L’uomo nudo

#Paradeplatz2018 è un progetto di Yari Bernasconi e Andrea Fazioli. Ogni mese: 1) lettura di una poesia a Paradeplatz (Zurigo); 2) osservazione e ascolto; 3) scrittura.

Come levare tutti gli schermi, i veli, tutte le corazze, le cotte di maglia, i giubbotti antiproiettili sotto cui nascondiamo il nostro io? Come arrivare all’essenza della nostra identità, a quello che Georges Simenon chiamava l’homme tout nu? È difficile guardare noi stessi per quello che siamo, semplicemente, senza inganni. È difficile anche guardare gli altri. Ma non solo le persone; perfino i luoghi tendono a nascondersi nel momento stesso in cui li visitiamo: sono nove mesi che torniamo a Paradeplatz, eppure a volte mi sembra di non averla ancora mai vista.
Secondo la mia esperienza, esistono due tecniche ben precise e collaudate che permettono di guardare l’uomo nudo che nascondiamo dentro noi stessi.
1) Perdersi.
2) Camminare a Zurigo quando soffia il föhn.
La sera prima del viaggio a Zurigo avevo un incontro in una libreria di Como. Alla fine ho salutato i librai e mi sono allontanato, mentre loro chiudevano bottega. Dopo qualche metro però mi sono accorto che non sapevo più dove fossi. Non solo, mi ero pure scordato dove avevo parcheggiato l’automobile. Il telefono era morto, senza batteria. Ho pensato di chiedere un’indicazione a un passante… ma per dove? Ho camminato a lungo, mentre scendeva la sera, finché mi sono imbattutto per caso nel parcheggio. Il giorno successivo sono arrivato alla stazione di Bellinzona, pronto a prendere il treno per Zurigo, e ho scoperto che il treno stava partendo proprio in quel momento. Che cos’è accaduto? Perché prima ero puntuale e poi di colpo in ritardo? Non ci sono risposte. Quando ci si perde, non bisogna indugiare sulle cause dello smarrimento, bensì muoversi, camminare, cambiare treno.
In seguito, mentre aspettavo a Paradeplatz, ho ricevuto un messaggio di Yari. M’informava che, inspiegabilmente, si era perso lungo il tragitto dalla stazione alla piazza. Mi ha inviato fotografie strane di una città che non sembrava nemmeno Zurigo. Abbiamo provato a segnalarci la nostra posizione con il telefono, ma quando sono arrivato al puntino rosso che avrebbe dovuto essere Yari, non ho trovato nessuno: il puntino yarico si era spostato nel posto in cui lo stavo aspettando prima di andare a cercarlo.
Tutto ciò per dire che il momento in cui siamo riusciti a raggiungere lo stesso luogo – Paradeplatz, finalmente! – è stato come lo scioglimento di un nodo narrativo. Musica epica in sottofondo, scena al rallentatore. Siamo qui! Siamo noi! Questa è la nostra piazza! I nostri smarrimenti ci hanno regalato uno sguardo più fresco, pronto alla meraviglia (e ai punti esclamativi). Tuttavia ci siamo resi conto che Paradeplatz non era per niente “la nostra piazza”, perché stava soffiando il föhn ed erano tutti matti… noi compresi, come dimostrano gli smarrimenti di cui sopra.
Il föhn, o favonio, è un vento caldo, secco, sfibrante. La piazza sussultava a ogni sferzata, sorpresa nella sua intimità. C’erano tre lavori in corso: due per terra e uno sul tetto di un palazzo. L’uomo al volante della macchina pulitrice aveva uno sguardo trasognato. Dal cantiere sul tetto, calavano colpi di martello, uno dopo l’altro, sopra il vocio di un gruppo di bambini (nervosi pure loro) e sopra la telefonata accorata di un signore di mezza età che ripeteva, allo sfinimento, «quando non ci sarò più, andrà tutto bene, aspetta che non ci sarò più, andrà tutto bene quando non ci sarò più». Mentre prendevo appunti sul mio taccuino una signora anziana con una nuvola di capelli azzurri vaporosi, mi ha sorriso comprensiva. È il föhn, sembrava che volesse dirmi, non puoi farci niente.
Accanto a lei, sulla panchina, sedeva una ragazza vestita di giallo. Stava leggendo Il mondo perduto di Arthur Conan Doyle, in italiano. Assorta, concentrata, con una piccola ruga sulla fronte. Mi sono ricordato che il romanzo racconta di un viaggio in terre remote: un gruppo di esploratori arriva su un altopiano isolato, in mezzo alla foresta amazzonica, sul quale vivono creature preistoriche. Terre remote? Di certo non sono più lontane di Paradeplatz, oggi, qui.

[AF]

*

Ore 10:38, Yari – Caro, mi confermi il pranzo al sacco?
Ore 10:42, Andrea – Sì, io non l’ho portato, ma compro qualcosa a Zurigo. Ricorda la poesia!
Ore 10:45, Yari – Non preoccuparti, ho preparato un tramezzino di endecasillabi.
Ore 10:46, Andrea – Ottimo se ci bevi sopra un sonetto caudato.
Ore 10:49, Yari – D’altra parte, il sonetto caudato è parente del caffè corretto, no?
Ore 10:51, Andrea – Certo, poi c’è chi esagera e prende un madrigale on the rocks.
Ore 11:00, Yari – Sono gli stessi che si fanno uno stornello non filtrato e poi lo trovano denso.
Ore 11:55, Yari – Tra l’altro, diversi disturbi sulla linea ferroviaria. Spero di arrivare. Ho paura che non resisterò e azzannerò il mio panino prima di arrivare a Paradeplatz.
Ore 12:28, Yari – 12 minuti di ritardo. Vediamoci pure a metà strada, davanti a quel ristorante italiano che abbiamo visto l’ultima volta.
Ore 12:36, Andrea – Perfetto. A dopo.
Ore 13:23, Yari – Mi sono perso. [POSIZIONE]
Ore 13:26, Andrea – Cammina dritto e vai a sinistra. Perpendicolare. [POSIZIONE]
Ore 13:30, Yari – Acc, scusa, stavo andando al contrario, ma vale la pena: è un posto strano. Arrivo.
Ore 13:32, Andrea – Non trovo il ristorante italiano.
Ore 13:34, Yari (messaggio vocale) – “È molto semplice: se guardi in direzione della stella polare e giri due volte a destra di te stesso, ecco, ci arrivi facilmente”.
Ore 13:34, Andrea – Ma dov’è? Sono alla fontana circolare grande, dove il mese scorso stava seduto il cuoco. Vicino al negozio di foulard.
Ore 13:35, Yari (messaggio vocale) – “Oppure, come diceva il mio vecchio docente di geografia, diritto verso il nord della Polare”. [POSIZIONE]
Ore 13:36, Andrea (messaggio vocale) – “Stai dicendo che tu aspetti al ristorante italiano sapendo che potrebbe accadere di tutto. Qui sta già accadendo di tutto, perché c’è in giro molta più gente strana del solito. Prova a fare un salto alla fontana”.
Ore 13:38, Yari – Fontana circolare? Circo ilare? Lucio Fontana? Ilare uccello?
Ore 13:40, Yari – Ma come?! Ti sei spostato? [POSIZIONE]
Ore 13:41, Andrea – [POSIZIONE] Fermo lì!
Ore 13:41, Yari – Io sono qui. Di fianco a me fumano un sigaro cubano. Quasi quasi mi sposto, però, perché a questo punto sarà deludente incontrarsi.
Ore 13:42, Yari – Ho appena visto transitare una ragazza che deve aver confuso il senso del ridicolo con il senso di marcia, e se ne va in giro su trampoli argentati con la gonna più corta di una sigaretta (fumata a metà).
Ore 13:43, Andrea – Macchina.
Ore 13:44, Andrea – Pulitrice.
Ore 13:44, Yari – Ti vedo. Cioè, vedo le tue scarpe rosse.

[…]

Ore 15:03, Yari – Sono sul treno.
Ore 15:14, Andrea – Anch’io.
Ore 15:29, Yari – Mi scrive mia moglie: “Certo che erano tutti strani. Succedono sempre cose strane a Zurigo, quando c’è il föhn. Lo diceva anche Dürrenmatt”.
Ore 15:29, Andrea – Bello! Con il föhn sono tutti nudi…
Ore 15:29, Yari – Sì, come gli alberi spogliati dall’autunno.
Ore 15:31, Andrea – E come gli atri delle banche.
Ore 15:33, Yari – Spogliati anche quelli dall’autunno (dell’animo umano?).

[YB]

*

È difficile incontrarsi.
Per fortuna, come dimostrano i messaggi trascritti da Yari, la tensione verso l’incontro è già una vicinanza. I messaggi s’interrompono quando siamo arrivati davvero nello stesso luogo. Dentro quella parentesi quadra – […] – oltre a osservare quanto accadeva intorno a noi, abbiamo letto una breve poesia di Federico Hindermann.

Vivi tra molti
parenti, amici, l’età confondi,
storie d’altrove, non sai chi ascolti

[AF]

*

La vita potrebbe essere proprio una parentesi quadra dove inscatolare tutti gli incontri che si fanno per strada o nei libri. Creature con cui si sorride, si soffre, si mangia. E alla fine non sai se sei tu a essere loro o loro a essere te. Confondi la tua voce con quella degli altri.

[YB]

PS: Il riferimento di Simenon all’homme tout nu si trova in parecchi testi o interviste; per esempio nella conferenza Le romancier, tenuta a New York nel 1945: Je me rapprochais de l’homme, de l’homme tout nu, de l’homme en tête à tête avec son destin qui est, je pense, le ressort suprême du roman. Il testo completo si trova in L’Âge du roman (Complexe 1988).PPS: Il mondo perduto venne pubblicato da Arthur Conan Doyle nel 1912. Fu tradotto in italiano per la prima volta nel 1913 e da allora pubblicato in varie edizioni. È la prima storia con il professor Challenger, protagonista di una serie di racconti e romanzi precursori del genere fantascientifico.PPPS: La poesia di Hindermann è tratta da I sette dormienti, a cura di Matteo M. Pedroni, Bellinzona, Sottoscala, 2018.PPPPS: Vi segnaliamo le altre puntate della serie. Siamo già stati a Paradeplatz in gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugnoluglio e agosto.

Condividi il post

14 pensieri su “L’uomo nudo

  1. Bellissimo reportage, nel quale vi mettete a nudo più del solito! Niente pranzo, stavolta: vedo solo due caffè nella solita foto del tavolo! 😉

  2. Ho apprezzato questo racconto a più voci: molto bella la riflessione sugli smarrimenti e geniale l’idea di raccontarla con i vostri sms… ma quanto siete dei grandi? 😂 Alla fine, è davvero come essere lì con voi!!! 😍

  3. Caro Andrea, caro Yari,
    leggendo la vostra avventura, mi sono venuti in mente alcuni versi di una poesia del poeta greco Ghiannis Ritsos che ho scoperto durante un tuo laboratorio di scrittura: “[…] ogni parola è l’uscita / per un incontro, spesse volte annullato, / e allora è una parola vera, quando insiste nell’incontro.”
    Farò in modo di farvi trovare la poesia completa a Paradeplatz, sperando che il föhn non soffi via queste parole, prima che voi vi rincontrerete…

  4. Mi piace che tutto quello che raccontate (ricerca, perdita, dialogo) si nasconde nei tre versi di Federico Hindermann, che acquisiscono un nuovo senso. Ma prima o poi queste esplorazioni zurighesi le pubblicherete?

    1. Gentile Claudine, grazie mille per il suo apprezzamento. Per il momento non pensiamo a una pubblicazione: è già sufficientemente complesso riuscire a incontrarci ogni mese, senza troppi smarrimenti… Un cordiale saluto!

  5. Sono tornata ieri da Zurigo, non sono passata da Paradeplatz ma da tante altre.
    Per fortuna senza föhn… ma lo smarrimento, e anche la meraviglia c’erano, proprio come li descrivete voi.
    PS: il testo di Hindermann è pubblicato da edizioni sottoscala, di Luca (mio marito) e Max, un nostro grande e importante amico.

    1. Grazie mille per aver condiviso lo smarrimento e la meraviglia (che sono l’essenza di ogni viaggio ben riuscito). Complimenti a Luca e Max: Yari e io siamo due grandi estimatori delle edizioni sottoscala. Un cordiale saluto!

  6. Visto che l’Ambrì è sottozero, provo ad assaporare qualcosa di positivo qui. Molto interessante la descrizione delle sensazioni del perdersi e ritrovarsi (perdere l’auto per avere tante cose in testa è capitato anche a me: sono attimi di terrore – non per l’auto, che se la cava nello stare là ferma, ma perché ci facciamo domande su di noi stessi…). Chissà come sarebbe stato prima degli smartphone?!? Il favonio, quello del “cielo di Lombardia ch’è bello quand’è bello!” Il mio insegnante di Fisica tecnica diceva della stratificazione adiabatica che si crea quando soffia il favonio: strati d’aria in condizioni di non mescolarsi, creano un effetto lenticolare e ci mostrano le montagne lontane apparentemente più vicine…

      1. Grazie mille, giuseppe, per aver dato un tocco in più alla presenza del favonio in questo articolo. Quanto al perdersi… per fortuna, nonostante i cellulari e i collegamenti rapidi, qualche volta si riesce ancora a non sapere dove ci si trovi…

        1. Stavo ripensandoci. L’effetto favonico che ho descritto riguarda il sud delle Alpi ed è diretta conseguenza della presenza di alte montagne: un meteorologo lo spiegherebbe certamente meglio ma, sinteticamente, le correnti fredde da nord scavalcano i monti ed entrano nella Pianura padana a quote alte – “costringendo” aria più calda a risalire da sud a nord alle quote inferiori.
          Sembra evidente la grossa differenza col nord zurighese dove, immagino, il favonio sia freddino e poco conveniente per le scampagnate.

          1. Ecco, ieri 23 ottobre nei fondovalle a sud delle Alpi si era sui 5 o 10 °C mentre oggi 24 ottobre in condizioni favoniche si è arrivati anche a 25 e 28 °C.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.