Una piazza è una piazza

#Paradeplatz2018 è un progetto di Yari Bernasconi e Andrea Fazioli. Ogni mese: 1) lettura di una poesia a Paradeplatz (Zurigo); 2) osservazione e ascolto; 3) scrittura.

L’altoparlante annuncia «Wir treffen in Zürich ein», così alzo gli occhi ed esco dal mio libro. La copertina è striata d’argento: Kurt Vonnegut, Mattatoio n. 5. «Ma sì, quel romanzo dove il protagonista impazzisce e crede di viaggiare nel tempo e nello spazio con gli alieni», mi aveva detto un amico pochi giorni prima. «O quello dove sono tutti gli altri a essere pazzi», avevo cercato di rispondere.
Andrea mi aspetta in un punto preciso vicino alla stazione. È solo la seconda volta che ci incontriamo per raggiungere Paradeplatz, ma è già diventato il nostro solito posto: «Ho preso il treno non si sa come. Arrivo alle 12:28 a ZH. Ci vediamo al solito posto?»; «Tu scherzi, ma io l’ho preso all’ultimo secondo, trafelato, mentre già si stava avviando… Sì, ci vediamo al solito posto» (scambio di messaggi delle 11:33, per gentile concessione del Grande Archivio Digitale Che Abita I Nostri Telefoni).
Arriviamo a piedi e il freddo punge le mani, ma la piazza è illuminata per metà dal sole. La gente si muove più leggera, forse allegra. Si ha voglia di scherzare e di laudare, come nella poesia di Guinizzelli che abbiamo preso con noi.

Io vogliọ del ver la mia donna laudare
ed asembrarli la rosa e lo giglio:
più che stella dïana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.
Verde river’ a lei rasembro e l’âre,
tutti color di fior’, giano e vermiglio,
oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.
Passa per via adorna, e sì gentile
ch’abassa orgoglio a cui dona salute,
e fa ’l de nostra fé se non la crede;
e no·lle pò apressare om che sia vile;
ancor ve dirò c’ha maggior vertute:
null’om pò mal pensar fin che la vede.

In Paradeplatz, oggi, siamo in un altro e sempre dolce stil novo. Non tarda infatti ad arrivare una signora che passa per via adorna: ci sono più fiori sulla sua giacca che in tutta la vetrina del fiorista all’angolo.

In un attimo i tram si moltiplicano, e con loro le gambe dei passanti. Alzo lo sguardo ed è il momento in cui lo vedo. Non c’è dubbio che sia lui. D’altra parte, malgrado il clima, non porta la giacca. È lì per caso, di passaggio, con un abbigliamento elegante ma visibilmente fuori dal tempo, effetto seppia. Ha le mani in tasca e aspetta il suo tram. Chissà dove lo porterà questa volta. Nel passato o nel futuro? Sulla Terra o su Tralfamadore?
Quando sale in carrozza, Kurt Vonnegut si gira e ci fissa dal finestrino. Sta andando nel futuro, ci sarei potuto arrivare prima: la direzione del tram indica «Morgental». Similmente a un battello di Giorgio Orelli, anche il tram di Paradeplatz «già aspetta, già riparte, è già domani».
Peccato che tra ieri, oggi e domani, Andrea sia nel frattempo scomparso. Guardo intorno. Di lui restano solo le due borse con i libri, la pipa e altri oggetti utili, come un richiamo per uccelli e un piccolo rastrello rosso.
[YB]

*

Paradeplatz è un gioco di riflessi. Risplendono al sole le vetrate delle banche, la finestra ondulata della pensilina, gli schermi dei bancomat, il ghirigoro d’acqua della fontanella che si confonde con la collana di un’insegna pubblicitaria. C’è da farsi venire il capogiro. Anche nella donna di Guinizzelli si riflettono la rosa e lo giglio, la prima stella del giorno, la dolcezza dell’aria, la campagna e i gioielli e i colori e l’amore stesso, che diventa per grazia di lei ancora più raffinato, ancora più amoroso. Sembrano saperne qualcosa i due angeli di pietra che, dalla cima di un austero palazzo, si permettono di scherzare con una nuvola di passaggio.
A Zurigo, in febbraio, è ancora troppo presto anche solo per pensare la parola “primavera”. Tuttavia, c’è qualcosa. Sarà il miracolo di essere giunti puntuali. Oppure la fragranza di quelle rime d’amor che, più di settecento anni dopo, risuonano ancora dolci e leggiadre. O magari la donna in azzurro affacciata a una finestra del Savoy. Qualcosa c’è, di sicuro. Se stai seduto abbastanza a lungo, dietro ogni passante vedi un personaggio.
L’uomo senza giacca, elegante, brizzolato, non cede alla disperazione. Le mani in tasca, il volto imperturbabile. Arriva il tram diretto a Morgental. L’uomo lascia salire gli altri passeggeri e si siede per ultimo. Da quando la sua copertura è saltata, le spie di mezza Europa sono sulle sue tracce. Ma è uno di quegli uomini educati ad avere stile in ogni cosa: prendere un tram, cedere il posto alle signore, andare incontro alla morte. Il vagone passa davanti a noi. L’uomo ci osserva. È un attimo, ma ci rendiamo conto che lui sa che noi sappiamo che lui sa.
A distrarmi dagli agenti segreti, appare la Dama dal Cappotto Giallo. Mi accorgo che anche lei, come Yari e me, lascia passare tutti i tram senza muoversi, senza battere ciglio. Mi avvicino per osservarla meglio ma la dama, come assecondando un impulso, entra nell’edificio di una banca. La seguo. Arrivo in una sala spettrale. C’è una specie di creatura marziana dipinta sulla parete di fondo. La Dama in Giallo sta parlando con due uomini, uno dei quali – appena mi vede – mi rivolge due gesti: uno per dirmi di no e l’altro per invitarmi a uscire. Che posso fare? Obbedisco.
Yari mi domanda dove fossi fuggito. Mentre gli racconto della dama perduta, noto davanti a me l’insegna di un negozio, dall’altra parte della piazza: Blue Lemon. Accanto alla scritta c’è un luminoso, radioso, squillante limone, giallo com’era giallo il cappotto di lei. Annoto sul taccuino: limone stilnovista. Infine mi appoggio allo schienale, chiudo gli occhi e ascolto i suoni di Paradeplatz.

 

Le campane e i freni dei tram. Pezzi di conversazioni in svizzero tedesco, in francese, in inglese, in italiano, in spagnolo, in lingue sconosciute. Un uomo che fischietta. Il brusio di tutti i personaggi che, misteriosamente veri nella loro finzione, si nascondono nel flusso dei passanti.
[AF]

*

Per fortuna esistono i taccuini. Torno a rileggere le pagine fitte di geroglifici risalenti alla nostra visita di gennaio per avere conferma, e le cose stanno come pensavo: è la seconda volta su due che Andrea, mosso da nobili propositi (accondiscendendo cioè alla sua curiosità), si fa cacciare da qualche antro di Paradeplatz. La prima volta dopo aver tentato di dare un’occhiata ai gabinetti pubblici, e in particolare a due sacchi di giornali posati in un angolo: una donna – di certo estranea all’amor cortese – gli fece notare che un gabinetto è un gabinetto e le attività ivi compiute non contemplano fantasie romanzesche. La seconda volta è quella della Dama in Giallo, da non confondersi con la Signora in Giallo.
Va così. Finché rimani nei ranghi e ti attieni alle convenzioni sociali, al tuo ruolo di passante o persona-che-aspetta-il-tram, va tutto bene. Non appena ti siedi per terra a fotografare uno scorcio, per esempio, trasgredendo le regole tacite, sei immediatamente guardato di traverso e bollato. Ogni movimento inconsulto viene bloccato sul nascere dal più temibile dei verbi: il verbo essere. Questi giornali… No, un gabinetto è un gabinetto! La Dama in Giallo però… No, una banca è una banca! Vorrei fotografare dal basso… No, una piazza è una piazza! E allora se ci sedessimo e la osservassimo, questa piazza, e ci tornassimo ogni mese? No, Paradeplatz è Paradeplatz! (Eh sì, avranno sempre l’ultima risposta.)
Transita una ragazza vestita di nero e grigio, nel più anonimo dei nero-grigio, distinta, curata. Insieme alla borsetta porta un sacchetto che dice Show who you are. Dietro di me, il Brucaliffo le dice: «You! Who are you?». (Eh sì, il Brucaliffo avrà sempre l’ultima domanda.)[YB]

*

Paradeplatz è Paradeplatz. Ma è anche Paradeplatz. Seguendo Yari nel paese delle meraviglie, mi accorgo che le piazze sono almeno due: quella indaffarata (scarpe lucide, borse di pelle, cravatte) e quella trasognata (agenti segreti, dame stilnoviste, brucaliffi). Perciò torniamo a Zurigo, mese dopo mese. E perciò scriviamo: per passare dal singolare al plurale. Così la prossima volta potremo darci appuntamento ai soliti posti.
[AF]

PS: Mattatoio n. 5 è probabilmente il più celebre romanzo dello scrittore statunitense Kurt Vonnegut (1922-2007). Il protagonista, Billy Pilgrim, viaggia nella sua vita fra passato, presente e futuro. Dalle esperienze militari in Europa durante la seconda guerra mondiale, dove da prigioniero assiste (e sopravvive) al bombardamento di Dresda, come lo stesso Vonnegut, fino al periodo trascorso in uno zoo del pianeta Tralfamadore.PPS: Guido Guinizzelli, invece, nato a Bologna intorno al 1230, morì probabilmente nel 1276. Dante lo riconosce come maestro nella Commedia. È nel canto XXVI del Purgatorio che il poeta fiorentino incontra «il padre / mio e de li altri miei miglior che mai / rime d’amore usar dolci e leggiadre» (vv. 97-99). La lirica «Io voglio del ver la mia donna laudare» è tratta dal volume Poeti del Duecento, a cura di Gianfranco Contini, Milano-Napoli, Ricciardi, 1960.PPPS: I versi di Giorgio Orelli (1921-2013) vengono da Oltr’alpe (in L’ora del tempo, Milano, Mondadori, 1962), che così finisce: «Parliamo di battelli ora che uno / ne arriva con un grido che un tempo / un muggito non era: bianco e sporco, / dimentico dei pochi viaggiatori, / già aspetta, già riparte, è già domani» (vv. 16-20).PPPPS: Il Brucaliffo è il Bruco di Alice nel paese delle meraviglie (Caterpillar in inglese, ribattezzato Brucaliffo nella versione italiana dell’omonimo film di Walt Disney, del 1951). La frase citata compare nel libro e nel film di Walt Disney.

Impossibile non segnalare anche la voce di Alan Rickman, prestata al Brucaliffo nella versione cinematografica di Tim Burton, nel 2010: «The question is who are you»… Indimenticabile.PPPPPS: Ogni mese torniamo a Zurigo e ci sediamo su una panchina di Paradeplatz. Ogni volta, abbiamo con noi una poesia diversa. Trovate qui la puntata di gennaio.

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27 pensieri su “Una piazza è una piazza

  1. Cominciavo a chiedermi dove fossero finiti i “viaggiatori di Paradeplatz”!! 😉 Bella questa puntata piena di fantasia… ma… siete proprio sicuri che non avete fumato niente su quella panchina??! 😂

  2. Ho lavorato per anni vicino alla Paradeplatz e… avete proprio ragione, lì si può vedere di tutto! (O immaginare di tutto!) Bella anche l’idea del racconto a due voci. Vi leggo volentieri!

  3. La cosa che apprezzo di questo reportage è l’alternanza di ironia e affondo psicologico-esistenziale, insieme agli appunti sparsi di letteratura e poesia. Nell’ambito grafico, sono geniali le immagini del piano di lavoro. Spero che le farete ogni mese! 😉 Ma perché stavolta si vedono Ishiguro e Grossman, ma manca proprio Vonnegut?

    1. Le immagini del piano di lavoro (chiamiamolo così) sono casuali: in quel momento quindi Vonnegut, con la capacità elusiva che gli è propria, doveva essere scivolato fuori dall’inquadratura. Grazie, un cordiale saluto!

  4. E se diceste la data della prossima visita? Forse qualche lettore/rice del blog verrebbe insieme con voi… tutti insieme a caccia del Bianconiglio! No, seriamente, è una serie che ti fa viaggiare lontano e vicino: non sono mai stata a Zurigo, e nemmeno nei cantoni della Svizzera Tedesca, ma al secondo mese la sento già un po’ come il cortile di casa, questa piazza! Poi alla fine farete un’antologia con le poesie? Donalisio, Guinizzelli, molta varietà! Anticipazioni sul/sulla prossimo/a?

    1. È difficile fare anticipazioni: ogni visita a Paradeplatz è un piccolo miracolo che si rinnova… In realtà, noi stessi non sappiamo ancora né la data del prossimo reportage, né la poesia che porteremo con noi. Verosimilmente, sarà intorno a metà marzo. Vedremo. Ci sono treni da prendere, orari da rispettare. Bianconigli da inseguire.

  5. Bella l’idea dei taccuini e di leggere una poesia. Dovreste farci una lettura pubblica, in Paradeplatz. Mi sa che sarebbe una prima storica!!

  6. Una buona lettura è un viaggio nei sensi. Grazie per questo viaggio. Ora osserverò questa piazza, a me così nota, con uno sguardo nuovo.

  7. Caro Andrea, caro Yari,
    complimenti per il progetto, lo trovo davvero bellissimo!
    Questo semestre sto seguendo un corso proprio sullo stilnovismo! Con l’arrivo della primavera proverò a chiedere all’Università di fare una lezione all’aperto… a Paradeplatz!
    E quando passerò da quelle parti mi guarderò bene attorno… magari vi avvisterò su una panchina o, forse, avvisterò prima Bianconiglio, chissà!

    1. Cara Marica,
      ottima idea: una lezione all’aperto a Paradeplatz! Se riesci a organizzarla, Yari e io faremo in modo di essere con voi. Non possiamo garantire la presenza dell’agente segreto (sarà morto, ormai, o forse vive a Tokyo o a Buenos Aires sotto falso nome), né della Dama in Giallo (elusiva per natura), ma forse Kurt Vonnegut e il Brucaliffo saranno dei nostri.

  8. Io so che nel gioco del Monopoly (quello svizzero) Zurigo Paradeplatz è il luogo più ricco, quello in cui se ci metti le mani sopra e ci costruisci un albergo, puoi rovinare i malcapitati che ci cascano. Se possiedi Paradeplatz sei un potente prepotente. Paradeplatz è il simbolo del capitalismo elvetico felpato, discreto, efficiente, funzionante. Invece ci transitano anche le persone comuni, e strane, alle prese con i binari dei tram e le piste dei destini.

    1. Se posso intromettermi… ho trovato bellissimo questo pensiero!
      Che poi sono proprio le persone comuni -vivendo e lavorando ed anche avendo sogni- a generare l’humus del quale possono nutrirsi i potenti per essere potenti. O no?!?

      1. Grazie per l’apprezzamento. Mi spingo ancora più in là: forse i potenti sono solamente persone comuni che, come nel gioco del Monopoly, credono di possedere e invece poi non possiedono niente (alla fine, il gioco rientra nella scatola). Ma forse una delle cose che ci mostra l’articolo di Fazioli e Bernasconi è che nessuna persona è “comune”. Ovvero, lo siamo tutti, ma in modo speciale…

        1. Urca! è una riflessione che ne aprirebbe tante altre… probabilmente è vero che i potenti posseggono niente, in fondo devono magari poi doparsi per reggere il ritmo, anche guardarsi le spalle perché il potere ed il denaro non venga loro tolto…
          In fondo, pur con tutte le difficoltà, personalmente continuo ad avere belle sensazioni e belle opportunità da persona comune tra altre persone comuni che incontro. Anche persone comuni “speciali” ed anche in questo luogo di piacevoli pensieri nati dagli spunti di Andrea Fazioli.

  9. Ma la lezione sullo stilnovismo in Paradeplatz sarà aperta a tutti? È una bellissima idea!!! Teneteci aggiornati! Saluti e complimenti a YB e AF per il bellissimo “pezzo”!

    1. Grazie per i complimenti, anche da parte di Yari.
      Quanto alla lezione, non sappiamo se sia un progetto concreto o una (bella) fantasticheria di Marica… Ma confidiamo che, se l’idea si avverasse, ne saremo messi al corrente. Nel frattempo, un cordiale saluto e buona domenica!

    1. Gentile Domenica, grazie per il pensiero.
      I nostri incontri in Paradeplatz sono improvvisati. Sappiamo di doverci tornare ogni mese, ma non pianifichiamo la data in anticipo: quando riusciamo, balziamo su un treno e ci dirigiamo verso Zurigo, sperando di essere saliti entrambi sul convoglio giusto (in passato, ci è capitato di sbagliarci…). Ma ci succede anche di tenere letture o incontri in pubblico; in quel caso, ne daremo senz’altro notizia sul sito http://www.andreafazioli.ch e su questo blog. Se volesse partecipare, ne saremmo lieti.
      Un cordiale saluto, anche da parte di YB!

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