Ztalpedarap

#Paradeplatz2018 è stato un progetto di Yari Bernasconi e Andrea Fazioli. Da gennaio a dicembre 2018, per dodici mesi, ci siamo dati appuntamento a Paradeplatz, ci siamo seduti con una poesia ogni volta diversa, abbiamo cercato di capire meglio questo luogo e le persone che lo attraversano (compresi noi stessi). Abbiamo allenato il nostro sguardo, abbiamo sperimentato diverse modalità di scrittura, ci siamo posti domande le cui risposte erano altre domande.

E così siamo tornati. Senza grandi pretese o – peggio – intenti simbolici. Siamo tornati perché volevamo incontrarci e risultava comodo per entrambi. Ci siamo quindi limitati a gironzolare per qualche minuto. Abbiamo letto le insegne, le pubblicità sulle fiancate dei tram. Ci siamo fermati accanto alla vetrina di un gioielliere, dove una targa strillava una lista di città: New York, Beverly Hills, Paris, London, Tokyo, Hong Kong, Běijīng, Shanghai, Dubai, Moscow. Poi abbiamo guardato la vetrina. E proprio lì, attraversati da un vento sottile, ci siamo rivisti. Tra perle e brillanti. La piazza sullo sfondo appena diversa da come la ricordavamo, con le insegne dell’SBU e della essiuS tidérC. Eccoci qui. Abbastanza alti, dentro abiti neutrali e poco originali, con un sorriso a metà. Gli zaini colmi di libri, fogli e cianfrusaglie. Gli occhi appena malinconici, come ogni persona che abbia il tempo di guardarsi allo specchio, di dire io, tunoi. [YB+AF]

Ecco la lista dei nostri viaggi a Paradeplatz. Alla fine trovate pure un piccolo extra. In linguaggio contemporaneo: una bonus track con il making of.

Gennaio (episodio 1)
Non ci saremoSiamo seduti su una panchina e dopo pochi minuti siamo già i più vecchi abitanti della piazza. Gli altri corrono, noi restiamo. Nonostante il desiderio di abbandonarsi alla poesia dei capolinea e di balzare sul primo tram diretto allo zoo o a Frankenthal.

Febbraio (episodio 2)
Una piazza è una piazzaSiamo tornati a Zurigo con l’intento di non fare niente per un paio d’ore. Ma abbiamo scoperto che, se stai seduto abbastanza a lungo, a Paradeplatz appaiono agenti segreti, viaggiatori nel tempo, fanciulle stilnoviste e brucaliffi.

Marzo (episodio 3)
Un giorno ideale per i pescitaccuino
In mezzo ai tram e ai passanti, compare un tizio con una videocamera. Si avvicina e la punta contro di noi: nera, impassibile, attenta. Si scorgono i suoi denti aguzzi. E nel volgere di un attimo, gli osservatori diventano osservati.

Aprile (episodio 4)
FosforescenzeLa primavera ci ha colti di sorpresa: pensavamo d’incontrare la solita, vecchia piazza, ma Paradeplatz si è trasformata davanti ai nostri occhi, diventando un luogo insieme intimo e selvaggio, pieno di pericoli invisibili.

Maggio (episodio 5)
A testa in giù Esserci o non esserci. Cosa diventa un luogo quando non ci siamo? Ma soprattutto: esiste ancora? Cerchiamo di stare attenti ai piccoli vuoti, alle piccole coincidenze. Alla fine ci accorgiamo che, in certi casi, il modo migliore per visitare un luogo è mettersi a testa in giù.

Giugno (episodio 6)
A Zurigo, sulla luna I soliti tram e le solite cravatte di Paradeplatz: nemmeno il tempo di pensarlo e siamo finiti sulla luna. Capita a volte che, all’improvviso, ci si trovi davanti ai propri desideri: in fondo, siamo anche e soprattutto quello che saremmo voluti essere (senza riuscirci).

Luglio (episodio 7)
La solitudine del formichiere La piazza è inondata dal sole. La domenica passano pochi tram. In compenso sfilano piccioni altezzosi, ragazzi abbronzati, fanciulle che schioccano le infradito, famiglie che fanno jogging. Ci caliamo nella parte e andiamo allo zoo.

Agosto (episodio 8)
Pourquoi ici? Eccoci seduti l’uno di fianco all’altro. Entrambi con gli occhi cerchiati di sonno. Per ragioni diverse, la notte scorsa abbiamo dormito poco (fra tutti e due, meno di dieci ore). Dormire a Paradeplatz? Per un attimo il pensiero ci sfiora, ma è tutto troppo chiaro, troppo abbagliante.

Settembre (episodio 9)
L’uomo nudo Quando soffia il “föhn”, Zurigo è più stravagante, più colorata, più pazza. Nel tentativo di raggiungere per altre vie la piazza, stavolta ci siamo persi. Quando infine riusciamo a trovarci, nasce anche in noi – colpa del favonio! – un improvviso grano di follia…

Ottobre (episodio 10)
L’ultima sigaretta Che cosa nasconde il cuore del cuore di Zurigo? Che cosa ancora Paradeplatz non ci ha raccontato, in questi dieci mesi di corteggiamento? Un uomo barbuto si esercita a lanciare mozziconi di sigaretta. E noi scendiamo nel sottosuolo, cercando cunicoli e passaggi segreti.

Novembre (episodio 10)
Il sergente Studer?Gli alberi di Natale schierati sopra il tetto dell’UBS sembrano un plotone di esecuzione poco prima dell’alba. Ma non è l’alba. Non è nemmeno mattina, sebbene l’orologio segni le undici. È un mondo senza tempo, dove novembre a lungo scioglie il suo canto d’addio.

Dicembre (episodio 12)
Capolinea Frankental Se fino a oggi i nostri incontri zurighesi potevano apparire inutili o assurdi, che cosa dire di questo ultimo viaggio? Due persone adulte salgono sul tram numero 13 diretto a Frankental con l’unico scopo di andare a Frankental. Nient’altro che il desiderio di essere lì.

*

Speciale!
BONUS (making of)

Cliccate qui per leggere la trascrizione dei nostri taccuini, mese dopo mese.

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9 pensieri su “Ztalpedarap

  1. Bravissimi! E che costanza! Trovo che portare avanti un progetto di questo tipo richieda un grandissimo impegno: con le mille sollecitazioni alle quali siamo sottoposti ogni giorni, trovare ancora il tempo e la forza di portare avanti un progetto artistico “inutile”, nella misura in cui non produce nulla di concreto nell’immediato, è davvero una cosa che merita tutto il nostro incoraggiamento! Bravi bravi bravissimi!

  2. Che bello, sentivo nostalgia di Paradeplatz! Questo post è come un regalo inaspettato! 🎁😃 Nei prossimi giorni partendo da qui mi rileggerò con calma i vari mesi. E mi sono stampata il “bonus” con la fedele trascrizione dei taccuini. A leggerlo su carta sembra quasi una raccolta di aforismi! Ma soprattutto… ci sono tutte le “foto dall’alto” insieme! 😍
    Adesso non vi resta che pubblicare anche i post! 🙃 🤣 anche perché comunque, per testi del genere, la lettura su carta è la migliore!!

  3. Mica male il best of con i taccuini! Sarebbe l’ideale per un corso di creative writing: paragonare gli appunti ai testi finali. Ma immagino che alcuni appunti siano di YB e altri di AF. È giusto che non siano separati? Li avete messi tutti insieme o è una scelta? Grazie, complimenti e scusate per il disturbo!

    1. Intanto grazie (e nessun disturbo, ci mancherebbe). Gli appunti sono in effetti stati mischiati. Un po’ per gioco e un po’ perché, in un progetto come questo, è difficile distinguere fra quello che si è scritto, quello che si sarebbe voluto scrivere ma l’ha fatto l’altro, quello che si è scritto ma l’ha scritto meglio l’altro, quello che non si è scritto e nemmeno l’altro l’ha fatto ma si ritrova lo stesso un appunto, e via così ad libitum nel Mistero dei Taccuini.

  4. Bello ritrovare i mesi di tutto l’anno. Però raggiungo Ilaria. A questo punto mi piacerebbe vederli stampati, anche per praticità. Grazie per i taccuini e complimenti per la foto in vetrina! 😉

  5. Bravissimi!! Un’esperienza di viaggio colmo di osservazione interiore, al di là delle apparenze. Grazie.

    1. Grazie mille. In realtà, come succede sempre nei viaggi, il percorso più arduo è quello interno, suscitato e scandito da quello esterno. Quasi trattava sempre di tornare nello stesso posto. Cambiava però il tempo, lungo lo scorrere dell’anno, e cambiavamo noi. Un cordiale saluto.

  6. Caro Andrea, caro Yari,
    il resoconto del vostro progetto mi ha fatto riflettere sul fatto che nella nostra società una tra le capacità più difficili ma fondamentali da acquisire è quella di osservare: saper vedere la Natura, o meglio, l’ambiente, letteralmente ‘ciò che ci circonda’. Ma non basta solo vedere, bisogna anche saper guardare e, ancora, bisogna saper scegliere dove indirizzare lo sguardo.
    L’atto stesso di scrivere richiede la capacità di saper fare una scelta, una selezione di quanto visto, di saper decidere cosa raccontare e cosa no. Le vostre dodici selezioni (tredici con l’extra dei taccuini) sono state tanto ottime quanto piacevoli da leggere.
    Sono passata più volte da Paradeplatz, senza mai avvistarvi… devo ancora allenarmi a osservare o devo convincermi a indossare regolarmente gli occhiali?

    1. Cara Marica,
      grazie mille per la tua riflessione, che coglie uno degli aspetti per noi fondamentali di questa esperienza: lo sguardo, seguito dalla scelta. In realtà, perché lo sguardo si faccia più teso e perché la scelta sia più efficace, abbiamo usato anche un’altra azione indispensabile: l’attesa. Infatti ci siamo accorti che lo sguardo non si fa subito attento, ma ha bisogno di tempo per calarsi nella realtà che vuole osservare. Poi c’è un’altra attesa, quella delle parole trascritte nel taccuino prima di trasformarsi nei testi del reportage. In entrambi i casi l’attesa prelude alla scelta: la scelta di cosa guardare e la scelta di cosa scrivere.
      Quanto all’avvistarci… strano che non ci siamo mai incrociati! Che fossimo mimetizzati nell’ambiente? Ormai non si distinguono più gli osservatori dal luogo osservato…
      Scherzi a parte, chissà che non ci si incontri in futuro. Pur essendo terminato il progetto, ogni tanto Yari e io ci diamo ancora appuntamento in Paradeplatz, quando dobbiamo lavorare ad altri progetti. Lui abita a Berna, io a Bellinzona: Zurigo è un luogo ideale per incontrarci.

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