore statunitense Edward Hopper, conservata al Whitney Museum of American Art di New York. Ma che cosa significa appartenere al nostro mondo? Per fortuna le nostre passeggiate possono prolungarsi oltre il tempo e lo spazio: senza uscire di casa, sentiamo frusciare la brezza fra gli alberi, vediamo la ombre frastagliate alla luce di un lampione solitario. Solitario è anche l’uomo che intravediamo di spalle, seduto con le gambe allungate davanti a sé. Indossa un cappello e sembra intento nella lettura. Tuttavia, mentre ci avviciniamo, abbiamo la sensazione che quell’uomo non soltanto un tizio che, tornando tardi dal lavoro, sia passato dal parco. Forse sta facendo un appostamento? Aspetta qualcuno? È un poliziotto, un ladro, un amante? Non lo sapremo mai. Ed è questo il bello.
PDF dell’articolo su “Ticino 7”
Colonna sonora (30 secondi):
Brezza, fruscio di carta, passi sul viale.

96) ATOLLO DI ARI, vicino all’isola di Athuruga, nell’arcipelago delle Maldive
Coordinate: 3°52’60″N; 72°49’60″E
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… leggere Robinson Crusoe.
La nave su cui era imbarcato Robinson Crusoe fece naufragio al largo del Venezuela. Qui invece siamo alle Maldive. Non è proprio la stessa cosa… ma l’atollo è piccolo e disabitato, perciò non è troppo difficile fingere di essere su un’isola deserta. A chi non è mai successo di sentirsi fuori dal mondo? Ci sono giorni in cui, sbattuti «da una violentissima tempesta», ci ritroviamo lontani «dalle comuni rotte commerciali», perduti «in una zona desolata». È facile abbandonarsi alla tristezza. Ma lo stesso Robinson ci ricorda che «tutti i mali vanno considerati insieme al bene che si trova in essi, e insieme ai mali peggiori che li circondano» (D. Defoe, Robinson Crusoe, 1719, trad. di Lodovico Terzi, Bompiani 1963). Soprattutto, bisogna pensare che prima o poi, anche nelle isole più remote, avvisteremo sulla spiaggia l’impronta di un piede umano. Basta non perdere la speranza.
PDF dell’articolo su “Ticino 7”
Colonna sonora (30 secondi):

 

97) SAINT-RÉMY-DE-PROVENCE, nel giardino dell’ospedale Saint-Paul-de-Mausole
Coordinate: 43°46’35″N; 4°50’05″E (circa)
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… ritrovare i colori.
Nel maggio del 1889, da pochi giorni ricoverato all’ospedale psichiatrico Saint-Paul-de-Mausole in Provenza, Vincent Van Gogh dipinse su una tela «gli eterni nascondigli verdi degli innamorati», come lui stesso scrisse ironicamente al fratello Theo. «Grossi tronchi d’albero coperti di edera, il suolo coperto di edera e di pervinche, una panchina di pietra e un cespuglio di rose pallide all’ombra. In primo piano alcuni fiori a calice bianco. E verde, viola e rosa» (V. Van Gogh, Lettere a Theo, trad. di M. Donvito e B. Casavecchia, Guanda). Quel dipinto andò perso, ma al Museo Van Gogh di Amsterdam c’è un disegno a penna su carta dello stesso paesaggio. Ho guardato a lungo quella panchina in bianco e nero, immaginando i colori smarriti. Smarriti? Basta dare loro il giusto tempo: alla fine i colori tornano sempre, ogni anno, proprio come li vide Van Gogh in quel lontano mese di maggio.
PDF dell’articolo su “Ticino 7”
Colonna sonora (30 secondi):
 Cicale, canto di uccelli, schiocchi di rami.

98) BELLINZONA, in piazzetta Fontana
Coordinate: 2’722’744.8; 1’116’442.7
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… aspettare che torni a scorrere l’acqua.
Lei era sempre lì. Ogni volta che uscivo di casa, ogni volta che rientravo mi lanciava uno sguardo di rimprovero. Si capiva che avrebbe voluto chiedermi: perché mi stai trascurando? Per “Ticino 7” ho visitato finora novantasette panchine in tutto il mondo, ma ho sempre evitato questa, proprio sotto casa mia. Forse per pudore, forse perché mi sembrava scontata. Ma oggi, visto che la pandemia m’impedisce di allontanarmi, vinco il mio ritegno e mi siedo davanti alla fontana. È appena cominciato il mese d’aprile: ancora non hanno riaperto il rubinetto. È un po’ triste vedere la vasca vuota, la piazza arida. Bisogna avere pazienza, mi dico. Presto l’acqua tornerà a gorgogliare, i bambini giocheranno a spruzzarsi e a rincorrersi intorno alla fontana, i viandanti e i ciclisti si fermeranno per bere un sorso. Nel frattempo resto qui, in attesa. Sulla panchina numero novantotto, la “mia” panchina, finalmente.
PDF dell’articolo su “Ticino 7”
Colonna sonora (30 secondi):

 

99) AMENO, al Santuario della Madonna della Bocciola in via Bardelli (Vacciago)
Coordinate: 45°47’41.3″N; 8°25’38.8″E
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… riflettere sulla lontananza.
A volte la lontananza è un’occasione per ritemprarsi; a volte una sofferenza. Essere distanti dal mondo, dagli affetti, dal lavoro può diventare un tormento, ma può offrire anche la possibilità di prendere fiato, per tornare poi a camminare con gli altri. Da questo maestoso santuario in stile neoclassico, la vista spazia libera fra il cielo e il lago d’Orta. Leonardo da Vinci consigliava ai pittori di usare l’azzurro per esprimere i grandi spazi: «e quello che tu vuoi che sia cinque volte più lontano, fallo cinque volte più azzurro». Le montagne sull’altra sponda, immobili e intrise di celeste, sembrano intonare il canto muto della lontananza. Nostalgia? Rimpianto? Anche, ma soprattutto desiderio di vita, di scoperta, mentre «l’azzurro si compone di chiaro e di scuro in lunghe distanze» (Leonardo, Trattato sulla pittura, a cura di E. Camesasca, Tea 1995).
PDF dell’articolo su “Ticino 7”
Colonna sonora (30 secondi):

 

100) ALTROVE, nelle nostre case o nei nostri giardini
Coordinate: variabili
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… farsi nuovi amici.
Per la centesima panchina della collezione avrei voluto andare in un luogo selvaggio, remoto, fra picchi di montagne; oppure nel cuore caotico di una metropoli. Invece ho chiesto aiuto alle mie figlie e loro mi hanno portato altrove. È una panchina qualunque, in un posto qualunque. Ma quanta vitalità, quanta capacità di suscitare incontri: un’anziana signora e il suo nipotino, un puffo che si ripara dal sole sotto un fungo, un soldato spaziale che discute con un uomo in canottiera. Lego, Playmobil, giocattoli di etnie diverse si aggregano intorno alla panchina, mentre un’eterea Puffetta sfreccia in pattini a rotelle con la chioma dorata al vento. Non ci sono discriminazioni, nessuna distinzione fra popoli, generi, classi sociali. Proprio per questo – pur essendo la panca nel mio giardino – mi rendo conto che è veramente altrove, nei territori dell’immaginazione, assai lontana da questo povero vecchio mondo.
PDF dell’articolo su “Ticino 7”
Colonna sonora (30 secondi): Chiacchiere, suoni puffici, rullio di pattini.

101) JUSSY, nei Bois de l’Étang, vicino al Chemin des Étoiles
Coordinate: 2’511’453.8; 1’122’791.4
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… avere una buona idea.
Le buone idee possono arrivare nelle situazioni più impensate: mentre fai la doccia, mentre stai portando fuori i rifiuti, mentre lavi i piatti o mentre dormi. Però ci sono scenari che sembrano fatti apposta per dare l’ispirazione. Già da bambino ogni tanto fantasticavo di camminare per i campi, nello splendore della primavera, fino a una quercia solitaria. Ai piedi della quercia, ascoltando il fruscio del vento e le chiacchiere degli uccellini, ecco che ogni dubbio si scioglieva e all’improvviso appariva la risposta che stavo cercando, semplice eppure sorprendente. Le “panchine ispiratrici” sono rare, purtroppo. Ne trovate una eccellente a circa dodici chilometri da Ginevra, nella riserva naturale Les Prés de Villette. Ogni cosa è al suo posto: l’erba, i sentieri, gli alberi. Ogni colore scintilla: il verde, il giallo, l’azzurro. La panchina sta proprio lì, ai piedi del grande albero. E ci aspetta.
PDF dell’articolo su “Ticino 7”
Colonna sonora (30 secondi):

 

102) MAGADINO, in via Montitt
Coordinate: 2’711’121.2; 1’111’766.6
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… osservare la fine di un fiume.
Non si può guardare la foce di un fiume senza pensare alla nascita. La sorgente principale del Ticino si trova sul Passo della Novena, a 2.500 metri di quota: è uno scenario di rocce e licheni, levigato dal vento, dalla neve.  Dopo novanta chilometri il Ticino si getta nel Lago Maggiore. (Poi ne uscirà, per attraversare il Piemonte e la Lombardia fino al Po: ma questa è un’altra storia.) Sono arrivato in bicicletta, lungo la strada che da Quartino porta a Orgnana, misterioso borgo di gufi e terrazze. La panchina sembra rivolgermi un invito: fermati, scendi fino all’acqua! Sotto di me scorgo l’unica foce di fiume in un lago rimasta allo stato naturale a sud delle Alpi (e una delle poche in tutta l’Europa). Laggiù vivono più di trecento specie di uccelli, centinaia di piante diverse, addirittura 387 specie di funghi. Trecentoottantasette! È un mondo selvaggio, primordiale. Distante pochi passi e migliaia di anni.
PDF dell’articolo su “Ticino 7”
Colonna sonora (30 secondi):

 

103) MONTAGNOLA, in via Ra Cürta
Coordinate: 2’714’809.8; 1’093’585.9
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… leggere Hermann Hesse.
Questa panchina si trova nei dintorni del Museo Hermann Hesse, allestito nel 1997 vicino alla Casa Camuzzi, dove lo scrittore visse dal 1919 al 1931. «Quando quarantun anni fa giunsi per la prima volta a Montagnola in cerca di un rifugio – annotava Hesse nel 1960 – e presi in affitto un piccolo appartamento, sotto il cui balconcino sorgeva allora un maestoso albero di giuda in fiore accanto ad alcune magnolie tardive, ero un uomo “nel fiore dell’età”, e dopo quattro anni di guerra, conclusasi anche per me con la sconfitta e la bancarotta, ero pronto a ricominciare da capo» (H. Hesse, Incanto e disincanto del Ticino, trad. di V. Michels, Dadò 2013). La stagione è quella giusta: nei giardini della Collina d’Oro non mancano gli alberi fioriti e, in questi pomeriggi luminosi di maggio, è sempre vivo anche il desiderio di ripartire, di «ricominciare da capo» nonostante gli errori e le cadute, fiduciosi nel futuro.
PDF dell’articolo su “Ticino 7”
Colonna sonora (30 secondi):


PS: Durante la pandemia, “Ticino 7” esce in una forma grafica diversa: perciò le panchine sono all’interno di un paginone che offre anche altri contenuti.

PPS: Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine da 5 a 10, qui da 11 a 17 e qui da 18 a 23, qui da 24 a 30, qui da 31 a 37, qui da 38 a 45, qui da 46 a 55, qui da 56 a 64, qui da 65 a 73, qui da 74 a 81 e qui da 82 a 93. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

PPPS: Sono grato a chi mi accompagna e a chi mi fa scoprire nuove panchine. In particolare, grazie a Isadora e Pietro (Atollo di Ari), Francesca e Barbara (Ameno), Rosa e Lina (Altrove), Francesca (Jussy), Giacomo (Magadino).
Le prime fotografie di questo articolo mi sono state inviate da due lettrici: Renata Campana (alpe Canaa sopra Lodano, in Svizzera) e Alina Colusso (Aberdeen, in Scozia).

PPPPS: In genere, per segnalare le panchine di tutto il mondo uso il WGS84 (World Geodetic System 1984), cioè un sistema di coordinate costruito a partire da un ellissoide di riferimento risalente al 1984. La latitudine e la longitudine sono designate mediante la proiezione universale trasversa di Mercatore (UTM), da cui la sigla UTM-WGS84. Le cifre sono espresse in base sessagesimale: gradi, minuti, secondi.
Per quanto riguarda le panchine situate in Svizzera, invece, uso la triangolazione nazionale MN95, introdotta negli anni Novanta e ultimata nel 2016: si tratta di coordinate a sette cifre con la città di Berna come punto di origine. I valori hanno sempre un 1 in direzione nord-sud e un 2 in direzione ovest-est. Gli assi sono quindi 2’600’000 metri (est) e 1’200’000 metri (nord). Per definire un punto nel territorio elvetico, le coordinate MN95 sono più precise rispetto a quelle mondiali. A chi volesse convertire le coordinate MN95 in UTM-WGS84, consiglio di consultare il sito Swisstopo, che fornisce tutti i dettagli, compresa una mappa molto accurata (potete inserire nella mappa le coordinate svizzere per individuare una singola panchina).

Condividi il post

Green Barbie

Il giorno di Ferragosto ho avuto uno scambio di idee con alcune bambine che giocavano alle bambole. Una bambina, in particolare, stava sgridando una Barbie che si rifiutava di dormire: sei stanca, le diceva, devi essere stanca! Le ho chiesto il motivo di questo accanimento terapeutico. Ha passato tutto il giorno al centro commerciale, mi ha spiegato la bimba, e ora deve riposare. Che vitaccia, ho pensato.
IMG_6336Una di queste bambine porta lo stesso nome della sua bisnonna (e mia nonna): Lina Fazioli. Mentre la guardavo giocare le due figure omonime si sono sovrapposte e per un attimo, nella calura del pomeriggio estivo, ho avuto l’impressione di un fuggevole contatto con le ombre. Portato da una voce lontana, mi è tornato in mente un episodio che non sapevo di ricordare: un giorno, una trentina di anni fa, mia nonna mi raccontò come giocava alle bambole da piccola, all’inizio del Novecento. Prima lei e le sue compagne strappavano un ciuffo di erba, facendo in modo di tenere anche la zolla; poi rivestivano la zolla di un panno perché diventasse la testa della bambola. Ed ecco che l’erba non era più erba, ma una meravigliosa gonna fluttuante.
IMG_6329Ho voluto provare anch’io: a volte compiere un gesto è l’unico modo per fissare un ricordo. Ho strappato un ciuffo d’erba e ho avvolto un panno intorno alla zolla, davanti agli occhi perplessi delle bambine. Guardate, ho detto loro, adesso anch’io ho una bambola. Posso metterla a riposare insieme alle vostre? Superato lo stupore iniziale, le bambine hanno accolto la nuova bambola, sebbene fosse chiaro che non avesse mai messo piede in un centro commerciale.
Vedendo le bambole appaiate sul tavolo – quella antica accanto a una di quelle contemporanee – mi pareva di essere appena uscito da una macchina del tempo. Il divario di cento anni è stato annullato in pochi secondi: le bambine non hanno esitato a giocare con la mia bambola autarchica, nonostante fosse priva di accessori (e anche di lineamenti). Ma ho voluto spingermi oltre, rischiando di farmi del male. Ho chiesto: qual è secondo voi la bambola più bella fra queste due? E ho atteso il responso con trepidazione, come se avessi iscritto la mia “miss” a un concorso di bellezza estivo, di quelli che forse si organizzano ancora sulle spiagge più tamarre. Ma avevo dimenticato quanto possano essere diplomatiche le bambine: dipende, mi hanno risposto, non si può dire, perché una ha la gonna lunga e una ce l’ha corta.
FullSizeRenderGiocare alle bambole è uno dei gesti più antichi dell’umanità. Nei giorni scorsi leggevo un saggio di antropologia (magari ve ne parlerò prima o poi) nel quale si racconta la vita degli Apache del XIX secolo, fra l’Arizona e il Messico. Ebbene, anche nella guerriglia, quando le tribù si dovevano spostare in fretta per sopravvivere, quando il pianto di un bambino poteva significare la morte dell’intera famiglia, perfino durante le carestie e le fughe, le bambine Apache giocavano alle bambole. Lo testimoniano i resti degli accampamenti, oggi in un museo: insieme a punte di freccia, ossa e canestri, ci sono delle piccole bambole fatte di stracci, pezzetti di pelle e materiale vegetale.
IMG_6313Giocare alle bambole è raccontare una storia. La mente elabora scenari, disegna paesaggi, completa ciò che manca (infatti il mio tentativo è stato subito compreso). Più un bambino si annoia, più la sua fantasia è stimolata a inventarsi un mondo. Perciò è crudele privare i nostri figli (e noi stessi) della noia, specialmente durante le vacanze. Senza tivù, senza iPad, senza telefoni, ecco che i bambini ci mostrano chi siamo veramente. Privi della nostra armatura tecnologica, siamo condannati a essere qui, ora, in questo luogo, sotto il sole di questo giorno preciso. Come smuovere la nostra mente, allora, come viaggiare senza l’ausilio di video e social network? Be’, i vecchi metodi funzionano ancora: giocare alle bambole consente avventure spazio-temporali con poca spesa e massimo rendimento. È anche un buon laboratorio di scrittura: se tanti autori giocassero alle bambole, invece di scrivere roba su internet come il sottoscritto, forse avremmo più romanzi decenti…
Certo, dare spazio alla fantasia è sempre rischioso, fin dai tempi di don Chisciotte e dei mulini a vento. Nel mio caso, stavo per rientrare in casa quando mi sono ritrovato circondato da un manipolo di bambine. Ehi, dove vai, non puoi andare via adesso, mi hanno intimato. Prima devi fare una bambola di erba per ognuna di noi!

PS: A proposito di noia, vorrei ricordare che uno degli scopi principali di questo blog è proprio quello di aiutare i lettori ad annoiarsi. Lo spiegavo qui, nel primo articolo in assoluto.

Copia di FullSizeRender

Condividi il post