Il senso del pompelmo

Oggi è il mio compleanno. Per festeggiare, ho preso la macchina e sono andato a comprarmi un pompelmo. Guidavo lungo via Vergiò, a Breganzona, e pensavo a ciò che uno pensa quando si accorge che è il suo compleanno. 1) Ehi, vecchia carcassa! 2) Dove se ne sono andati questi dodici mesi? 3) A proposito, quanti quindici maggio ti resteranno? 4) Mmm… meglio non saperlo. 5) E comunque, sei sicuro di aver presente il senso di tutto questo?
Ho le mie risposte, come tutti. Ma un conto è riflettere sul senso della vita, un altro conto è possederlo con limpida certezza in un mattino di primavera, davanti a questi colori così sontuosamente lavati dalla pioggia: prati, asfalto, case, cielo. Via Vergiò scende con dolcezza, fra orti rigogliosi e parcheggi custoditi da parole austere: per decisione giudiziaria è fatto divieto ai non aventi diritto di posteggiare veicoli su questo fondo; ai contravventori è comminata una multa da fr. 20 a fr. 500. La brutalità del messaggio mi pare in qualche modo stemperata da quel punto e virgola e dalla fantastica ampiezza della multa: da venti a cinquecento… ma perché?
Da queste parti abbondano le proibizioni. Un altro cartello specifica come sia vietato attraversare i prati verdi, calpestare le aiuole e danneggiare le piantagioni; e ricordate: gli spazi e le attrezzature per i giochi dei bambini sono riservati esclusivamente agli inquilini del nostro complesso immobiliare “Vergiò”. Passando in automobile, mi sembra di leggere pure qualcosa sulle biciclette che devono essere condotte a mano, per evitare forse che aggrediscano i passanti. In ogni caso, resisto alla tentazione di dondolarmi sull’altalena e vado a comprare il pompelmo. Sulla via del ritorno, mi siedo su una panchina e penso a ciò che ho fatto in questi mesi, a ciò che non ho fatto, a ciò che avrei potuto fare, a ciò che ho la sensazione di avere fatto ma forse me lo sono immaginato.
Ho pubblicato due romanzi: L’arte del fallimento e La beata analfabeta. Ho lavorato a una storia che mi sta molto a cuore, e che sto cercando di concludere. Ho mantenuto l’appuntamento con questo blog, fra alti e bassi. Ho scritto racconti, articoli. Ho tenuto conferenze, lezioni, laboratori. Ho lavorato alla radio e ho suonato il sax. Ho fumato la pipa. Me ne sono rimasto in silenzio. Ho camminato, ho fatto le mie salite in bicicletta. Ho incontrato lettori, ho conosciuto persone che mi hanno cambiato. Ho messo alla prova la pazienza dei miei amici. Ho perso tempo a inseguire i miei crucci, le mie malinconie. E ora eccomi, seduto accanto a un pompelmo su una panchina all’angolo di via Vergiò, vicino a via Federica Spitzer (testimone dell’Olocausto, 1911-2002).
Mi accorgo di non avere ancora usato il passato remoto. Rimedio subito: nacqui un lunedì mattina di pioggia, all’alba. Immagino che fin dai primi giorni, in qualche maniera oscura, mi chiedessi: perché diamine sono finito qui? Oggi è una domanda che mi pongo spesso. Non si tratta di un rovello intellettuale, quanto di un modo per celebrare il mistero dell’essere e per destare dentro di me un sentimento di gratitudine.
Ma non la faccio lunga: proprio in segno di gratitudine verso tutti i miei lettori, voglio festeggiare anche quest’anno condividendo un brevissimo racconto inedito.

Il signor Adamo

Mi pare che la prima idea per questa storia mi sia venuta qualche anno fa, in un giorno di primavera, incrociando lungo la strada due ragazzine che ridevano e giocavano a rubarsi un telefonino.
Chissà, forse un giorno riuscirò a raccontare anche di via Vergiò e di quel rudere che sorge spettrale dietro gli orti e i caseggiati. È un edificio incompiuto, di cui resta soltanto lo scheletro. Ignoro che cosa sia e perché la costruzione sia stata abbandonata. Immagino che dia sui nervi agli abitanti del quartiere, però a me piace. Oggi mi sono fermato a guardarlo: attraverso il vuoto di una finestra appariva un riquadro di cielo perfettamente azzurro. È tutta la mattina, a pensarci, che l’azzurro accompagna ogni mio gesto: guidare l’automobile, lavorare, mangiare infine il pompelmo. Ma questo cielo l’ho visto davvero, e ne ho intuito la bellezza, solo quando mi ha colto di sorpresa in un varco del rudere, come un volto amico nella folla o come una voce che chiami me, proprio me, lungo una strada deserta.

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24 pensieri su “Il senso del pompelmo

  1. Tanti auguri!!!!! 😘🎂
    Grazie per questo bellissimo post, che come sempre fa sorridere e pensare. E per il racconto (mi è piaciuto il finale, molto misterioso!!). Buona giornata di festeggiamenti! 😂

  2. Quando l’autore del blog nacque, alle 5 e mezzo del mattino, ricordo che c’era stato, nottetempo, un nubifragio tremendo, una temibile ma anche affascinante turbolenza di preannuncio d’estate, fra tuoni, vento forte e pioggia torrenziale. Che fosse una premonizione di irrequietezza? Non si sarebbe pensato, quel mattino, che quel neonato avrebbe comperato, nel giorno del suo 39mo compleanno, un pompelmo. Tutti questi giorni, da quel nubifragio al pompelmo, sono un dono. Da esserne grati, no? Buon compleanno.

  3. Cavolo… Ti sei trovato proprio nella zona in cui abitavo 23 anni or sono, prima di partire definitivamente dalla Svizzera… (Lo so, quel “definitivamente” suona a martello sulla campana della vita). Non ricordo nulla di orti… Il rudere ancora non c’era, I cartelli di divieto neppure. Ed ora mi ci devo soffermare, su questi cartelli… Perché a me sembrano il segno di come ormai si abbiano a doverle dire, purtroppo, queste cose -e persino in modo di avviso perentorio e con tanto di multa- causa il fatto che il rispetto e la buona educazione sono tali da aver subito, prima dello spuntare e crescere dei cartelli come i funghi dopo la pioggia, una una crescita inversamente proporzionale. Dove “subíto” è qualcosa di ridicolo, come se di febbre si trattasse e che come tale non si può prevenire. I cartelli sono i segni dei tempi, probabilmente…. Dove invece vivo io di cartelli non ce ne sono proprio neanche un po’… Ma non vi dico della spazzatura sparsa ovunque e di tante altre cose da cui volentieri distolgo lo sguardo per guardare al sorriso dei passanti e al cielo blu… Tutto questo, siamo noi come umanità un po’ sbilanciata nei suoi modi di “progredire” ….
    E i compleanni piovono con regolarità, inesorabili, ma come miracolosi se ancora si riesce a festeggiarli pensando alla fanciullezza che ancor respira o sonnecchia dentro di noi. E in questo giorno di compleanno vale vivere soprattutto quella. Forse… (Resto qui, su di un altro continente, con l’ozioso interrogativo del perché mai “un pompelmo”… E da persona pure pratica che sono … fra altre cose, già vedevo Andrea seduto sulla panchina a tentare di non spruzzarsi addosso il succo e a non impiastricciarsi tutto nel tentativo di sbucciarsi il suo pompelmo. Auguri !!! )

    1. Grazie mille per gli auguri e per la riflessione.
      È vero che i cartelli sono un po’ inquietanti: vien quasi voglia d’insinuarsi sui prati verdi e di sedersi sull’altalena, tanto per assaporare il gusto del proibito… Capisco la necessità di regole e capisco che non si possa pretendere il senso dell’umorismo in un regolamento. Ma se una cosa finisce per risultare involontariamente comica, perché non approfittarne e sorridere (per quanto con un filo di amarezza)?
      Sono d’accordo: la fanciullezza ancora vive dentro di noi. Già Pascoli scriveva che l’età grave non impedisce di udire la vocina del bimbo interiore, anzi invita forse e aiuta, mancando l’altro chiasso intorno, ad ascoltarla nella penombra dell’anima.
      Quanto al pompelmo… non l’ho mangiato sulla panchina, in verità, ma ho aspettato l’ora di pranzo. Perché un pompelmo? Non saprei. Ci sono giorni, semplicemente, in cui mi viene voglia di mangiare un pompelmo…

  4. Tanti auguri di un ottimo compleanno. Lasciamo che gli anni scorrano pigri.
    Grazie per il “raccontino”

  5. 1. Buon compleanno!
    2. Spero che, oltre a tutte le attività compiute in quest’anno appena trascorso, tu abbia mangiato, dormito, chiaccherato con gli amici e la famiglia, sia stato con le tue bimbe e tua moglie…quelle attività che ci sembrano ovvie e banali. Ho l’impressione che spesso dimentichiamo, o ignoriamo la realtà dell’essere corporali, capaci di esprimerci solo attraverso la fisicità.
    3. L’ultima foto è splendida

    1. 1) Grazie mille!
      2) Le attività cui alludi sono talvolta faticose per me: per esempio il dormire si scontra con la mia insonnia e talvolta fatico a mettermi nell’umore giusto per chiacchierare. Ma naturalmente le attività che sembrano ovvie e banali sono quelle che danno sapore e sostanza alla vita. Non ne parlo spesso per discrezione e per riservatezza: in fondo in questo blog supero una certa timidezza e parlo anche di me stesso, ma sempre con un po’ di ritrosia…
      3) Grazie. È bello fermarsi davanti al rudere e cercare il cielo; ci sono passato di nuovo anche stamattina.

  6. Gentile Andrea, un cordiale augurio di buon compleanno e sinceri complimenti per il suo blog, che ogni settimana apre “finestre di cielo” nel mio tran tran. Me li leggo la sera, prima di andare a dormire: un appuntamento importante per riflettere su me stessa e sulla realtà che mi circonda.
    …….E alla fine, com’era il pompelmo? Buono? 😉

  7. Bel post! Conoscevo i romanzi, Andrea, ma non il blog. Mi sono letto qualche pezzo e… complimenti! Un autore di razza anche in queste incursioni nella quotidianità (bella la serie “piazzetta”); ho apprezzato anche l’aspetto di riflessione di uno scrittore dall’interno del suo laboratorio. Avanti così!
    PS (ne metto uno anch’io…): a quando il prossimo “piazzetta”?

    1. Grazie mille. Per me questo blog è una sorta di taccuino d’appunti virtuale, in presa diretta; perciò contiene anche riflessioni dall’interno del laboratorio. Il prossimo “piazzetta” è in arrivo… pensavo di passarci la settimana prossima.
      Buona giornata!

  8. Anche se con ritardo : tanti auguri e grazie per regalarci i deliziosi pensieri sul tuo “blog” che leggo sempre con tanto piacere.
    Grazie e un cordiale saluto

    1. Grazie mille per gli auguri e per il riscontro sui pensieri del “blog”: per me è sempre un conforto sapere che le mie divagazioni possano suscitare interesse e piacere; m’incoraggia a cercare di fare sempre meglio il mio mestiere di scrittore. Un cordiale saluto!

  9. Un pompelmo? Da bambino non mi piaceva. Assomigliava a un’arancio, un po’ grosso. Ma era troppo amaro. Ora che sono un po’ vecchio, più vecchio di te, Andrea, mi sembra più ricco, sincero, complesso, da assaporare con maggiore attenzione.
    Buon compleanno pompelmo!

    1. Grazie, Franco, hai proprio ragione: il pompelmo è un frutto ricco, sincero e complesso (non saprei scegliere aggettivi migliori). Perciò mi sembra di buon auspicio per un compleanno. Del resto, non sarà un caso se il suo nome scientifico è Citrus paradisi

  10. Ciao Andrea,
    l’appuntamento col tuo blog è ormai, per me, una simpatica abitudine.
    Prima di tutto Buon Compleanno!!!
    A proposito dei tanti divieti esistenti i Svizzera, mi tornano in mente i racconti dei lavoratori stagionali che dalle Marche venivano là. Al ritorno, nei lunghi periodi di ferie, raccontavano che mentre scavano un fossato, o durante altri lavori nell’edilizia, vicino a loro, alcuni merli saltellavano indisturbati e loro non osavano catturarli perché proibitissimo. Gli ascoltatori, tutti contadini e naturali cacciatori, in un tempo in cui le due cose andavano assieme, rimanevano basiti. A loro per cacciare un merlo, toccava passare una mattinata lungo i fossi, oppure ore di appostamento nelle “nocette”, piccoli capanni fatti di frasche. La Svizzera appariva un paese fantastico e strano.
    Ciao

    1. Grazie per gli auguri, Nino, e per la fedeltà con cui segui il blog. Ma soprattutto, grazie per il piccolo racconto sui lavoratori stagionali. Bello quel sentimento di stupore da parte di chi ascoltava i racconti e quella rapida visione della Svizzera come “un paese fantastico e strano”. È proprio vero: è assai differente il merlo aspettato per ore in una nocetta da quello “proibito”, che si posa accanto all’operaio mentre scava un fossato in terra straniera… Ciao, buona serata!

  11. Penso: “Un altro compleanno, gran putifarre! Be’ (bon), facciamo finta di nulla…” Ma trovi sempre qualcuno che: “Buon compleanno, vecchio cammello!”
    Certo che ricevere un così bel riconoscimento dal Signor Michele dev’essere bello! non come la parodía che spesso vivo del mondo di Bonelli & Galleppini.

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