Panchinario (11-17)

Le panchine sono casa nostra. Appaiono come oasi nel deserto in mezzo gli ingorghi metropolitani, ai divieti di passaggio, alle proprietà private, dentro il reticolo di strade su cui bisogna guidare, camminare, avanzare, di certo non stare fermi. Nei luoghi selvaggi, per contro, le panchine diventano un segno di civiltà, rivelandosi ai viaggiatori come uno tra gli artefatti più geniali mai concepiti dalla mente umana. Le panchine sono il nostro divano, la nostra piazza; suscitano incontri casuali e invitano alla fantasticheria solitaria. Senza spesa e senza fastidi, tutte le settimane estendo le pareti di casa mia: ogni panchina è una nuova stanza, intima, domestica, segreta e insieme pubblica, universale.

11) MONTE CARASSO, sul prato davanti al Grotto Mornera
Coordinate: 2’718’926.1; 1’118’563.9
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… parlare da soli.
Bisogna salire dal basso, appesi a una fune. La stazione di partenza è in via I Fracc; il capolinea a Mornera, a 1400 metri di quota. Il viaggio dura una decina di minuti. Dalla cabina della funivia, fra i boschi di castagni appaiono il ponte tibetano sospeso sulla Valle di Sementina e i resti del villaggio di Curzùtt (con la bella chiesa affrescata di San Bernardo). All’arrivo potete scegliere fra tre panchine intagliate nel legno, ma per parlare da soli è consigliabile sedersi su quella di mezzo: un piccolo gatto di ferro, appeso alla ringhiera in fondo al prato, accoglierà amabilmente il vostro soliloquio. Guardate la maestà delle montagne. Respirate l’aria fresca. E raccontate pure al gatto tutti i vostri guai, le vostre preoccupazioni. Lui non vi interromperà, ma vi ascolterà con pazienza, attento, immobile, comprensivo come può esserlo solo un gatto di ferro.
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12) LUGANO, in via Guglielmo Canevascini
Coordinate: 2’716’0423.1; 1’096’272.3
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… prepararsi a un nuovo anno scolastico.
Il tempo ci consuma e tuttavia non possiamo né vederlo, né toccarlo, né ascoltarne l’incessante fruscío. Possiamo però annusarlo. Penso al primo giorno di scuola della mia vita: più delle immagini o delle parole resta un odore, una miscela di quaderni, matite, gomma da cancellare, corridoi, timore, lavagna, gessi, banchi di legno e trepidazione. Mi pare di sentirlo di nuovo quando – in una calda giornata di fine agosto – mi siedo su una panchina all’ombra, accanto a una scuola dell’infanzia ancora vuota e silenziosa. Davanti a me, oltre la recinzione, i colori squillanti di un parco giochi. Sotto la vampa del sole la scuola è perfettamente immobile, in attesa. Pochi metri più in là c’è una residenza per anziani. Mentre contemplo il parco giochi deserto, passa un ragazzo che spinge una vecchia signora in carrozzella. Ci salutiamo. Il tempo sprigiona un odore lontano, misterioso.
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13) ZOO DI ZURIGO, nella Masoala-Halle in Zürichbergstrasse
Coordinate: 2’686’093.3; 1’248’834.6
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… leggere Emilio Salgari.
Emilio Salgari (1862-1911) inventò centinaia di storie ambientate in luoghi esotici che non aveva mai visto. «Scrivere, diceva, è come viaggiare ma senza la seccatura del bagagli». Se volete visitare il Madagascar senza la seccatura dei bagagli, nello Zoo di Zurigo c’è un padiglione di 11mila metri quadrati che racchiude l’ecosistema della foresta pluviale, con cinquecento specie di piante e cinquanta specie di vertebrati (circa trecento individui). Seduti su una panchina di legno, potrete ascoltare i suoni della foresta mentre intorno a voi si aggireranno camaleonti, gechi, rane pomodoro, pappagalli, lemuri e volpi volanti di Rodrigues. A questo punto, aprite I misteri della Giungla Nera: «L’aria era dolce, imbalsamata dal soave profumo dei gelsomini, degli sciambaga, dei mussenda e dei nagatampo». Non c’è bisogno di sapere che cosa significhi… basta il suono delle parole.
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14) ORBETELLO, sulla ciclopista parallela a via Mura di Levante
Coordinate: 46°26’12” N; 11°12’38” E
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… sognare.
Chi l’ha mai detto che per sognare occorre stare comodi? Non parlo dei sogni a occhi chiusi, ma di quelli a occhi aperti. Se siamo troppo rilassati, se tutto è troppo confortevole, a che cosa serve sognare? A che cosa serve usare la facoltà meravigliosa dell’immaginazione per esplorare luoghi remoti senza vederli? Il mare è un potente generatore di fantasticherie. Non c’è nemmeno bisogno di averlo davanti, basta osservare una cartolina, basta sentire la parola, leggere quelle quattro lettere vaste come l’orizzonte: MARE. Questa panchina di Orbetello – siamo nella provincia di Grosseto, in Toscana – si può raggiungere sognando (a occhi aperti) oppure percorrendo la ciclabile fuori dalla città. Dalla panchina si scorge il tombolo di Feniglia con la sua pineta. A destra c’è l’Argentario, a sinistra il continente. Il mare aperto e sconfinato non si vede, ma è facile da immaginare. Anche perché la panchina è scomodissima.
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15) PRATO LEVENTINA, sopra il lago Tremorgio, salendo verso il lago del Leit
Coordinate: 2’698’848.9; 1’148’009.5
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… riempirsi gli occhi di blu.
Quando mi sento malinconico, cerco di rinnovare le mie scorte di blu. Il rimedio è presente in varie forme: il cielo, il mare, un fiume, un vestito, uno sguardo, un dipinto di Simone Martini, di Kandinsky o di Vermeer, una poesia di Mario Luzi o una canzone di Paolo Conte. A volte m’imbatto in una tipologia precisa: il blu Calgari (creato dai fratelli Calgari nel XIX secolo, presente in tanti affreschi dell’alto Canton Ticino) o l’IBK (International Blue Klein, fra il blu scuro e il blu di Prussia, creato da Yves Klein nel 1957). Comunque sia, tutte le sfumature – il blu Calgari e l’IBK, il blu di Prussia, il blu oltremare, l’azzurro, il blu di Persia e il blu Savoia e altri ancora – tutte si ritrovano nei colori del lago Tremorgio, che riflettono il cielo, il tempo e la speranza. Mi siedo sulla panchina, a poco più di duemila metri di quota, e riempio il serbatoio di blu.
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16) COLDRERIO, nell’area di servizio sull’A2 in direzione nord
Coordinate: 2’720’072.6; 1’078’838.3
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… leggere un poeta arabo.
Il luogo, in sé, non sembra destinato ad attirare i turisti: si sente un continuo rombo di motori; per terra ci sono cartacce e mozziconi di sigaretta; a pochi passi c’è una fontana di cemento dalla quale non esce un filo d’acqua. Ma qualche metro più in là, oltre una recinzione, cresce un vigneto rigoglioso; inoltre, proprio accanto alla panchina una grande quercia offre ombra e lentezza. Faraj Bayrakdar, nato nel 1951 in Siria, ha passato anni in carcere per la sua opposizione al regime di Assad. Spesso i poeti arabi sono ricchi di contrasti, d’immagini vivaci. Bayrakdar in più ha l’ironia un po’ amara di chi, costretto a un’immobilità da prigioniero, ha visto correre follemente il mondo. «Alle mie spalle una quercia / mi esorta sempre: / se non riesci / a vincere la vita / arrenditi almeno» (da Specchi dell’assenza, Interlinea, traduzione e cura di Elena Chiti).
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17) SANT’ANTONIO, in via Al Crèst a Vellano
Coordinate: 2’724’927.5; 1’114’235.5
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… scambiare confidenze tra amici.
Fin dall’epoca romana la valle Morobbia collegava il Sopraceneri con il lago di Como. Il Passo San Jorio, a 2014 metri, venne usato dai Visconti nel XV secolo per conquistare Bellinzona. Oggi tra Giubiasco e Carena c’è una strada di una dozzina di chilometri; a tre quarti del percorso, Vellano è una manciata di case. La panchina sta sul crinale di un colle, a 770 metri di quota, sotto un noce maestoso. Dall’alto si scorgono case, cantieri, piscine, automobili e ciclisti fosforescenti. Si sentono pianti di bambini, chiacchiere portate dal vento. Eppure, sedendo sulle assi un po’ sconnesse, scrostate dal sole, si ha l’impressione di essere lontani dai traffici e dalle fatiche del mondo. Bisogna arrampicarsi sulla collina verso sera, insieme a un amico. Allora, mentre il sole accarezza dolcemente l’erba esausta dei prati, sarà il momento buono per scambiarsi domande, confidenze, racconti.
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PS: Grazie a Martina e Paolo (Orbetello), Maria Linda (Monaco), Alice ed Eloisa (Dunkeld), Eloisa (Sant’Antonio). Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le successive, qui le panchine dalla diciottesima alla ventitreesima. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

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5 pensieri su “Panchinario (11-17)

  1. Grande idea questa delle panchine!! Bello che ci sia la versione sul giornale e poi l’“optional” dei piccoli audio sul blog. Prima o poi me deciderò a fare un “tour” per visitare le panchine consigliate…

  2. Bella questa serie! 😍 Dalla panchina, quotidiana, quasi banale, un oggetto in fondo scontato, nasce una storia, uno spunto di meditazione. È la forza della letteratura! 😊

  3. Forse non vedrò mai quei posti, quei paesaggi. Ma dopo aver letto questo post ho l’impressione di aver sentito il vento davanti al mare di Orbetello, di aver viaggiato con la fantasia a Zurigo, di essere tornata al mio primo giorno di scuola e di avere parlato con un gatto. In più, ho rinnovato le mie riserve di blu! Che dire? Grazie!!

  4. Non so se Lei, Andrea, abbia un contratto con TicinoTurismo, ah ah ah… No, dai, sto scherzando!… magari lo faranno a me (vedi sotto).
    Rimane comunque la voglia di vedere dal vivo l’intorno delle panchine raccontate. Alla Mornera ci ero stato con mio fratello ed un amico, tanti anni fa: si era saliti con il carrellone di una teleferica, e ci era stato spiegato come azionare la partenza e l’arrivo (!) con un comando da gru industriale; immagino che oggi sia diverso, per la sicurezza. In ogni caso, se si imbocca il sentiero (facile, per tutti direi) verso la Capanna Albagno, dopo una mezz’oretta si giunge ad un pianoro ricchissimo di rododendri. Era verso la fine di giugno e lo spettacolo della fioritura fu veramente eccezionale. Da provare!
    Per non dire della zona del Leít… che si giunga da Fiesso (c’è anche la piccola funivia, il sentiero è molto duro, in piedi, 900 metri di dislivello, tirando via di buon passo un due orette e mezzo) o dal Boscobello di Dalpe o dalla Capanna del Campo Tencia-via Passo del Leít (per buoni camminatori in mezzo alle rocce) è sempre magnifico, uno dei posti magici della mia vita!

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