Panchinario 104-115

PICCOLA GUIDA ALLE PANCHINE

1) Se siete debuttanti, non scegliete una panchina troppo vicina a casa. Potreste correre il rischio, dopo un po’, di porvi una domanda fatale: “Ma che cosa ci faccio qui?” E potreste ricordarvi che a casa avete una poltrona comoda.

2) Non cedete subito al richiamo di una panchina. Allontanatevi di qualche passo, poi fermatevi, come per un pensiero improvviso. Tornate indietro e, come per caso, accorgetevi della panchina. “Ma guarda! E se mi sedessi per qualche minuto?”

3) Le panchine sono fuori dal tempo. Non commettete l’errore, appena seduti, di controllare l’ora sull’orologio o sul telefono. Per assaporare davvero una panchina, è necessario non sapere da quanti minuti (ore?) si è seduti a guardar passare il mondo.

AVVERTENZA: I pdf degli articoli su “Ticino 7” al momento non sono ancora disponibili. Aggiornerò il Panchinario appena possibile.

104) MONTE BOGLIA, sopra Lugano, lungo la cresta a trecento metri dalla vetta
Coordinate: 2’721’645.0; 1’098’530.3
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… superare i confini.
Dal paese di Brè, a 900 metri di quota, si sale attraverso un bosco di faggi. Dopo i 1000 metri gli alberi cominciano a diradarsi; dal Sasso Rosso, a 1317 metri, la vista spazia sul lago di Lugano. Anche dalla cime del Boglia (1516 metri) il panorama è stupendo: i laghi, le Alpi e le Prealpi, la Valsolda. Questa panchina si trova più in basso lungo la cresta, proprio davanti al cippo di confine numero 7 ½ G. La frontiera ufficiale fra Svizzera e Italia passa di lì, invisibile, vagamente assurda. Quante volte, nella vita, ci capita di credere che una linea divisoria (di qualunque tipo essa sia) possa mantenere le cose come sono? Quante volte innalziamo dei muri? Ma il pensiero, l’immaginazione abbattono ogni steccato. Basta muovere un passo accanto al cippo 7 ½ G: non esistono più “qui” e “là”, ma soltanto rocce, laghi, montagne, desideri ampi come nuvole che passano sopra il confine.
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Colonna sonora (30 secondi):


105) CASTAGNOLA, lungo il Sentiero di Gandria
Coordinate: 2’720’476.6; 1’095’911.2
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… avvistare creature fantastiche.
Questo è il luogo di tutte le partenze, il principio di ogni avventura. Svanisce il sentiero, insieme al ristorante. C’è una  barca che oscilla, poi l’acqua calma del lago, poi l’ignoto. Le montagne, i riflessi, il San Salvatore, tutto prende vita e consistenza corporea. Quella che sorge nella foschia non è più una montagna, ma una creatura fantastica. È una bestia che vive nelle profondità del lago e che a pochi è dato scorgere – all’alba, quando il silenzio avvolge le cose. È un animale immenso, che sosta immobile e che pare inanimato… ma il suo vasto respiro si trasmette fino alla panchina. Il possente Leviatano? L’antico Zaratán degli zoologi arabi, che i marinai confondevano con un’isola, così come accadeva con il Jasconye di san Brandano? O è una variazione del mostruoso Kraken, che emerge dalle profondità dei mari nordici? Forse è una creatura senza nome, che ancora attende di venire scoperta.
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Colonna sonora (30 secondi):


106) AVUSY, lungo le Chemin du Moulin-de-la-Grave
Coordinate: 2’488’066.5; 1’111’771.8
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… osservare le nuvole.
Questa panchina che si confonde nella natura, come se fosse un pezzo di tronco rotolato qui per caso, è un luogo ideale per la nubologia. Laggiù, tra gli alberi, palazzi di nuvole sorgono e crollano, mentre appaiono entità di ogni genere – cose persone animali – come se un altro mondo, suscitato dalla fantasia, si sovrapponesse alle strade e ai campi di Avusy, nel Canton Ginevra. Attenzione, non si tratta di una questione meteorologica: non stiamo parlando delle nubi secondo la definizione scientifica di idrometeore composte di particelle di vapore d’acqua e cristalli di ghiaccio. Tuttalpiù distinguiamo fra cirri, cumuli e strati, magari ci spingiamo a ipotizzare un cumulonembo; ma la nostra nubologia è una forma di esercizio dell’immaginazione, un allenamento alla creatività: «quando abbiamo imparato dalle nuvole siamo diventati poeti, capaci del pensiero metaforico» (P. Millanta, La forma delle nuvole, Ediciclo 2020).
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Colonna sonora (30 secondi):


107) CAMORINO, nella zona di Serta, vicino alla capanna Cremorasco
Coordinate: 2’721’350.0; 1’111’937.0
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… trovare sé stessi.
Anche quando ricopre montagne placide, quando circonda una valle conosciuta, piena di case, strade, dove scorrono fiume e ferrovia, anche quando appare quasi domestico, il bosco è sempre il bosco. Uscire dal sentiero, perdersi nell’ombra e nell’intrico di rami è una delle paure primordiali dell’umanità, da Cappuccetto Rosso alla «selva oscura» di Dante Alighieri. Talvolta accade anche sui monti sopra Camorino. M’inoltro in una macchia di castagni, mi arrampico su un pendio… Di colpo, non so più dove sono. Vicino al mio mondo, alla mia vita quotidiana, eppure lontanissimo. Giro e rigiro, finché davanti a me si apre una radura. Proprio al centro, accarezzata da una luce dolce, sta una panchina. Prima ancora di avvicinarmi, vedo me stesso. Sono seduto tranquillo e guardo il paesaggio. Sono davvero io, su quella panchina? Mi avvicino con cautela. Quando uno torna dal bosco, non è mai la stessa persona.
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Colonna sonora (30 secondi):


108) SANT’ANTONINO, in via della Posta
Coordinate: 2’718’943.4; 1’112’618.5
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… conversare con un serpente marino.
È uno che ne ha combinate di tutti i colori. Nato nelle profondità dell’oceano migliaia di anni fa, ricorda ancora l’epoca dei grandi velieri… e soprattutto il terrore sulle facce dei marinai nel vederlo sorgere dagli abissi. Dopo aver conosciuto burrasche e bonacce, iceberg e isole tropicali, il serpente di mare ha deciso di passare gli anni della pensione a Sant’Antonino, di fronte a un’aiuola fiorita e a due passi dal Salone parrocchiale. Per sbarcare il lunario, svolge il compito di rubinetto della fontana. Ogni tanto vengo a sedermi su questa panchina sinuosa e ascolto quello che, a un orecchio disattento, può sembrare il gorgoglio dell’acqua. In realtà è la voce del vecchio serpente che racconta le sue peripezie: quando ha incrociato le caravelle di Colombo; quando ha combattuto contro il pirata Edward Teach, detto Barbanera; quando nel 1912 ha visto passare un transatlantico che pareva inaffondabile.
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Colonna sonora (30 secondi):


109) BARCELLONA, all’angolo fra carrer del Parlament e carrer de Viladomat
Coordinate: 41°22’34.5″N; 2°09’43.3″E
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… incontrare Pepe Carvalho.
Lo scrittore Manuel Vázquez Montalbán (1939-2003) racconta che il mestiere del suo investigatore Pepe Carvalho «non era salvare vite o distruggerle, bensì osservarle per un certo tratto del loro percorso, senza preoccuparsi né dell’inizio né della fine» (La Rosa di Alessandria, 1984; Feltrinelli 1995). Dove ritrovare oggi il più celebre detective di Barcellona? Forse starà osservando la vita da una panchina qualunque, come questa davanti all’Armería Izquierdo. Siamo a pochi passi dal barrio Raval, già barrio Chino, in una zona multietnica popolata da pakistani, cinesi, magrebini. Giorno e notte – il quartiere non dorme mai – si può passeggiare tra gli alberi della rambla del Raval o fra i locali equivoci della calle Robador; oppure fermarsi ad assaggiare un vermuth nei bar amati da Pepe Carvalho: il minuscolo Pastis, il Can Lluís o il sontuoso Marsella, fondato nel 1820.
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Colonna sonora (30 secondi):


110) BRIONE VERZASCA, lungo il fiume di fronte a via Pianesc
Coordinate: 2’704’659.0; 1’127’305.0
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… leggere Anna Gnesa.
Si può girare il mondo, leggere, studiare, ma capire un luogo resta un’impresa difficile. La scrittrice Anna Gnesa (1904-86), che era originaria proprio di Brione Verzasca, non smise mai d’indagare il cuore di questo prodigioso paesaggio. Stare su una panchina con i sensi all’erta – resistendo al richiamo del telefono – è una buona via per imparare il fruscio del bosco, l’ombra mutevole degli alberi, il canto dell’acqua. «Il fiume, nuovo ogni giorno, è vita per innumerevoli creature, e talvolta è anche morte. […] Vita, morte, e ancora vita, sempre, invincibile. E in questo affaccendarsi, la fugacità nostra e delle cose, che la montagna ci richiama con l’inesorabile evidenza del tempo; perché se il mare è lo spazio, la montagna è il tempo. Tempo immenso, o anche solo di istanti. Il mistero, lo splendore, la fugacità delle cose: questo insegna la valle» (A. Gnesa, Lungo la strada, Dadò 2001).
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Colonna sonora (30 secondi):


111) GAVIRATE, sul lungolago Isola Virginia, tra il parco Folaga Allegra e il lido
Coordinate: 45°50’18.4″N 8°43’03.2″E
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… spegnere i litigi.
Il parco giochi è deserto e il paesaggio sembra una foto particolarmente vivida: il taglio netto dell’ombra, l’azzurro del lago di Varese, il marrone della sabbia, il verde degli alberi. Quando sto per andarmene, sento le voci furibonde di un litigio. È una coppia di giovani, fra i venti e i trent’anni. Discutono di una possibile vacanza in comune e del fatto che invece lei preferisca partire con le sue amiche. Si siedono sulla panchina e continuano a parlare senza ascoltarsi: non è questione di fiducia ma; potevi dirlo prima che; però scusa loro le vedi sempre; se non ti fidi allora dillo. Poi le frasi rallentano. I toni si abbassano. Si capisce che continuano per inerzia, ma non ci credono più. Il diverbio appare loro assurdo: l’acqua, la placidità dell’acqua, ha inghiottito ogni rancore. «Vabbè» dice lui alzandosi. «Vediamo, dai, non abbiamo fretta.» Lei sorride, guardando il lago.
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Colonna sonora (30 secondi):


112) REALP, sulla vetta della Hannibal Turm (2882 m)
Coordinate: 2’675’164.0; 1’161’357.4
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… aspettare l’autopostale.
Siamo nella zona del Furka, nel Canton Uri. In una valle di roccia, poco lontano dalla capanna Sidelen, si erge uno spunzone di granito: la Torre di Annibale (Hannibal Turm). Per raggiungere la cima bisogna arrampicarsi lungo i fianchi dalle sfumature grigio-rossastre. L’itinerario è conosciuto come “Conquest of Paradise” (per i conoscitori: la difficoltà massima è di 6a+). Proprio sulla cima, si trova la “Hanibank”: una classica panchina rossa con un cartello che indica gli orari dell’autopostale. Davanti agli occhi rifulge la bellezza del Furkahorn, del Galenstock, della neve abbagliante che purifica i pensieri. Poi, certo, bisogna tornare in basso. Ma la speranza è che un giorno o l’altro l’assurdo diventi realtà, e che davvero passi di qui un autopostale… naturalmente annunciato dal tradizionale clacson a tre note: sol diesis, mi, la (in la maggiore), come nel Guglielmo Tell di Rossini.
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Colonna sonora (30 secondi):


113) FAIDO, nel bosco sopra Chinchengo
Coordinate: 2’705’801.5; 1’148’312.3
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… ingannare il tempo.
Salgo a piedi da Faido a Rossura, seguendo il sentiero che passa per i boschi. In macchina, lungo la strada asfaltata, si arriva in meno di dieci minuti. Durante l’estate c’è un gran viavai di villeggianti. Ci si muove per mille ragioni: passeggiate, lavoro, aperitivi, spesa, trasporto di figli e via discorrendo. A una svolta del sentiero, mi fermo su questa lunga panchina dall’aspetto fragile. Davanti c’è una cappella votiva dedicata a Padre Rocco da Bedano, un frate cappuccino che ancora negli anni Sessanta ogni domenica saliva a piedi per celebrare la messa. Penso a come sarebbero le vacanze se non ci fosse la strada carrozzabile, così com’era fino agli anni Trenta. Senza automobili di sicuro la vita rallenterebbe. Chissà, magari nella nostra percezione una settimana di ferie in montagna si dilaterebbe, fino a durare un mese o più. Ascolto i fruscii del bosco e, almeno per qualche minuto, provo a ingannare il tempo.
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Colonna sonora (30 secondi):


114) PIANDERA, fuori dal paese, lungo la via Cantonale
Coordinate:  2’724’258; 1’105’056
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… lottare contro l’odio.
Il sentimento è maiuscolo: ODIO AMBRÌ. La panchina è stata imbrattata da uno o più sostenitori dell’Hockey Club Lugano, con l’intento di ribadire la propria appartenenza e di esprimere disprezzo per l’Hockey Club Ambrì Piotta. Mi siedo con cautela, con l’impressione di essere piombato in una curva di tifosi. Alle mie spalle: ULTRAS LUGANO. Di fianco: ANTI GBB (la sigla GBB sta per “gioventù biancoblu”, un gruppo di sostenitori della squadra rivale). Perché tanto accanimento, in questo luogo circondato dai boschi della Val Colla? Non c’è da stupirsi. Se l’odio è dappertutto – sport, politica, mezzi di comunicazione – vuoi che non arrivi anche sulle panchine? C’è chi sorride (sono ragazzate!) e chi s’indigna (maleducati!). Ma la parola ODIO su una panchina è anche un invito a guardarsi dentro: quell’erbaccia può attecchire in ogni essere umano, nessuno escluso. Ogni tanto non guasta un piccolo controllo.
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Colonna sonora (30 secondi):


115) IRAGNA, nei boschi sopra Pön
Coordinate:2’716’285; 1’131’461
Comodità:2 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… vedere l’invisibile.
Sulla panchina sono scritti due nomi: Mano e Milo, due grandi amici che avevano l’abitudine di passare da queste parti. È una zona impervia, fitta di boschi e dirupi. Mano e Milo sedevano insieme, accanto al sentiero, e contemplavano il burrone che si apriva davanti a loro. Forse restavano in silenzio: spesso tra vecchi amici i pensieri corrono dall’uno all’altro senza che ci sia bisogno di pronunciarli. Quando Mano morì, Milo sentì la ferita della solitudine davanti al vuoto del precipizio. Allora ebbe l’idea di scrivere i nomi sulla panchina; così, quando si sarebbe seduto al suo posto, avrebbe potuto immaginare l’amico al suo fianco. Quando mi fermo qui, ho l’impressione di non essere solo davanti all’abisso: il vuoto spaventoso dell’assenza è colmato dall’amicizia, che resiste anche alla morte. Più tardi, proseguendo lungo il sentiero, penso che al mondo esistono più cose di quelle che uno riesce a vedere.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

PS: Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine da 5 a 10, qui da 11 a 17 e qui da 18 a 23, qui da 24 a 30, qui da 31 a 37, qui da 38 a 45, qui da 46 a 55, qui da 56 a 64, qui da 65 a 73, qui da 74 a 81, qui da 82 a 93 e qui da 94 a 103. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

PPS: Sono grato a chi mi accompagna e a chi mi fa scoprire nuove panchine. In particolare, grazie a Paolo (Monte Boglia), Martina (Castagnola), Francesca e Nicola (Avusy), Gabriel (Camorino e Realp), Caterina (Barcellona), Filippo (Brione Verzasca), Barbara (Gavirate), Giacomo (Sant’Antonino), Maria e Sara (Faido), Lavinia e Giulio (Piandera e Iragna).
Ogni tanto pubblico anche fotografie che mi arrivano da parte di lettrici e lettori con il gusto di scovare panchine belle o insolite. Stavolta tuttavia, dal momento che l’articolo contiene già dodici panchine, mi sono limitato a quelle “ufficiali”.

PPPS: In genere, per segnalare le panchine di tutto il mondo uso il WGS84 (World Geodetic System 1984), cioè un sistema di coordinate costruito a partire da un ellissoide di riferimento risalente al 1984. La latitudine e la longitudine sono designate mediante la proiezione universale trasversa di Mercatore (UTM), da cui la sigla UTM-WGS84. Le cifre sono espresse in base sessagesimale: gradi, minuti, secondi.
Per quanto riguarda le panchine situate in Svizzera, invece, uso la triangolazione nazionale MN95, introdotta negli anni Novanta e ultimata nel 2016: si tratta di coordinate a sette cifre con la città di Berna come punto di origine. I valori hanno sempre un 1 in direzione nord-sud e un 2 in direzione ovest-est. Gli assi sono quindi 2’600’000 metri (est) e 1’200’000 metri (nord). Per definire un punto nel territorio elvetico, le coordinate MN95 sono più precise rispetto a quelle mondiali. A chi volesse convertire le coordinate MN95 in UTM-WGS84, consiglio di consultare il sito Swisstopo, che fornisce tutti i dettagli, compresa una mappa molto accurata (potete inserire nella mappa le coordinate svizzere per individuare una singola panchina).


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Panchinario 38-45

Giorno dopo giorno, il popolo delle panchine si muove sul nostro pianeta. È una tribù senza terra, una nazione senza confini. Le donne e gli uomini che si siedono sulle panchine, ovunque nel mondo, hanno la stessa cittadinanza, lo stesso invisibile passaporto. Dalla coppia di adolescenti che si avvinghia in un abbraccio al vecchio che, dopo una perigliosa camminata, approda in un luogo sicuro. Spinti dalla curiosità, dalla stanchezza, dalla noia. Non importa come ci arriviamo. Ma una volta seduti, siamo in una zona franca. A pochi metri da noi si erigono statue, si asfaltano strade, crollano le borse, bruciano i boschi, passano cortei di festa o di protesta, si fanno elezioni, convegni, giornali, rapine. Fra qualche minuto dovremo varcare la frontiera e occuparci di queste faccende. Ma ora siamo lontani. Abbiamo chiesto asilo politico a un altro Stato, senza governo e senza leggi. Siamo qui. Siamo il popolo delle panchine.

38) FRANKENTAL, all’incrocio fra Limmattalstrasse e Bombachhalde
Coordinate: 2’678’577.8; 1’250’956.8
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 4 stelle su 5
Ideale per… dare un’occhiata alla fine del mondo.
Oggi non c’è nessun luogo che si possa definire “distante”. In poche ore si arriva dappertutto, anche i deserti e le foreste sono stati esplorati, sulla cima dell’Everest manca poco che mettano un tavolo da picnic. Come raggiungere dunque la fine del mondo? Personalmente faccio così: vado a Zurigo, prendo il tram numero 13 e scendo al capolinea. Frankental. Non so perché questa parola risvegli in me una sensazione di lontananza. In fondo è un quartiere di periferia come tanti. Eppure, c’è qualcosa di remoto, di misterioso. Frankental. Fra i palazzi e le case residenziali appaiono vigneti, pezzi di prato, negozi di alimentari, palestre. Dall’alto si vede la Limmat che scorre maestosamente. Oltre il fiume appaiono cantieri, gru, ciminiere di fabbriche. Sbuffi di fumo bianco salgono verso il cielo. Frankental.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

39) CAPRINO, fra il Sentiero alla Cava e il Vicolo delle Cantine
Coordinate: 2’719’809.3; 1’094’069.0
Comodità: 4 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… leggere una poesia di Vittorio Sereni.
Il sentiero corre accanto ai moli, alle barche tirate in secco. Il sole si posa di striscio sull’acqua. Supero scalinate, terrazze, vigne, bandiere, finché arrivo a questa panchina che, me ne accorgo subito, ho già visto. Ma quando? Come? Con chi? Lentamente ritrovo i brandelli di un ricordo; ma sono passati anni, il me stesso di allora mi pare un altro. Con quali occhi avrò guardato la baia di Lugano, il monte Brè, il San Salvatore? E quali pensieri urgenti, quali sogni mi occupavano il pensiero? Nel momento in cui credo di riafferrarlo, quell’Andrea remoto mi sfugge, e di lui resta solo un riflesso, un brivido fra l’acqua e le montagne. «Sul lago le vele facevano un bianco e compatto poema / ma pari più non gli era il mio respiro / e non era più un lago ma un attonito / specchio di me una lacuna del cuore» (Vittorio Sereni, “Un ritorno”, in Gli strumenti umani, Einaudi 1965).
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Colonna sonora (30 secondi):

 

40) BELLINZONA, piazza Indipendenza
Coordinate: 2’722’275.4; 1’116’602.3
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… entrare in contatto con gli alieni.
Sono le quattro del mattino della prima notte di carnevale. Una folla di sopravvissuti sta riparando verso casa. In mezzo alla piazza svetta un’astronave aliena a forma di obelisco, giunta dalle profondità dello spazio. Accasciato di fianco a me, proprio sotto l’insegna del WWF, c’è un grande orso dal pelo nero. Mi accorgo che sta piangendo, con la faccia nascosta tra le zampe. Nella piazza arrivano tre macchine pulitrici… o sono dei robot marziani? La mia panchina è vuota, mentre su quella di fianco sono approdati sei personaggi in cattive condizioni: un frate, un figlio dei fiori, un pollo, un tizio in calzamaglia rosa e altre imprecisate creature. Quando scatto un’istantanea alla mia panchina, una ragazza mi chiede con garbo: «Cazzo ti fotografi?» Mentre mi allontano, a lungo m’insegue la voce del frate. «Torna qui, zio, dai, torna qui… facciamoci un selfie insieme, dai… ehi, zio, facciamoci un selfie!»
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41) MÜNCHENSTEIN, sulla Loogstrasse accanto alla chiesa St. Franz Xaver
Coordinate: 2’613’200.8; 1’263’296.6
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 3 stelle su 5
Ideale per… giocare a rimpiattino.
Sono in un villaggio poco lontano da Basilea. Mi siedo sulla panchina un pomeriggio d’inverno. Di fronte a me c’è una scuola. All’improvviso, sento un concerto di voci infantili: risate, strilli, richiami… Eppure non vedo nessuno, com’è possibile? Intuisco che i bambini stanno giocando a rimpiattino nel cortile della scuola, che si trova dall’altra parte dell’edificio. Li ascolto, immaginando le fughe, le rincorse. E come per miracolo, ogni cosa partecipa al gioco: il sole che si nasconde l’albero, i rami dell’albero che inseguono la primavera, la mia infanzia che di colpo si affaccia alla memoria e cancella il tempo. Ho la strana, irragionevole certezza che, se andassi a dare un’occhiata, troverei il me stesso bambino che tenta di nascondersi in un angolo del cortile. Un po’ intimidito, alzerebbe gli occhi e mi chiederebbe: dove sei stato per tutto questo tempo?
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42) MADONNA D’ARLA, tra Fiè e il Pian Piret
Coordinate: 2’721’423.3; 1’103’304.7
Comodità: 3 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… inventare fiabe.
C’era una volta un orco giardiniere. Era molto bravo, ma a causa del suo aspetto terrificante non lo voleva nessuno. Alla fine venne assunto dal diavolo in persona. Il demonio, infatti, possiede un piccolo giardino aspro e scosceso in mezzo alle montagne, nascosto da una serie di picchi taglienti che la gente del posto chiama “Denti della vecchia”. Adesso l’orco lavora lì e ogni tanto, insieme alla gramigna e alla zizzania, coltiva di nascosto qualche tulipano. Un giorno il diavolo lo scopre e si arrabbia, sprizza fuoco e fiamme. «Sono così belli!», balbetta l’orco. «Il mio giardino non è fatto per la bellezza!», ringhia il demonio. Ma il mattino, appena sveglio, quando non c’è nessuno, il diavolo passa come per caso davanti ai tulipani. Li guarda appena, con la coda dell’occhio. E sente risuonare dentro di lui, fievole, lontano, un rintocco di nostalgia.
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43) MILANO, in Largo Corsia dei Servi
Coordinate: 45°27’52” N; 9°11’46” E
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 2 stelle su 5
Ideale per… leggere un autore russo.
«Non era ancora buio, ma qua e là, nelle case si cominciavano ad accendere i lumi […]. Laptèv, seduto su una panca vicino al portone, attendeva che l’ufficio del vespro finisse nella chiesa di San Pietro e Paolo: contava di vedere Jùlija Sergèevna e di parlarle, sperando di passare forse la serata intera con lei.» A pochi passi dal Duomo, la chiesa di San Vito in Pasquirolo (originaria del XII secolo, ricostruita nel XVII) è oggi affidata a una comunità ortodossa russa. Dalla mia panchina, sento il chiacchiericcio dei passanti che si mescola alle salmodie. Fra poco dal portone uscirà Jùlija Sergèevna… e passeggeremo lungo il viale e sarà come essere in campagna. «Si percepiva un sussurrìo di voci femminili, risa soffocate; qualcuno suonava piano, dolcemente, la balalàjka. Vagava nell’aria un odore di tiglio e di fieno» (A. Cechov, Tre anni, traduzione di E. Reggio e M. Shkirmantova).
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44) GIUBIASCO, in viale 1814
Coordinate: 2’721’557.5; 1’115’273.2
Comodità: 1 stella su 5
Vista: 1 stella su 5
Ideale per… parcheggiare.
Per immettervi nel parcheggio dovete camminare sul marciapiede e poi svoltare a sinistra, segnalando col braccio il cambio di direzione. Scalate le marce dei muscoli e attraversate lo spiazzo. Dovreste riuscire a sedervi sulla panchina senza fare troppe manovre. Si trova esattamente al centro di uno stallo delimitato da strisce bianche. Posteggiatevi, allungate le gambe, rallentate il battito del motore. Se fa caldo socchiudete anche i fari e, benché la panchina non sia comoda, magari vi appisolerete. Io ci sono stato di domenica, quando il piazzale d’asfalto era deserto e io solo, sotto il sole, stavo seduto sul cemento. Una domanda mi tormentava: che cosa diavolo ci fa una panchina in mezzo allo stallo di un parcheggio? Ma poi ho pensato che era pur sempre una panchina in più. E per combattere il caldo mi sono tolto la giacca… oppure ho abbassato i finestrini? Vai a sapere. In primavera la mia memoria è lenta come un diesel.
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45) CAMORINO, via In Muntagna
Coordinate: 2’721’713.8; 1’113’800.8
Comodità: 2 stelle su 5
Vista: 5 stelle su 5
Ideale per… aspettare la primavera
Questa panchina merita due visite, tra fine febbraio e inizio aprile (il periodo può variare a seconda degli anni). La prima visita rivela un paesaggio spoglio: erba giallastra e alberi secchi, dall’aspetto fragile. Ma osservando il piano di Magadino potete già percepire un rintocco nell’aria, una luce diversa. È come se la natura fosse percorsa da un brivido che in tutte le sue fibre la sveglia, la sommuove, la spinge verso la primavera. Provate allora a sognare il futuro: la lenta crescita delle gemme, l’arrivo del colore verde, sempre più intenso, l’azzurro, i fiori, il canto degli uccelli. Immaginate tutto ciò e serbatelo nel cuore, poi aspettate qualche settimana. Quando nello splendore di aprile tornerete alla panchina, resterete sorpresi. La primavera, come un grande artista, avrà superato la vostra immaginazione, dipingendo un paesaggio luminoso, colmo di fantasia e di speranza.
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Colonna sonora (30 secondi):

 

PS: Grazie a chi mi aiuta, mi accompagna e mi fa scoprire nuove panchine. In particolare, grazie a Yari (Frankental), Eloisa (Münchenstein, Bellinzona), Gioele Z. (Madonna d’Arla), Gioele J. (Camorino).
Potete leggere qui le prime quattro panchine, qui le panchine da 5 a 10, qui da 11 a 17 e qui da 18 a 23, qui da 24 a 30 e qui da 31 a 37. In generale, nella categoria Panchinario (in alto a destra), si trovano tutte le panchine.

PPS: Alcune lettrici e lettori, che mi hanno scritto in privato, si aspettavano una panchina da Locarno e una da Firenze. Le ho posticipate per ragioni tecniche, ma arriveranno nelle prossime settimane.

 

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