“Viaggi immaginari” è una serie di reportage da luoghi che non ho mai visto, scelti a caso sulla mappa del mondo. A farmi da guida l’antico gioco Hanafuda, che scandisce le stagioni dell’anno. Ogni mese le carte mi accompagnano nella scrittura di un racconto di viaggio e di un haiku.
Giugno
Hanafuda: Peonia / Farfalla
Luogo: Yabluniv, distretto di Kaniv, Oblast’ di Čerkasy, Ucraina
Coordinate: 49°40’27.8″N; 31°26’21.0″E
(Latitudine 49.67439; longitudine 31.43916)
Un ristorante in campagna, una sera di giugno. I tavoli sono disposti sul prato, con le tovaglie candide, le caraffe di vino rosso. I campi e le colline fuggono all’orizzonte, mentre il sole diventa rosso fuoco prima di scomparire. Sotto la pergola, vicino all’ingresso del ristorante, c’è una tavolata allegra: due o tre famiglie che si godono il fresco, lontano dalla città rovente.
Un bambino sui quattro anni si stacca dal gruppo. È curioso, attento a quanto avviene ai tavoli vicini. Si avventura sul prato e, dopo un paio di minuti, decide di suonare la tromba. Accosta il pugno alla bocca, mimando il suono. Dapprima nessuno gli bada; dopo un po’ alcuni cominciano a osservarlo divertiti, altri infastiditi. I genitori ancora non si sono accorti dell’assolo di tromba. Il figlio è sempre più rapito dalla sua stessa musica, si muove a tempo, si divincola, come in un raptus. Il ritmo si fa più veloce, gli acuti più febbrili. Il bambino si ferma un attimo. «Sto suonando la tromba», dice. Poi riprende l’assolo, come in trance, mescolando varie melodie e terminando con una nota prolungata. Esausto, si lascia cadere supino sul prato, con gli occhi rivolti al cielo. Dal tavolo sua madre gli chiede: «Va tutto bene?» «Sì» risponde il bambino, ansimando. Poi, come tra sé, aggiunge: «Ehi, si vedono le stelle!»
Stavano sbiadendo le ultime stelle anche quando mi sono svegliato dopo una notte all’addiaccio, nel cuore dell’Ucraina. Una nebbiolina che saliva dal basso lasciava presagire che sarebbe stata una giornata calda. Stavo seguendo il crinale di una montagna, lungo l’estrema propaggine di una zona selvaggia ricca di foreste, di orsi e di fiumi tortuosi. Nel pomeriggio mi sarei abbassato fino a raggiungere la città di Yabluniv, della quale sapevo soltanto che aveva due o tremila abitanti e che era conosciuta per il suo museo ebraico. Avevo anche sentito dire che, poco lontano dalla zona urbana, c’era un colossale impianto di pollicultura. Non so perché, ma la cosa mi suscitava una certa inquietudine.
Quel mattino, comunque, ero solo. Forse per questa ragione ero attento ai dettagli: le volute della nebbia, il fruscio dell’erba sotto ai miei piedi, il volo di una farfalla. Quest’ultimo evento, in particolare, ha catturato la mia attenzione. In un certo senso, mi ha fatto venire in mente il bambino che fingeva di suonare la tromba. Avevo la sensazione di trovarmi davanti a un impeto creativo, a un gesto di arte involontaria. Involontaria? Quanto è cosciente una farfalla della sua grazia? Chi crea veramente quella bellezza? Ogni essere umano prova a dare una risposta: Dio, la natura, il caso. Ma di certo la bellezza è innegabile, per tutti. Il battito delle ali, l’irregolarità del volo, l’incanto dei colori, gli abbinamenti cromatici che si rinnovano di fiore in fiore. Che cosa c’è di più naturale di una farfalla ai margini di un sentiero? E nello stesso tempo, che cosa c’è di più meraviglioso?
HAIKU
Viene la sera –
le peonie si addormentano
stanche di sole.
PS: Questo è il sesto “viaggio immaginario”. Ecco le puntate di gennaio, febbraio, marzo, aprile e maggio.
Caro Andrea, seguo i tuoi viaggi con attesa: non mi muovo molto e sono contento -una volta al mese- di poter partire…grazie!
Non deve essere sempre facile trovare il tempo e gli spunti per questi testi. Grazie per l’impegno!
Caro Paolo, a volte non partire è un modo efficace per viaggiare, per andare più lontano.
Beate le peonie, che già verso sera sono stanche di sole e si addormentano. Vorrei essere una peonia, invece che un povero canicolato, uno dei tanti, ancora sveglio a meravigliarsi di questi viaggi tanto immaginari, quanto verosimili.
Grazie mille per il pensiero. Chi di quando in quando, stritolato dall’afa e dagli affanni, non sogna di essere una beata peonia?
E il giro del mondo continua! Bellissimo il paragone fra il bambino che s’inventa un assolo (e poi ammutolisce davanti alle stelle) e la farfalla che senza saperlo, nel cuore delle montagne ucraine, genera bellezza… Mi viene da dire: la bellezza è nel cuore dell’uomo che sa guardare!
Nel cuore dell’uomo ci sono tante cose, alcune orrende. È un guazzabuglio, come diceva Manzoni. Speriamo che la bellezza non si lasci sopraffare e conservi il suo diritto di cittadinanza nel guazzabuglio…
I commenti del Signor Andrea al Signor Paolo mi fanno pensare… bello che si pensi alla bellezza, in Ucraina poi! dove stanno succedendo fatti brutti e angoscianti almeno per le persone che hanno vissuto o ascoltato delle Guerre qui da noi: non sono un lavoro cinematografico, non sono un reportage di qualche buon network radio-televisivo…
mio nonno materno non volle partire per l’Ucraina, ci giunse in un treno merci con altri prigionieri italiani dopo il centro di prigionia a Gemona del Friuli e dopo il trasferimento a piedi in colonna fino all’Ungheria. Chissà se avrà mai pensato alla bellezza? era meccanico e dovreste vedere i disegni che faceva a mano libera (mi aveva anche insegnato e non sono male pure io)… disegni che contengono bellezza ben al contrario di quelli elaborati in maniera digitale, disegni che non hanno l’anima della manualità dell’artista… chissà se avrà visto bellezza nella donna italiana o ungherese, non so, che diede del pane ai prigionieri incolonnati la Vigilia del Natale di Gesù Cristo… chissà se avrà visto bellezza nelle minestrine a base di pelle di patata… o nelle locomotive a vapore che era comandato a riparare… chissà!?!
Grazie mille per questo intervento, e per la testimonianza su suo nonno, sulla sua capacità di vedere ed esprimere la bellezza.
In questi “viaggi immaginari” la mia intenzione è anche quella di raccontare il valore delle piccole cose, siano esse vissute o immaginate. La farfalla reale si mescola a quella nelle carte dell’hanafuda e diventa una farfalla ideale, intravista in sogno, sfiorata con la fantasia tra immaginarie montagne ucraine.