Ci siamo persi

CARTOLINE (AGOSTO)

“Cartoline” (#cartoline2020) è un progetto ideato e scritto da Yari Bernasconi e Andrea Fazioli.

CARTOLINA NUMERO 29
Da New Delhi, India
Ci siamo persi. Anche perché qui è impossibile trovarsi. Il taxi che dall’aeroporto ci ha portati nel centro della città sembrava una navicella spaziale. Non abbiamo riconosciuto niente, nessun punto di riferimento, nessuna sensazione di déjà vu. Scendiamo dall’auto. Alziamo lo sguardo verso l’orizzonte, fitto e pesante di cose, tanto pieno da risultare vuoto. Per un attimo dubitiamo di avere i piedi sullo sterrato. Eppure siamo qui. Queste persone parlano con noi. Questa polvere ci sta entrando nei sandali. Non ha più alcuna importanza ciò che siamo stati e ciò che avremmo voluto essere: ora c’è solo il presente impenetrabile. Così saliamo sul primo tuk-tuk con la più adulta delle paure e la più infantile delle curiosità.

CARTOLINA NUMERO 30
Dallo zoo di Zurigo, SvizzeraCiao! I nostri papà sono rimasti dentro ancora un po’. Dicono che devono rivedere i cammelli. Sarà la quarta volta! Noi siamo già usciti e facciamo merenda e ti scriviamo. Sai, lo zoo è bello perché gli animali sono anche molto strani. E certi sono bruttissimi!! No, è uno scherzo, poverini. Comunque hanno le loro abitudini. Forse è vero che possono insegnarci delle cose se li osserviamo bene, ma i nostri papà di sicuro esagerano. Li abbiamo già chiamati due volte col telefono e non rispondono. Siamo alle solite.

CARTOLINA NUMERO 31
Dal buio
È buio, di colpo. Anche quando si prepara lentamente, il buio scende all’improvviso. La vita di prima diventa macerie, ricordi sbagliati, eco di parole smarrite. Non c’è strada, né desiderio di andare, perché l’oscurità si scava una tana dentro di noi, corrode i pensieri. Siamo fatti ombra, lontani dal mondo. Stiamo per nascere o siamo già morti? Nel ventre di una  madre, o dentro un pescecane, non risuona la solita domanda: «Chi siamo?». Ma senza piangere, senza gridare, resta sempre un filo di voce per chiedere: «Dove sei?»

CARTOLINA NUMERO 32
Dai bordi di una piscina di plastica
Il sole brucia sopra di noi, dietro, davanti, si riflette sulle auto parcheggiate, ci aggredisce dai vetri delle finestre. Camminiamo per le strade di un quartiere periferico e a ogni passo le suole s’incollano all’asfalto. Mentre l’afa ci consuma, ci pare di udire onde, spruzzi, risate. La voce cristallina di una sirena. Vorremmo resistere, restare fedeli alla nostra umanità canicolare. Gettando l’occhio dietro siepi e recinti, però, scintillano gommosi lampi azzurri, uno dopo l’altro, a ripetizione. È l’esercito delle piscine da giardino. Finiamo insomma per entrare dove siamo invitati. «Ci mettiamo di fuori? I bambini giocano in piscina…» Ma certo. Ci sediamo accanto al paradiso fosforescente, sorridiamo, beviamo bevande colorate col ghiaccio e discutiamo cercando di capire se l’immenso animale di plastica gonfiabile sia uno squalo, un’orca o un balenottero. Finché un buco non lo sgonfia per sempre.

PS: Potete leggere qui le prime quattro cartoline. Le successive: qui dalla 5 alla 8, qui dalla 9 alla 12, qui dalla 13 alla 16, qui dalla 17 alla 20, qui dalla 21 alla 24 e qui dalla 25 alla 28.

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Baci e abbracci!

CARTOLINE (LUGLIO)

“Cartoline” (#cartoline2020) è un progetto ideato e scritto da Yari Bernasconi e Andrea Fazioli.

CARTOLINA NUMERO 25
Da Imladris (Gran Burrone), Terra di mezzo
È strano scriverti da qui. Tutto è silenzio malgrado i suoni, che sembrano fondersi con lo spazio e il tempo. L’armonia è in ogni cosa e la Natura va scritta con la “n” maiuscola, e significa beninteso molto di più di quanto riusciamo a immaginare. C’è qualcosa di ciclico e al tempo stesso immobile. Non si può che stare bene, penserai, in questa pace sospesa, ma continuiamo a muoverci irrequieti e nervosi. Parliamo poco, perché c’è poco da dire, ma sentiamo che questa «Casa Accogliente» appartiene a qualcun altro. I nostri sguardi continuano in segreto a guardare verso sud, verso le Montagne Nebbiose. Certo è un peccato non godersi questo luogo unico. Forse siamo troppo, dannatamente vivi per riuscirci.

CARTOLINA NUMERO 26
Da Paradeplatz, Zurigo, Svizzera

Baci e abbracci da Paradeplatz! Non è la prima volta che ci fermiamo da queste parti. Abbiamo infatti costruito due case, una per uno, e ci piacerebbe tirare su un albergo. Ma chi lo sa? Da un minuto all’altro un colpo di dadi potrebbe condurci altrove, magari sul tram numero 13, capolinea Frankental. Oppure direttamente in prigione senza passare dallo Start.

CARTOLINA NUMERO 27
Da un pozzo nel deserto
Aman iman, dicono i Tuareg. L’acqua è la vita. Dopo un lungo viaggio abbiamo avvistato un segno, qualcosa che in lontananza sembrava enorme – una torre altissima – e che da vicino era un cumulo di sassi intorno a un pozzo. Aman iman: a pensarci, era davvero qualcosa di enorme. I Tuareg raccontano la storia di due viaggiatori che arrivano a un pozzo parzialmente ostruito. Uno dei due, impaziente, abbevera il dromedario, riempie la borraccia e riparte. L’altro si ferma, rimuove le pietre, riesce a calarsi nel pozzo. Dopo qualche metro trova dell’acqua più buona di quella che affiorava alla superficie. Ma c’è un ingombro di materiali. A questo punto, l’uomo s’interroga: devo accontentarmi di questo rivolo o devo scavare ancora, rischiando e faticando, per cercare un’acqua più fresca, più abbondante, più pura? Per un po’ siamo rimasti, tentando di scavare, di scrivere più a fondo. Ma il viaggio deve proseguire: nuovi giorni di polvere e di piste scavate nell’arsura. Abbiamo infine raggiunto una grande oasi, dove crescevano legumi, cereali, arance e pompelmi. Una cascata riempiva un bacino di pietra e il miracolo dell’acqua faceva fiorire la vita intorno. Dopo qualche giorno, ancora, siamo ripartiti. Abbiamo camminato nell’assenza, nella sete, nel desiderio, fino a un altro cumulo di sassi intorno a poche stille d’acqua. Assägaru änuwän: è sempre il pozzo il luogo del ritorno.

CARTOLINA NUMERO 28
Da Chicago, Illinois, Stati Uniti
I grattacieli, il blues e l’area metropolitana di quasi dieci milioni di abitanti rivelano quello che ci si può attendere a Chicago. È una gioia, un trionfo per le guide turistiche che celebrano la Windy City e le sue highlights: l’architettura, i concerti, la sopraelevata del Loop, i musei, la deep-dish pizza, per non parlare di uno degli skyline più famosi e mozzafiato del mondo. Poi però ci siamo persi negli andirivieni della metropolitana e ci siamo ritrovati in riva al lago Michigan, noi, avvezzi ai laghi prealpini che s’incuneano sì fin dentro le viscere della Terra, ma alla luce del sole offrono piccoli e rassicuranti specchi d’acqua. Il Michigan invece è più vasto del cielo: se rimani a guardarlo per un po’ assorbe tutto. Anche il nostro fugace e infinitesimo riflesso.

PS: Potete leggere qui le prime quattro cartoline. Le successive: qui dalla 5 alla 8, qui dalla 9 alla 12, qui dalla 13 alla 16, qui dalla 17 alla 20 e qui dalla 21 alla 24.

PPS: La cartolina numero 25 fa riferimento alla geografia creata dallo scrittore britannico John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), autore fra l’altro dei celebri Lo hobbit e Il Signore degli Anelli. La cartolina è un’immagine realizzata dallo stesso Tolkien.

PPPS: La cartolina numero 26 invece fa riferimento alla versione svizzera del gioco Monopoly: “Zürich Paradeplatz” è la destinazione più prestigiosa (e più costosa).

PPPPS: La fotografia della cartolina numero 27 ritrae la cascata di Timia, nel massiccio dell’Aïr, in Niger. Ringraziamo Kane Annour Ibrahim per l’immagine e per l’ispirazione. Ricordiamo che lo stesso Ibrahim ha scritto insieme a Elisa Cozzarini il libro Il deserto negli occhi (nuovadimensione 2013), in cui racconta la sua vita e il suo viaggio dal Sahara all’Europa.

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Panchinario 82-93

Dopo una convalescenza, sono uscito di casa e ho camminato fino a una panchina. Ho pensato alla potenza racchiusa in questo gesto: uscire. La storia dell’umanità è cominciata così, con una persona che si avventurava fuori da ciò che considerava “casa”. Poi sono arrivati l’agricoltura, il commercio, le guerre, le migrazioni, i viaggi di nozze e le partite di calcio. Camminare non vince l’angoscia, non cancella il male. Però mi restituisce alla consapevolezza che il mondo sussisterà solo finché saremo capaci di amore, questa cosa assurda, questa parola sanvalentinizzata. I fastidi quotidiani, le catastrofi umanitarie ed ecologiche, la malattia, la depressione, tutto sembra minare la fiducia necessaria all’amore. Per me la lotta è serrata. Da una parte, la speranza di trarre qualcosa di buono da questa mia fatica; dall’altra, il brillante cinismo che può trasformare il mio sconforto in abitudine. Percepisco una lontananza dalla realtà, insieme alla tentazione dell’isolamento. Mi siedo accanto a un cippo: venti minuti di marcia fino a Bellinzona, due giorni fino a Milano. Non so quanto tempo per raggiungere i miei famigliari, i miei amici, i miei colleghi.

NB: La panchina a cui faccio riferimento è la numero 93, che trovate in fondo a questo articolo.

Ringrazio le lettrici e i lettori che m’inviano le foto delle loro panchine preferite. Cercherò di pubblicarne qualcuna nei prossimi tempi. Stavolta lo spazio è un po’ troppo affollato: qui sotto trovate dodici panchine.

82) CONCHES, in chemin Jean-François Dupuy
Coordinate: 2’502’241.8; 1’115’993.3
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… navigare fra le rapide.
Siamo alla periferia di Ginevra, all’inizio di un viale alberato. Il fruscìo delle foglie secche mi fa pensare all’acqua che scorre… proprio per questo, forse, quando vedo la panchina capisco che non è semplicemente un luogo dove sedersi, ma un mezzo di fortuna: una canoa per tornare alla civiltà prima che l’inverno chiuda ogni passaggio, prima che il ghiaccio stringa i fiumi nella sua morsa. Questi bambù sono intrecciati con perizia, seguendo le indicazione di un manuale di sopravvivenza in luoghi selvaggi. La panchina è leggera, maneggevole, in grado di seguire le tortuosità di un canyon e di superare indenne le cascate. Al momento d’imbarcarsi, rimane un filo d’incertezza: la navicella è duttile, ma è anche fragile. Reggerà gli urti delle rocce? Uscirà indenne dai salti e dai mulinelli? Sono fiducioso di sì. Sono pronto. Mi siedo e lascio che la panchina-canoa cominci il lungo viaggio verso la primavera.
PDF dell’articolo su “Ticino 7”
Colonna sonora (30 secondi):

 

83) CUREGLIA, all’angolo fra via Canton e via Prato Grande
Coordinate: 2’716’655.7; 1’099’759.5
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… avvistare una cometa.
Dopo una cena con amici, questa panchina ci lancia un muto richiamo. Ubbidisco e mi siedo. Poco lontano, il campo da tennis coperto sembra un grosso animale addormentato. Mi guardo intorno, osservo il cartello con il simbolo “vicolo cieco”, l’indicazione PRATO GRANDE, l’immensa siepe sempreverde che pare il sipario di un palcoscenico. Mi sento all’intersezione fra due mondi: la tranquilla via residenziale sfuma nel mondo delle fiabe. Sto contemplando una decorazione natalizia a forma di stella quando sento un’esclamazione: i miei amici hanno visto passare nel cielo una stella cadente. Subito dopo ne scorgo una anch’io. La stella finta e quella vera (probabilmente dello sciame delle Geminidi) si sovrappongono nei miei pensieri; e su questa ruvida panchina di cemento anch’io non so più dove finisca l’Andrea reale e dove cominci quello immaginario, fatto di sogni e di lontane stelle.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

84) LOSONE, nel Dog Park lungo l’argine della Maggia
Coordinate: 2’702’141.0; 1’114’784.0
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… parlare con un cane.
È un mattino freddo e limpido. Cammino fra l’argine sommergibile e quello insommergibile della Maggia. La brina sul prato sembra riflettersi nella luce bianca del cielo. Mentre medito sulle incertezze del futuro, sento un fruscìo di foglie. Abbasso lo sguardo e vedo un cane: un bassotto con le orecchie lunghe. «Sei tutto solo?» gli domando. Lui inclina la testa. «Ma ti pare? Quelli laggiù sono con me.» Intravedo in lontananza la forma di due esseri umani. Il bassotto mi annusa i piedi e mi augura buon anno. Io mi presento; lui mi annuncia che si chiama Morpheus. «Come il dio dei sogni?» gli chiedo. Lui sbuffa. «Scommetto che stai fantasticando sul futuro.» Io rimango stupito: non era mai successo che un cane mi leggesse nel pensiero. Il bassotto sogghigna. «Ma io sono il dio dei sogni, ricordi?» Poi segue la pista di un odore, allontanandosi. «Homo sapiens» borbotta. «Chissà chi l’ha inventato, questo nome…»
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Colonna sonora (30 secondi):

 

85) FIGGIONE, lungo la via dei monti, vicino alla cappella di Sant’Antonio
Coordinate: 2’702’141.0; 1’114’784.0
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… osservare una balena
Da ragazzo, nel corso di un’estate senza fine, proprio da queste parti mi capitò di leggere Moby Dick, il romanzo di Herman Melville che racconta del capitano Achab a caccia della balena bianca. Arrivato al capitolo 57 («Delle balene in pitture, in denti, in legno, in fogli di ferro, in montagne e in stelle»), alzai gli occhi e, proprio sotto il Pizzo Forno, avvistai il dorso della Balena. «Nei paesi di montagna – scrive Melville – dove il viandante è circondato di continuo da anfiteatri di vette, qua e là da qualche buon punto di vista potrete cogliere fuggitive apparizioni di profili di balene che si stagliano lungo le creste ondulate» (H. Melville, Moby Dick, 1852, tradotto da C. Pavese per Einaudi nel 1941). Ancora oggi, quando da questa panchina contemplo il crinale curvo dei monti, nel fragore delle onde sento riecheggiare come un tuono la voce del capitano Achab.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

86) URMEIN, tra via Cazeschg e Hof Cazeschg
Coordinate: 2’749’661.7; 1’173’007.2
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… leggere le tracce.
Siamo nel Canton Grigioni, vicino a Thusis. È un posto ideale per osservare le impronte sulla neve: bisogna arrivare il mattino presto, magari portando con sé un manuale come il classico Guida alle tracce degli animali del danese Preben Bang (edito da Zanichelli). Ogni pista diventa una storia: la corsa di un capriolo, i balzi di una lepre, l’avanzare cauto di una volpe. Poi, dopo qualche ora, i segni vengono cancellati dal sole. Anche se, ammonisce Bang, «in condizioni favorevoli le tracce si possono conservare per anni, addirittura per millenni»; e cita le impronte fossili di un orso delle caverne (Ursus spelaeus) rinvenute nel Sud della Francia ventimila anni dopo il passaggio del plantigrado. Proprio come le impronte, anche le storie sono labili, spariscono… eppure qualche volta, misteriosamente, sono capaci di resistere al volgere delle epoche: mutano le generazioni e loro sono sempre lì.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

87) BELLINZONA, nel parco di Villa dei Cedri all’ingresso di via Rompeda
Coordinate: 2’722’144.0; 1’115’972.1
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… ascoltare un po’ di jazz.
Da bambino qualche volta mi addentravo da solo fra queste canne di bambù, immaginando di essere nel cuore della giungla. Era un territorio insidioso, popolato di animali feroci e misteriose sette di strangolatori. Procedevo lentamente, guardandomi le spalle, pronto a schivare un agguato. Ancora oggi mi piace tornare a sedermi su questa panchina, non tanto per la vista quanto perché fra i bambù si tengono delle indiavolate jam session di musica jazz. Ormai si è sparsa la voce: arrivano da lontano grandi solisti, si posano sui rami, spalancano il becco e cominciano a swingare, con un senso del ritmo e una fantasia prodigiosa. Non so perché gli uccelli prediligano proprio questo luogo, ma fidatevi: se passate un tardo pomeriggio d’inverno, con un po’ di fortuna, potrete ascoltare un assolo di pettirosso memorabile.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

88) FIRENZE, nel giardino D’Azeglio in piazza Massimo D’Azeglio
Coordinate:43°46’28″N; 11°16’4″E
Comodità:2 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per…invecchiare.
All’inizio qui c’erano orti e case popolari. Io ero giovane, sarà stato il 1860. Ma le cose cambiano e quando pochi anni dopo Firenze divenne capitale d’Italia, nel quartiere della Mattonaia fecero una cosa molto chic, un grande square all’inglese. Fiorirono case e ville in stile liberty, pensate per gli ambasciatori e l’alta borghesia. Però le cose cambiano, e all’inizio del Novecento arrivarono intellettuali e artisti al posto dei borghesi. Cominciavo a entrare nella mezza età quando portarono le giostre; poi costruirono pure il parco giochi, il campo da calcetto, quello da basket. Perché le cose cambiano. Ma io sono sempre qui e vedo i bambini che corrono, un barbone che cerca di dormire. Sarà vero che la notte spacciano? Guardo la nuova Area Cani: si chiama Rin Tin Tin, come il celebre cane attore morto a Los Angeles nel 1932, all’età di quattordici anni. È una splendida giornata. Mi sento vecchio.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

89) SANT’ANTONINO, in via Serrai
Coordinate: 2’717’665.1; 1’112’711.8
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 1 stella su 5
Ideale per… lavare i pensieri.
Supermercati, negozi di sport e di arredamento. Parcheggi, distributori di benzina, un autolavaggio. A pochi metri dai campi, il centro commerciale sorge come l’avamposto di una civiltà extraterrestre. Sebbene qui di fantascientifico ci sia poco, anzi, è tutto umano, tutto terribilmente umano: impiegati che fumano una sigaretta, una commessa che sbuffa, un camionista che aspetta davanti al cartello RITIRO MERCE. Non è un posto in cui passeggiare, e tanto meno mi verrebbe l’idea di farci un picnic. Eppure c’è un tavolo e anche una struttura che sembra un grill. Qualcuno d’estate verrà qui a cucinare salsicce? Mi appoggio allo schienale e provo a pensare a qualcosa di negativo: un problema, un fastidio, una preoccupazione. Quando si mette in moto l’autolavaggio, mi pare che nel gran risciacquo anche i miei pensieri oscuri vengano smacchiati, ripuliti, lucidati. Dopo un po’ mi alzo e me ne vado. Sono quasi diventato un ottimista.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

90) ZURIGO, nella Pflanzschulstrasse, poco prima dell’incrocio con la Hohlstrasse
Coordinate: 2’681’830.1; 1’248’126.85
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 1 stella su 5
Ideale per… festeggiare un compleanno.
La panchina si trova lungo una via alberata, accanto a un bar. Nei dintorni c’è una scuola, una chiesa cattolica dedicata a don Bosco e un ambulatorio dermatologico. Perché venire proprio qui a festeggiare, con tutti i luoghi panoramici che offre Zurigo? Perché non si tratta del mio o del vostro compleanno, bensì di quello della panchina “Landi”, inventata nel 1939. Nel 2019 si celebrava l’ottantesimo e oggi questo modello gigante ricorda la fortuna della classica panca elvetica a listelle rosse. Mentre mi avvicino, vedo una ragazza che sta leggendo un cartello al centro dello schienale. Do un’occhiata: è un bando di concorso per un selfie scattato sulla mega panchina, da postare sui social network con l’hashtag #landilove. Il premio per il vincitore? Una panchina, naturalmente: il Modello Speciale della Landi, esclusivo, sofisticato, creato apposta per l’anniversario.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

91) LUGANO, nel Parco Ciani, fra la darsena e il parco giochi
Coordinate: 2’717’665.1; 1’095’839.3
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… catturare la luce.
È una di quelle domeniche invernali tessute di vento e malinconia, quando i pensieri girano in tondo come cavalli in una giostra. Il sole splende con piglio primaverile… ma è un inganno, ancora ci sono raffreddori in agguato, notti fredde, mani screpolate. Provo a combattere il malumore e mi siedo su una panchina in faccia al lago. Aspetto il momento buono. Quando il sole si posa obliquo sull’acqua, nasce un abbaglio, una luce che ferisce lo sguardo. Gli occhi si chiudono, ma la luce rimane sotto le palpebre. È come un giacimento segreto, una promessa dorata. L’esperienza dura solo pochi secondi: in quegli istanti – contro ogni norma logica – mi ritrovo nel cuore dell’estate. Al riparo delle mie palpebre si sprigiona il ritmo lento di una mattina di vacanza, la freschezza di una bibita dopo una salita in bicicletta, un aperitivo al mare, una cena con gli amici sotto una luna immensa, infinita.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

 92) SAN GALLO, in Bärenplatz
Coordinate: 2’746’198.2; 1’254’483.2
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… sentirsi più leggeri.
Nato in Irlanda, discepolo di Colombano, il monaco Gallo morì fra il 630 e il 645. Sulla sua tomba sorse una chiesa, primo nucleo dell’abbazia e della futura città di San Gallo. Si narra che un giorno Gallo tolse una spina dal piede di un orso bruno; secondo la leggenda, in seguito il plantigrado e il monaco divennero amici. Per questo l’orso appare nello stemma della città e, sotto forma di statua, anche in questa piazza con una panchina circolare in mezzo. È un luogo miracoloso, che offre leggerezza a tutto ciò che pesa. Guardo la statua, massiccia – e subito compare un palloncino. Leggo sul giornale notizie di guerre, epidemie, violenze – e subito vedo una ragazza, seduta accanto a me, che usa lo stesso giornale per comporre un origami. Le amiche pensano che abbia creato un drago, lei dice che no, siete matte, è una farfalla. E tutte insieme scoppiano a ridere.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

93) GIUBIASCO, in via Sottomontagna
Coordinate: 2’721’650.6; 1’114’711.8
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… calcolare le distanze.
Sto camminando da Giubiasco a Bellinzona. Quando passo davanti a questa panchina, scopro che mancano venti minuti a destinazione. Bello, non mi tocca nemmeno usare un’app sul telefono. Scopro pure che se volessi andare a Milano dovrei marciare per due giorni. Mi siedo e comincio a fantasticare. Fra una settimana ho un impegno proprio a Milano… e se invece di usare il treno, o peggio l’automobile, mi limitassi a camminare? Dovrei pernottare da qualche parte, naturalmente. Dovrei uscire dalla frenesia della nostra vita quotidiana, così come la interpretiamo all’inizio del XXI secolo, e pensare in maniera più antica. Da questa panchina potrei arrivare a Roma in due settimane, a Parigi in una ventina di giorni. In due mesi sarei a Mosca o a Marrakesh. All’improvviso i luoghi più remoti mi sembrano famigliari, domestici, come se il mondo intero fosse solo un quartiere più in là.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

PS: Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine da 5 a 10, qui da 11 a 17 e qui da 18 a 23, qui da 24 a 30, qui da 31 a 37, qui da 38 a 45, qui da 46 a 55, qui da 56 a 64, qui da 65 a 73 e qui da 74 a 81. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

PPS: Esprimo la mia gratitudine a chi mi aiuta, mi accompagna e mi fa scoprire nuove panchine. In particolare, grazie a Jessica (Conches), Valentina e Nicola (Cureglia), Martina, Gregorio e Morpheus (Losone), Michele (Figgione), Marco e Leonardo (Firenze), Eloisa (Zurigo e Lugano).

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Panchinario 46-55

Qualcuno mi chiede perché, invece di perdere tempo a sedermi sulle panchine, non impieghi le mie forze per scrivere articoli impegnati. Potrei prendere posizione nelle diatribe politiche, indignarmi, schierarmi a favore o contro, rammaricarmi, inveire, satireggiare, deplorare, sostenere, stroncare, opinionare, piangere o festeggiare. Ma io credo che, nel gesto di fermarsi sulla panchina giusta al momento giusto, tutto questo si riassuma con efficacia. In quei minuti di silenzio, in quegli strappi nella quotidianità si affina il mio sguardo, matura il mio pensiero. Quando poi scrivo romanzi o racconti, sguardo e pensiero affiorano con naturalezza sulla pagina; non come espressione teorica delle mie credenze, ma come esperienza del mondo incarnata nei personaggi. Credo che il compito di uno scrittore consista in questa tensione, nel lasciare un segno qui e ora mediante la costruzione di un mondo poetico o narrativo, dopo una silenziosa attesa delle parole. Insomma, per capire meglio chi siamo e come funzioni la nostra società, per riflettere su passato, presente e futuro, le panchine sono un ottimo punto di partenza.

46) LOCARNO, in Largo Zorzi
Coordinate: 2’705’056.1; 1’114’061.0
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… meditare sulla fortuna.
La panchina blu pesa mezza tonnellata, è alta 2,30 metri e lunga 4 metri. Insomma, per un essere umano non è il massimo della comodità; in compenso farebbe la gioia di un turista gigante che si trovasse a passare da Locarno. Magari il gigante farebbe un salto al Casinò (a cui appartiene la panchina). Sullo schienale si legge la scritta: MOMENTI EMOZIONANTI. Mi chiedo se l’emozione sia quella di vincere o di perdere, o semplicemente di rischiare. Si sa che i giocatori sono superstiziosi: ferri di cavallo, cornetti, quadrifogli, coccinelle… che anche la “pancona” sia un talismano? Spero di sì. Sono un po’ preoccupato per il gigante. Come tutti i figli della sua antichissima stirpe, di sicuro è un tipo gentile ma cocciuto. Non vorrei che, trascinato dalle emozioni, si facesse pelare alle slot machines. Forse però la sosta sulla panchina gli porterà fortuna. Forse riuscirà a fuggire in tempo.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

47) ZURIGO, a Heiligfeld, in Brahmstrasse
Coordinate: 2’680’484.1; 1’248’177.0
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… avvistare una volpe.
Tre personaggi si aggirano di notte per le strade di Zurigo, muniti del necessario per dipingere graffiti. Il primo pittura carote: sui muri, sulle serrande, sui pali della luce e sui bidoni della spazzatura. Il secondo disegna pinguini, tracciando sopra il capo dell’animale un’aureola (c’è chi li chiama “pinguini santi”). Il terzo, che opera nella zona di Wiedikon, si dedica alle volpi. Di recente ne è comparsa una sullo schienale di una panchina a Heiligfeld, vicino a un parco giochi. Intorno c’è un’area verde, creata negli anni ’50 e circondata da complessi residenziali. La volpe sulla panchina, con il suo sguardo notturno, furtivo, ci ricorda che ogni cosa è misteriosa. Un prato verde, una coppia a passeggio con un cane, bambini che giocano, un uomo che beve una birra. Tutto sembra normale, ma non è così. La silenziosa volpe lo sa bene: al mondo niente è davvero “normale”. Per fortuna.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

48) ISPRA, in via Ferdinando Magellano Lungolago
Coordinate: 45°48’34.3″ N; 8°36’28.8″ E
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… fantasticare.
Il comune di Ispra (Varese) offre una delle più lunghe passeggiate sui bordi del Lago Maggiore. È un luogo ideale per tenere allenata la nostra capacità di fantasticheria. Per fare questo dobbiamo camminare adagio, costeggiando ville, giardini e macchie di bosco. Approdati alla panchina, lasciamo che lo sciabordìo dell’acqua invada ogni pensiero. Di fronte, le montagne della sponda piemontese appaiono azzurre, intrise di lontananza. Da qualche parte, lassù, c’è un amico da salvare, un tesoro nascosto, una banda di fuggiaschi, un vecchio eremita che protegge un segreto. Dopo qualche minuto, stiamo già percorrendo valli e dirupi inesplorati, attenti a captare ogni segno di allarme. E nello stesso tempo – questo è il bello della fantasticheria – siamo sempre a Ispra, solidamente seduti su una panchina, vicino a coppie che passeggiano mano nella mano e a turisti che scattano selfie.
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Colonna sonora (30 secondi):


49) SALA, sull’Alpe Moschera (Capriasca)
Coordinate: 2’717’030.2; 1’104’879.4
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… immaginare ghiacciai.
Nel punto più alto dell’Alpe Moschera (1167 m) c’è una pila di sassi. Alla base, incastrata in mezzo alle pietre, un’asse di legno funge da panchina. In basso scintilla la città di Lugano; dietro si vedono la pianura padana e, laggiù in fondo, gli Appennini. Provo a immaginare il paesaggio ricoperto di ghiacciai, decine di migliaia di anni fa. Il ramo principale, quello del Ticino, superò il Monte Ceneri e raggiunse l’Italia. Il ramo orientale, quello dell’Adda, arrivò dalla Valtellina fino al punto dove ora si trova il ponte-diga di Melide. I picchi più elevati, quelli che restavano fuori dalla neve, si chiamano nunatak (una parola di origine inuit). Forse all’epoca, proprio qui sul nunatak dell’Alpe Moschera, un uomo vestito di pelli contemplava l’immensa distesa bianca, senza immaginare che presto sarebbero nati i boschi, i laghi, i campi, i villaggi, le case di vacanza, le fermate dell’autobus e i camion che rombano sull’autostrada.
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Colonna sonora (30 secondi):


50) FRAUENFELD, sulla Promenadenstrasse
Coordinate:2’709’925.5; 1’268’319.7
Comodità:3 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… cogliere l’attimo.
Gli antichi greci lo chiamavano καιρός (kairos): il momento giusto. Ogni cosa si manifesta a un tempo opportuno, né prima né dopo. Le persone devono farsi trovare pronte, nel luogo propizio e all’ora favorevole. Nella vita purtroppo capita di arrivare in anticipo o in ritardo, perdendo l’attimo. A volte, invece, tutto si dispone come deve essere. Magari una sera di maggio, su una panchina di colore verde davanti alla Biblioteca cantonale di Frauenfeld. Il vento soffia via le nuvole. Il cielo di un blu profondo, incantato, si abbina con i fiori rosa lungo il viale. Sopra gli alberi spicca una falce di luna che pare uscita da un libro di fiabe. Per qualche secondo cessano i motori delle automobili, si spegne il suono di un passo sulla ghiaia. Il profumo dolce e penetrante dei fiori di castagno invade l’aria, i pensieri, la memoria. Tutto tace. Sono qui, adesso. Al momento giusto.
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51) ZUGO, fra la Gotthardstrasse e la Industriestrasse
Coordinate: 2’681’816.3; 1’225’151.9
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… uno scambio culturale.
È mezzogiorno. Mi fermo in una piazza qualunque, tra un negozio d’abbigliamento, uno studio dentistico e un ristorante tailandese. Edifici grigi, squadrati. I tavolini di un bar. Tutto è come sempre: passanti frettolosi, ragazzi all’uscita di scuola, impiegati che mangiano un panino durante la pausa pranzo. Mi siedo su quella che sembra una strana panchina di colore blu. Dopo qualche secondo avverto la vibrazione: dalla “panchina” si sprigiona una strana energia, e ho la percezione che qualcuno voglia entrare in contatto con me. Avverto una presenza. Creature extraterrestri, provenienti da un pianeta lontano milioni di anni luce. Dopo un lunghissimo viaggio sono atterrati proprio qui, a Zugo, un giorno di primavera. Perché? Telepaticamente mi comunicano un senso di confusione. Una domanda, ripetuta. Perché stai occupando la nostra navicella spaziale?
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Colonna sonora (30 secondi):

 

52) SPILIMBERGO, all’angolo fra via Pilacorte e corso Roma
Coordinate: 45°48’34.0″ N; 8°36’28.0″ E
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… meditare sulla storia.
Spilimbergo è una città friulana ricca di storia. C’è storia nella Torre occidentale, nel duomo di Santa Maria Maggiore, nel castello risalente all’XI secolo. Frammenti di storia si nascondono pure in questa panchina, che sta di fronte a due austeri palazzi, ognuno provvisto di una targa commemorativa. A sinistra: questa casa ospitò NAPOLEONE BONAPARTE il 17 ottobre 1797. A destra: qui nacque e morì FRANCESCO MARIA STELLA filosofo e fisico. Quando passò Napoleone, Francesco Stella aveva 52 anni (sarebbe morto tre anni dopo). Ignoro se i due si siano incontrati. Lo Stella, padre barnabita, fisico, chimico, naturalista, agronomo e insegnante, scoprì nuovi microbi, costruì un aerostato un anno dopo i fratelli Montgolfier e, fra le altre cose, introdusse nella regione l’uso dei parafulmini. Napoleone, invece, i fulmini li attirava, li scagliava, li portava ovunque mettesse piede.
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53) GENTILINO, in via ai Grotti
Coordinate: 2’681’816.3; 1’225’151.9
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… farsi venire appetito.
Per usufruire al meglio di questa panchina ci sono alcune condizioni da rispettare. L’ideale è scegliere una giornata di giugno, una di quelle in cui il sole sembra non voler tramontare. L’ora giusta è proprio il crepuscolo, quando il profilo delle case e degli alberi diventa più nitido, subito prima di sparire nel buio. Ultima condizione: avere appetito. Avvicinatevi adagio, senza fretta, sedetevi accanto alla fontana. Lungo la via si trovano grotti e ristoranti. Lasciatevi invadere dall’atmosfera: l’odore della carne cotta alla griglia, le risate, il tintinnìo delle stoviglie. Il piacere di un pasto non consiste solo nel mangiare, ma nell’aspettare il cibo, nell’annusarlo, nell’immaginarlo. Più tardi, dopo aver consumato una buona cena, questa panchina offre un servizio extra: stavolta non si tratta d’immaginare nulla, ma di prendersi il tempo per digerire…
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54) PRADA, nei monti sopra Ravecchia, a Bellinzona
Coordinate: 2’723’597.6; 1’115’850.6
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… visitare una città fantasma.
Percorro una mulattiera sopra il quartiere di Ravecchia, vicino all’Oratorio della Madonna della Neve. Il sentiero sale fino a quasi seicento metri di quota fra il Dragonato e la Guasta, due ruscelli dal nome temibile. Dopo un po’, in mezzo al bosco, mi appare il villaggio abbandonato: case diroccate, croci consunte sugli architravi, muri avvolti dai rampicanti. Qui c’era un insediamento abitato già nel 1200, mentre nel 1500 a Prada vivevano quaranta famiglie. In seguito, fra il 1630 e il 1640, per cause ignote il paese scomparve.Da più di trecento anni il villaggio custodisce i suoi ricordi nel silenzio profondo, tra i faggi e i castagni. Mi siedo sulla panchina, appena sotto la fontana e la chiesetta dei santi Rocco e Girolamo. Intorno, risuona una canzone antica e misteriosa: la cantilena dell’acqua, il cinguettìo degli uccelli, il soffio del vento che muove le fronde.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

55) SOLETTA, in Friedhofplatz
Coordinate: 2’607’330.0; 1’228’485.5
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… meditare sui piccioni.
I tavoli di un bar all’aperto. L’ora dell’aperitivo. Sono in corso le Giornate letterarie di Soletta: qua e là si sente parlare di autori, libri, editori. Qualcuno cita frammenti di liriche o di romanzi. Le voci risuonano sulla piazza. Il sole avvolge le case, ravviva i colori delle persiane, accende gli occhi e gli abiti dei passanti. Un gruppo di scrittori sta discutendo dei possibili impieghi poetici dei piccioni. Chi è affascinato dal loro impeto amoroso, chi dalla loro goffaggine. Inevitabilmente, come convocato dalla poesia, un autentico piccione appare sul selciato. Ma qualcuno dubita. «È davvero un piccione?» «E cosa vuoi che sia?» «Ma guarda, è tutto bianco!» «Forse è un colombo.» Intanto il volatile attraversa la piazza e subito una bambina lo rincorre, forse attratta dal suo candore. Tutto va come deve andare: gli scrittori parlano, il piccione zampetta. La bambina ride.
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Colonna sonora (30 secondi):


PS: Grazie a chi mi aiuta, mi accompagna e mi fa scoprire nuove panchine. In particolare, grazie ad Alice (Locarno), Martina e Gregorio (Zurigo), Barbara (Ispra), Alessandra, Alberto e Paul (Frauenfeld), Eloisa (Zugo), Maria (Spilimbergo), Paolo (Gentilino).
Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine da 5 a 10, qui da 11 a 17 e qui da 18 a 23, qui da 24 a 30, qui da 31 a 37 e qui da 38 a 45. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

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Panchinario 38-45

Giorno dopo giorno, il popolo delle panchine si muove sul nostro pianeta. È una tribù senza terra, una nazione senza confini. Le donne e gli uomini che si siedono sulle panchine, ovunque nel mondo, hanno la stessa cittadinanza, lo stesso invisibile passaporto. Dalla coppia di adolescenti che si avvinghia in un abbraccio al vecchio che, dopo una perigliosa camminata, approda in un luogo sicuro. Spinti dalla curiosità, dalla stanchezza, dalla noia. Non importa come ci arriviamo. Ma una volta seduti, siamo in una zona franca. A pochi metri da noi si erigono statue, si asfaltano strade, crollano le borse, bruciano i boschi, passano cortei di festa o di protesta, si fanno elezioni, convegni, giornali, rapine. Fra qualche minuto dovremo varcare la frontiera e occuparci di queste faccende. Ma ora siamo lontani. Abbiamo chiesto asilo politico a un altro Stato, senza governo e senza leggi. Siamo qui. Siamo il popolo delle panchine.

38) FRANKENTAL, all’incrocio fra Limmattalstrasse e Bombachhalde
Coordinate: 2’678’577.8; 1’250’956.8
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… dare un’occhiata alla fine del mondo.
Oggi non c’è nessun luogo che si possa definire “distante”. In poche ore si arriva dappertutto, anche i deserti e le foreste sono stati esplorati, sulla cima dell’Everest manca poco che mettano un tavolo da picnic. Come raggiungere dunque la fine del mondo? Personalmente faccio così: vado a Zurigo, prendo il tram numero 13 e scendo al capolinea. Frankental. Non so perché questa parola risvegli in me una sensazione di lontananza. In fondo è un quartiere di periferia come tanti. Eppure, c’è qualcosa di remoto, di misterioso. Frankental. Fra i palazzi e le case residenziali appaiono vigneti, pezzi di prato, negozi di alimentari, palestre. Dall’alto si vede la Limmat che scorre maestosamente. Oltre il fiume appaiono cantieri, gru, ciminiere di fabbriche. Sbuffi di fumo bianco salgono verso il cielo. Frankental.
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39) CAPRINO, fra il Sentiero alla Cava e il Vicolo delle Cantine
Coordinate: 2’719’809.3; 1’094’069.0
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… leggere una poesia di Vittorio Sereni.
Il sentiero corre accanto ai moli, alle barche tirate in secco. Il sole si posa di striscio sull’acqua. Supero scalinate, terrazze, vigne, bandiere, finché arrivo a questa panchina che, me ne accorgo subito, ho già visto. Ma quando? Come? Con chi? Lentamente ritrovo i brandelli di un ricordo; ma sono passati anni, il me stesso di allora mi pare un altro. Con quali occhi avrò guardato la baia di Lugano, il monte Brè, il San Salvatore? E quali pensieri urgenti, quali sogni mi occupavano il pensiero? Nel momento in cui credo di riafferrarlo, quell’Andrea remoto mi sfugge, e di lui resta solo un riflesso, un brivido fra l’acqua e le montagne. «Sul lago le vele facevano un bianco e compatto poema / ma pari più non gli era il mio respiro / e non era più un lago ma un attonito / specchio di me una lacuna del cuore» (Vittorio Sereni, “Un ritorno”, in Gli strumenti umani, Einaudi 1965).
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40) BELLINZONA, piazza Indipendenza
Coordinate: 2’722’275.4; 1’116’602.3
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… entrare in contatto con gli alieni.
Sono le quattro del mattino della prima notte di carnevale. Una folla di sopravvissuti sta riparando verso casa. In mezzo alla piazza svetta un’astronave aliena a forma di obelisco, giunta dalle profondità dello spazio. Accasciato di fianco a me, proprio sotto l’insegna del WWF, c’è un grande orso dal pelo nero. Mi accorgo che sta piangendo, con la faccia nascosta tra le zampe. Nella piazza arrivano tre macchine pulitrici… o sono dei robot marziani? La mia panchina è vuota, mentre su quella di fianco sono approdati sei personaggi in cattive condizioni: un frate, un figlio dei fiori, un pollo, un tizio in calzamaglia rosa e altre imprecisate creature. Quando scatto un’istantanea alla mia panchina, una ragazza mi chiede con garbo: «Cazzo ti fotografi?» Mentre mi allontano, a lungo m’insegue la voce del frate. «Torna qui, zio, dai, torna qui… facciamoci un selfie insieme, dai… ehi, zio, facciamoci un selfie!»
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41) MÜNCHENSTEIN, sulla Loogstrasse accanto alla chiesa St. Franz Xaver
Coordinate: 2’613’200.8; 1’263’296.6
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… giocare a rimpiattino.
Sono in un villaggio poco lontano da Basilea. Mi siedo sulla panchina un pomeriggio d’inverno. Di fronte a me c’è una scuola. All’improvviso, sento un concerto di voci infantili: risate, strilli, richiami… Eppure non vedo nessuno, com’è possibile? Intuisco che i bambini stanno giocando a rimpiattino nel cortile della scuola, che si trova dall’altra parte dell’edificio. Li ascolto, immaginando le fughe, le rincorse. E come per miracolo, ogni cosa partecipa al gioco: il sole che si nasconde l’albero, i rami dell’albero che inseguono la primavera, la mia infanzia che di colpo si affaccia alla memoria e cancella il tempo. Ho la strana, irragionevole certezza che, se andassi a dare un’occhiata, troverei il me stesso bambino che tenta di nascondersi in un angolo del cortile. Un po’ intimidito, alzerebbe gli occhi e mi chiederebbe: dove sei stato per tutto questo tempo?
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42) MADONNA D’ARLA, tra Fiè e il Pian Piret
Coordinate: 2’721’423.3; 1’103’304.7
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… inventare fiabe.
C’era una volta un orco giardiniere. Era molto bravo, ma a causa del suo aspetto terrificante non lo voleva nessuno. Alla fine venne assunto dal diavolo in persona. Il demonio, infatti, possiede un piccolo giardino aspro e scosceso in mezzo alle montagne, nascosto da una serie di picchi taglienti che la gente del posto chiama “Denti della vecchia”. Adesso l’orco lavora lì e ogni tanto, insieme alla gramigna e alla zizzania, coltiva di nascosto qualche tulipano. Un giorno il diavolo lo scopre e si arrabbia, sprizza fuoco e fiamme. «Sono così belli!», balbetta l’orco. «Il mio giardino non è fatto per la bellezza!», ringhia il demonio. Ma il mattino, appena sveglio, quando non c’è nessuno, il diavolo passa come per caso davanti ai tulipani. Li guarda appena, con la coda dell’occhio. E sente risuonare dentro di lui, fievole, lontano, un rintocco di nostalgia.
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43) MILANO, in Largo Corsia dei Servi
Coordinate: 45°27’52” N; 9°11’46” E
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… leggere un autore russo.
«Non era ancora buio, ma qua e là, nelle case si cominciavano ad accendere i lumi […]. Laptèv, seduto su una panca vicino al portone, attendeva che l’ufficio del vespro finisse nella chiesa di San Pietro e Paolo: contava di vedere Jùlija Sergèevna e di parlarle, sperando di passare forse la serata intera con lei.» A pochi passi dal Duomo, la chiesa di San Vito in Pasquirolo (originaria del XII secolo, ricostruita nel XVII) è oggi affidata a una comunità ortodossa russa. Dalla mia panchina, sento il chiacchiericcio dei passanti che si mescola alle salmodie. Fra poco dal portone uscirà Jùlija Sergèevna… e passeggeremo lungo il viale e sarà come essere in campagna. «Si percepiva un sussurrìo di voci femminili, risa soffocate; qualcuno suonava piano, dolcemente, la balalàjka. Vagava nell’aria un odore di tiglio e di fieno» (A. Cechov, Tre anni, traduzione di E. Reggio e M. Shkirmantova).
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44) GIUBIASCO, in viale 1814
Coordinate: 2’721’557.5; 1’115’273.2
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 1 stella su 5
Ideale per… parcheggiare.
Per immettervi nel parcheggio dovete camminare sul marciapiede e poi svoltare a sinistra, segnalando col braccio il cambio di direzione. Scalate le marce dei muscoli e attraversate lo spiazzo. Dovreste riuscire a sedervi sulla panchina senza fare troppe manovre. Si trova esattamente al centro di uno stallo delimitato da strisce bianche. Posteggiatevi, allungate le gambe, rallentate il battito del motore. Se fa caldo socchiudete anche i fari e, benché la panchina non sia comoda, magari vi appisolerete. Io ci sono stato di domenica, quando il piazzale d’asfalto era deserto e io solo, sotto il sole, stavo seduto sul cemento. Una domanda mi tormentava: che cosa diavolo ci fa una panchina in mezzo allo stallo di un parcheggio? Ma poi ho pensato che era pur sempre una panchina in più. E per combattere il caldo mi sono tolto la giacca… oppure ho abbassato i finestrini? Vai a sapere. In primavera la mia memoria è lenta come un diesel.
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45) CAMORINO, via In Muntagna
Coordinate: 2’721’713.8; 1’113’800.8
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… aspettare la primavera
Questa panchina merita due visite, tra fine febbraio e inizio aprile (il periodo può variare a seconda degli anni). La prima visita rivela un paesaggio spoglio: erba giallastra e alberi secchi, dall’aspetto fragile. Ma osservando il piano di Magadino potete già percepire un rintocco nell’aria, una luce diversa. È come se la natura fosse percorsa da un brivido che in tutte le sue fibre la sveglia, la sommuove, la spinge verso la primavera. Provate allora a sognare il futuro: la lenta crescita delle gemme, l’arrivo del colore verde, sempre più intenso, l’azzurro, i fiori, il canto degli uccelli. Immaginate tutto ciò e serbatelo nel cuore, poi aspettate qualche settimana. Quando nello splendore di aprile tornerete alla panchina, resterete sorpresi. La primavera, come un grande artista, avrà superato la vostra immaginazione, dipingendo un paesaggio luminoso, colmo di fantasia e di speranza.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

PS: Grazie a chi mi aiuta, mi accompagna e mi fa scoprire nuove panchine. In particolare, grazie a Yari (Frankental), Eloisa (Münchenstein, Bellinzona), Gioele Z. (Madonna d’Arla), Gioele J. (Camorino).
Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine da 5 a 10, qui da 11 a 17 e qui da 18 a 23, qui da 24 a 30 e qui da 31 a 37. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

PPS: Alcune lettrici e lettori, che mi hanno scritto in privato, si aspettavano una panchina da Locarno e una da Firenze. Le ho posticipate per ragioni tecniche, ma arriveranno nelle prossime settimane.

 

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